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•Primavera-estate del 1864: la grande offensiva dell'Unione
Testo di Stefano Senesi

Prologo
Primavera 1864: dopo tre lunghi anni di guerra, il conflitto è in fase di stallo. Nonostante due importanti vittorie nell’estate del 1863 a Vicksburg e Gettysburg, cui ha fatto seguito il rovescio subito a Chickamauga, riscattato con la vittoria a Chattanooga, l’Unione non ha ancora trovato la “chiave di volta” per mettere al tappeto la Confederazione e porre fine alla guerra. I vari Generali che via via si sono avvicendati al comando delle forze dell’Unione, chi per un motivo, chi per un altro, non sono riusciti nello scopo prefissato dal Governo: sconfiggere il Sud che appare tuttora ben risoluto e determinato a resistere. Ci vuole un uomo altrettanto risoluto e determinato al comando delle forze dell’Unione, Lincoln crede di averlo finalmente individuato: è il Generale Ulysses Grant, il trionfatore di Chattanooga, Vicksburg, Shiloh, Fort Donelson..ecc…
Per lui il governo rispolvera il grado di Tenente Generale, che prima di Grant ha ricoperto solo George Washington e Winfield Scott. Il compito a lui assegnato è semplice nelle parole ma complicato nella sostanza: deve vincere la guerra ad ogni costo e con ogni mezzo disponibile. Parole a cui Grant si atterrà quasi alla lettera. In autunno ci saranno poi le elezioni Presidenziali: senza consistenti progressi sul piano militare, Lincoln rischia di non essere rieletto ed al suo posto potrebbe assurgere alla massima carica dello stato, un candidato del Partito Democratico con il programma di trattare una pace di compromesso con il Sud.

La strategia coordinata di Grant
Fino a quel momento dallo scoppio della guerra, il Nord non ha ancora applicato una strategia globale prefissata a priori. Grant ne studia una molto semplice, come è nelle sue caratteristiche, ma ben precisa.
Niente battaglie o scaramucce senza un fine ben preciso, d’ora in poi il massimo sforzo verrà fatto per distruggere le due Armate principali della Confederazione e cioè: L’Armata della Virginia del Nord che difende proprio la zona da cui prende il proprio nome compreso Richmond, al comando del Generale R.E. Lee e L’Armata del Tennesse che staziona inizialmente al confine trà la Georgia ed appunto il Tennessee, al comando del Generale Joseph Eggleston Johnston. Queste due Armate sono il pilastro su cui si regge tutta “l’impalcatura” della Confederazione. Se le forze Unioniste riusciranno in questo intento, la guerra potrà considerarsi virtualmente vinta per il Nord.
Grant applicherà per questo fine una strategia combinata vera e propria: Le Armate Nordiste dovranno avanzare cercando di minacciare Richmond che è la Capitale della Confederazione ed Atlanta in Georgia, principale e vitale snodo ferroviario del Sud e sede di alcune fabbriche molto importanti ai fini bellici. Il primo dei due Eserciti Nordisti che riuscirà nello scopo prefissato, dovrà poi tentare di collegarsi con l’altro per sconfiggere l’Armata nemica rimasta ancora in piedi. Sarà altresì di vitale importanza durante l’offensiva, esercitare una pressione massima e costante sugli eserciti Sudisti evitando che, sfruttando le linee interne, possano spostare le truppe a rinforzo dell’una o dell’altra loro Armata, a seconda delle necessità.
Il compito di tentare di distruggere l’Armata della Virginia del Nord (ANV) e di prendere Richmond verrà affidato all’Armata del Potomac agli ordini del Generale Meade, quello di battere l’Armata del Tennesse (conf.), ad un gruppo di Armate denominate del Tennessee (un.), comandata dal Generale McPherson, dell’Ohio sotto il comando del Generale Schofield e del Cumberland guidata dal Generale Thomas, il comando globale di queste Armate è affidato al Generale W.T. Sherman, l’uomo di cui Grant si fida di più.
Il Generale Grant sarà al fianco di Meade in Virginia e lo affiancherà di fatto al comando dell’Armata del Potomac. Un'altra Armata al comando del Generale Sheridan verrà organizzata successivamente in Agosto per tentare di conquistare la valle dello Shenandoah, che è una vera e propria porta d’accesso da cui il Sud può tentare sortite verso Washington e che prenderà il nome proprio da tale vallata. Un'altra Armata, detta del James, dovrebbe tentare di arrivare alle porte di Richmond seguendo grosso modo la zona del fiume James al comando del Generale Butler.

ANALISI DELLE STRATEGIE DELLE DUE SINGOLE CAMPAGNE:
Campagna della Virginia
Passiamo ora ad analizzare le strategie che Grant intende mettere in atto nelle due singole campagne. In Virginia, L’Armata del Potomac, dovrà avanzare grosso modo sulla direttrice nord-sud Fredericksburg- Richmond, tentando di aggirare il fianco destro dell’ANV ed interporsi frà lei e la Capitale. L’Armata della Virginia del Nord per difenderla, sarà costretta a dare battaglia uscendo allo scoperto nelle peggiori condizioni per lei. Grant intende grosso modo applicare il principio per cui è il difensore strategico che deve farsi obbligo di assumere l’offensiva tattica, ma è pronto anche ad altre soluzioni, come poi in effetti avverrà. Qui gli Unionisti godono di una superiorità numerica di due ad uno circa: Grant può schierare sul campo 120.000 uomini circa, ben armati ed equipaggiati, ed alle sue spalle seguendo la direttrice sopracitata, può contare su un linea di rifornimenti costante, in qualunque posto egli si trovi. L’enorme macchina logistica messa a sua disposizione dal Governo, è capace di rifornirlo di ogni ben di dio praticamente in ogni momento. E’ presumibile, come poi avverrà, che l’offensiva causi un forte dispendio di risorse cui bisognerà provveder subito a rimpolpare. Grant è pronto a questa evenienza.
A tentare di sbarrargli il passo, la Confederazione può schierare la sua migliore Unità : la mitica Armata della Virginia del Nord al comando come già detto, del Generale R.E. Lee. In questi anni di guerra egli è diventato una leggenda vivente sia Sud che a Nord e la sua Armata è ritenuta quasi invincibile. A riprova di ciò vi è un famoso aneddoto: quando Grant viene nominato al comando delle forze Unioniste ed i giornali elencano la fila delle sue vittorie ad Ovest, i veterani dell’Armata del Potomac, dagli Ufficiali ai soldati semplici fanno notare con un certo scetticismo che il nuovo arrivato: “Non si è ancora scontrato con Bobby Lee!”.
Il generale Lee può contare su 60.000 uomini circa, per la maggior parte veterani esperti e motivati, ma i ricambi di uomini e materiali nel Sud via via che la Campagna andrà avanti, cominceranno a scarseggiare e la qualità dei suoi uomini tenderà a scemare, i rimpiazzi infatti, diminuiranno per qualità, molti soldati che erano il fior fiore dell’Armata, sono già caduti negli anni precedenti di guerra, questo fattore non và mai dimenticato quando si valuta tutta la campagna. Alcuni studiosi asseriscono che Grant con molto cinismo, si accorgerà che nonostante i risultati immediati non gli daranno ragione, a lungo corso Lui è in grado di rimpiazzare tranquillamente e con abbondanza i soldati caduti, Lee avrà grossi problemi in questo e che quindi il Generale Nordista puntò molto su questo fattore nel corso della campagna . Altri storici non sono d’accordo su questa cosa ed affermano che se la sia ritrovata per così dire, trà le mani, senza preconizzarla, come conseguenza naturale della sua campagna.

Campagna di Atlanta
Ma non andiamo oltre ed iniziamo a descrivere come si dovrà o dovrebbe, articolarsi l’altra offensiva nella Georgia, sotto il comando come già detto, del Generale Sherman.
Il Generale Unionista all’inizio della sua offensiva, può contare 115.000 uomini circa, che diventeranno 140.000 circa entro un mese, grazie all’afflusso di rinforzi. La sua avversaria, L’Armata del Tennesse (Conf.), al comando del Generale Joseph Eggleston Johnston, è forte di 55.000 uomini circa, destinati subito ad aumentare durante la prima settimana della campagna fino ad 85.000 uomini: Tale Armata, è sulla carta un osso meno duro da rodere dell’ANV in Virginia, Nonostante il valore e lo slancio encomiabile dei suoi uomini, la scarse capacità dei suoi ufficiali che alcune volte hanno sfiorato il dilettantismo puro, hanno fatto sì che tale Armata durante i tre anni del conflitto, abbia rimediato diverse sconfitte, fatte escluse alcune battaglie .Purtroppo nell’evolversi della campagna,” tali nodi ritorneranno al pettine”.
Ma ritorniamo ad analizzare la strategia prevista per questa campagna : anche per Sherman le cose sono tuttaltro che semplici. L’unica direttrice di avanzata possibile, è quella nord-sud che segue grosso modo la ferrovia da Chattanooga, in Tennesse, dove la campagna avrà inizio, sino ad Atlanta, in Georgia. Il terreno boschivo, aspro ed inframezzato da fiumi, montagne, colline ecc…e con pessime strade, non gli permetterà mai di allontanarsi più di tanto dalla ferrovia , che costituirà la sua principale linea di rifornimento. La sua linea di avanzata, sarà praticamente per forza di cose, costituita da un corridoio obbligato. Tale linea sarà costantemente minacciata dalla efficiente cavalleria Sudista e lo costringerà a lasciarsi dietro, man man che avanzerà, grosse aliquote di truppe per proteggerla. Ampie manovre di aggiramento per tentare di piombare sul fianco dell’Armata Sudista, per i motivi logistici e topografici sopra esposti, non sono sulla carta progettabili.
Quindi in conclusione possiamo desumere che sì l’Armata Sudista del Tennessee (Conf.) è sulla carta più abbordabile di quella che difende la Virginia e Richmond, ma il terreno e la situazione logistica su cui dovrà avanzare Sherman, rendono in partenza questa offensiva ugualmente problematica.
A complicare ulteriormente le cose a Sherman, ha contribuito la mancata presa di Mobile in Alabama nel profondo Sud, lungo le coste del Golfo del Messico. Da lì infatti, secondo i piani iniziali, le truppe dell’Unione dovevano iniziare.una marcia a nord verso la Georgia onde poi poter minacciare le spalle dell’Armata del Tennesse (Conf.).
Sherman dovrà invece, cavarsela da solo.

4 Maggio 1864, scatta l'offensiva
l 4 Maggio inizia l’offensiva in ambedue i lontani fronti. Iniziamo a descrivere prima come si svilupparono gli eventi IN VIRGINIA.
Il piano Grant prevede di attraversare il fiume Rapidan e la foresta di WILDERNESS il più rapidamente possibile , prima che i Sudisti arrivino in forze per sbarragli il passo e puntare subito verso Sud. In questa zona infatti, un anno prima Lee aveva intrappolato in una battaglia vinta alla grande il Generale Unionista Joseph Hooker Ma Grant è pronto eventualmente a dare ed accettare battaglia anche in questa zona ove le circostanze lo obbligassero.
Così avviene: una parte dell’Armata Confederata riesce ad arrivare prima che l’esercito nordista abbia attraversato la foresta, in quella selva fitta e selvaggia la superiorità numerica non potrebbe giocare un ruolo decisivo, inoltre molti soldati Sudisti vivono proprio in quella zona e conoscono a menadito, viottoli, sentieri…ecc…
Comunque le truppe nordiste attaccano inizialmente con veemenza: durante il primo giorno di scontri, i Sudisti cui i rinforzi tardano ad arrivare, si trovano a mal partito, rischiano il tracollo, resistono come possono, ed infine gli agognati rinforzi arrivano sul campo di battaglia.
La situazione si rovescia: ora sono i Sudisti a contrattaccare con vigore, nel secondo giorno di battaglia il fianco sinistro dei Nordisti viene fatto oggetto di una insidiosissima manovra aggirante che può mettere sull’orlo del tracollo tutto lo schieramento, il ferimento fortuito da parte delle sue truppe del Generale Sudista James Longstreet, che dirigeva tale operazione associato ad una tenace resistenza dei Nordisti, salva temporeanamente l’Armata del Potomac da una situazione molto critica.
Ma non è finita, su suggerimento del Generale Gordon, il Generale Sudista Lee, scaglia in serata un attacco sul fianco destro di Grant, tentando aggirarlo là , tagliandogli la linea dei rifornimenti. Anche in quel punto, in qualche modo ed in qualche maniera, i Nordisti, pur vedendosela brutta, riescono a contenere l’offensiva. Le ombre della notte scendono sul terreno di battaglia e lo scontro, durato due sanguinosissimi giorni si placa.
E’ il momento di tirare le somme per tutti e due i contendenti: le perdite subite da Grant sono state pesantissime, 17,500 uomini tra morti, feriti e prigionieri. I Sudisti hanno lasciato sua campo un numero molto inferiore di perdite, 7.500 uomini circa.
La grande offensiva agognata dal Nord, in Virginia sembra già essere stata bloccata sul nascere. Cosa farà Grant ? Racconti di reduci presenti nei pressi del comando, affermano che Grant, uomo noto per i suoi nervi d’acciaio, dopo lo scontro si rinchiuse nella sua tenda e pianse come un bambino. Verità o leggenda ?
Durante i primi tre anni di guerra, le battaglie erano state violentissime, ma sporadiche. Era solito che i due contendenti al termine di esse, si ritirassero presso i loro campi base per “leccarsi le ferite” e rigenerarsi.
Ma di che pasta era fatto Grant, i suoi uomini se ne accorsero la mattina successiva: “In marcia-ordinò il comandante, ma niente ritirata, anzi tuttaltro- si và verso Sud !”.
Un entusiasmo collettivo attraversò tutti i componenti dell’Armata del Potomac, niente ritirata dopo quella che si può considerare una sconfitta per l’Unione, si avanza!
Ma l’entusiasmo iniziale dei Nordisti ben presto deve fare i conti con la dura realtà: Lee riesce a vincere la corsa verso quello che era l’obbiettivo successivo di Grant, l’importante nodo stradale di SPOTSYLVANIA COURT HOUSE ed anticiparlo, trincerandosi solidamente in quella zona. Il tentativo di Grant di aggirare il fianco destro di Lee ed interporsi trà la sua Armata e Richmond, è nuovamente fallito. Il grande condottiero Sudista lo ha anticipato !
Grant si risolve di dover tentare di dar battaglia lì in condizioni a lui sfavorevoli. Spera però di far pesare la sua consistente superiorità numerica.
Le sue speranze sono però vane, per 10 giorni circa Grant lancia una serie di attacchi senza esito, lasciando sul terreno perdite pesantissime. Le trincee Sudiste, nonostante all’inizio della Battaglia Lee commetta un errore facendo erigere un tratto di esse su di un saliente vulnerabile, con qualche aggiustamento durante gli scontri, tengono.
Nel Nord l’entusiasmo iniziale, comincia ad essere avvicendato, per così dire, da scetticismo sull’operato di Grant, tutti questi attacchi andati male, fanno guadagnare al condottiero Unionista il ben triste soprannome di “The Butcher”, il Macellaio !

Sempre in Virginia 1864: da Spotsylvania a Cold Harbor
Gli attacchi di Grant brillantemente respinti, generano negli ufficiali Sudisti subordinati di Lee un certo ottimismo, anche loro cominciano a ritenere Grant un nemico alla portata ed ironizzano sul soprannome che i suoi stessi concittadini gli hanno affibbiato.
Ma il Generale Lee, ha l’occhio più lungo dei suoi uomini e li gela con una riflessione: “Penso che il Generale Grant abbia svolto molto bene le sue faccende, per ora !” (1)
Lee come al solito, ha colto nel segno. Il condottiero Unionista è uomo di grande carattere, coraggio e determinazione, non ha certo intenzione di mollare la presa. Bene o male le sue truppe stanno pian pianino, a costo di gravi perdite è vero, avvicinandosi verso Richmond e Lee, prima o poi, correrà il rischio di trovarsi messo alle strette.
Intanto Grant ordina di marciare ancora verso Sud, ma Lee ancora una volta riesce ad intuirne le mosse, lo anticipa di nuovo e si trincera solidamente vicino alle sponde del fiume NORTH ANNA. Il tentativo di aggiramento è nuovamente fallito.
Lo schieramento di Lee sul North Anna è molto efficace: assomiglia ad un “V” rovesciata con il vertice che poggia sulla sponda sud del fiume e le due ali vengono un po’ arretrate.
Qui Grant commette un errore gravissimo, nel vano tentativo di aggirare lo schieramento di Lee, “spezza” in tre parti il suo esercito con la parte centrale rimasta oltre fiume e le due ali al di quà di esso.
Ma Grant oltre che un bravo Generale è anche fortunato, il Generale Lee in quei giorni versa in cattive condizioni di salute e non si avvede dell’errore del condottiero Unionista. Non fa in tempo a scagliare un grossa parte del suo esercito contro l’ala destra di Grant che è la più esposta, annientandola.
Grant successivamente si avvede del suo errore e ripristina lo schieramento del suo esercito in maniera più consona. Gli è andata bene .
Visto che sul North Anna la situazione è di nuovo in fase di stallo, Grant decide di marciare ancora verso Sud, le linee della grande battaglia che pare continuare senza sosta, continuano lentamente ma inesorabilmente ad avvicinarsi a Richmond.
“Era come vivere ininterrottamente nella valle delle ombre della morte!”(2) . Scriverà nelle sue memorie un reduce Unionista. L’Armata del Potomac comunque, si avvicina sempre più a Richmond, ma L’Armata della Virginia del Nord come al solito, riesce a sbarrargli di nuovo il passo presso le sponde di un fiumicello, il Totopotomoy. Il condottiero Unionista valuta la situazione e rinuncia ad attaccare Lee su quella posizione che appare molto forte e tenta per l’ennesima volta di aggirare Lee sul suo fianco destro. Il nuovo obbiettivo di Grant è COLD HARBOR. Siamo ritornati presso i campi di battaglia che ebbero per protagonisti lo stesso Lee ed il Generale McClellan nel 1862 durante la battaglia dei “Sette Giorni”. I detrattori di Grant affermarono che McClellan era giunto sino a quella posizione con perdite molto ma molto minori di quelle subite da Grant. Ma, è bene ripeterlo, Grant è in grado di rimpiazzare totalmente le enormi perdite che ha subito. Lee pur avendone subite la metà circa, un po’ meno. Oltretutto il paragone regge poco, Grant è arrivato sin lì mantenendo un atteggiamento offensivo e tenendo sempre in mano l’iniziativa strategica, ha sempre tentato, anche se non vi è riuscito, di distruggere l’Esercito nemico, McClellan arrivò in quella zona evitando il più possibile di combattere, in seguito venne pure ricacciato indietro dalla controffensiva Sudista, sempre organizzata e diretta da Lee. Subì costantemente durante quella battaglia l’iniziativa del suo seppur grande avversario, ritirandosi costantemente senza mai tentare un contrattacco deciso e possibile. Grant invece, al di là di quali saranno gli esiti della nuova battaglia che và profilandosi, continuerà a mantenere l’iniziativa strategica.
Comunque sia, il Generale Sudista riesce per l’ennesima volta ad anticipare Grant e si trincera di nuovo solidamente. Grant si risolve nell’effettuare un drammatico e sanguinoso assalto frontale, l’esito è disastroso: in poco tempo i Nordisti vano incontro ad una prevedibile e spaventosa carneficina. “Non avrei dovuto mai ordinare l’assalto a Cold Harbor-scriverà poi Grant- abbiamo subito delle perdite enormi senza conseguire alcun risultato!”, Sarà l’unico errore fatto durante la guerra di cui Grant si pentirà.
Il condottiero Unionista ha comunque condotto il suo esercito vicino a trinceramenti di Richmond, ma il bilancio delle perdite è spaventevole, 70.000 uomini ca !! Il Generale Lee ne ha persi circa la metà. Al Nord i detrattori di Grant rumoreggiano: “ Grant ha quasi distrutto il suo esercito!”, affermano. Ma Grant non molla presa ed ha in serbo una mossa atta ha rovesciare la difficile situazione che si è creata.

Il passaggio del fiume James e successivo assedio di Petersburg
Quale sarà la nuova manovra di Grant ? Il Generale Nordista ha pianificato un operazione complicata, ma se riuscirà, potrebbe davvero prendere l’Esercito Sudista sul rovescio. Tenterà con una serie di finte, sfruttando la considerevole superiorità di uomini e mezzi di cui dispone, di ingannare Lee e tenerlo inchiodato presso le trincee di Richmond, mentre una parte del suo esercito tenterà di varcare il Fiume James e conquistare la città di Petersburg, sita a sud della capitale confederata, che fa parte dell’enorme sistema difensivo di trincee e fortificazioni che difende Richmond. Da Petersburg passano poi tutti i rifornimenti destinati all’ANV. Se la cittadina cadrà tutto l’enorme sistema difensivo dei Sudisti andrà in crisi irreversibile.
Si è affermato che Lee non si aspettasse questa mossa e che Grant lo sorprese. La realtà è diversa: “Dobbiamo distruggere l’Esercito di Grant prima che arrivi al Fiume James ! - aveva affermato in precedenza Lee - se lo varcherà diventerà un assedio e sarà solo questione di tempo !”.(3) Queste parole di Lee mi sembra sconfessino quanto alcuni affermano.
Il problema per Lee era la tempistica: quando Grant avrebbe eventualmente effettuato tale manovra ? Qui Grant fù abile: per alcuni giorni con delle abili finte, tenne Lee nell’incertezza su cosa lui avrebbe fatto. Quei pochi giorni furono determinanti: Lee per la prima volta non riuscì a capire le intenzioni di Grant per tempo. L’esercito Unionista varcò il James e si preparò ad attaccare Petersburg difesa solo da poche truppe ed un pugno di miliziani.
Ma qui le cose non andarono come Grant sperava: incertezze, titubanze, incompetenza di alcuni subordinati, fecero sì che l’attacco a Petersburg , che doveva essere immediato, venisse ritardato. Ciò diede modo al Generale Sudista Beauregard, che stazionava nella zona, di far affluire rinforzi per guarnire le trincee di Petersburg. La brillante manovra di Grant non era andata a buon fine ed ora i due Eserciti cominciarono a scavare trincee. Si era nel Luglio del 1864, i due contendenti avrebbero continuato a scavare e darsi battaglia per 10 mesi, sino alla fine della guerra. Grant tenterà successivamente in quel lungo lasso di tempo numerosi assalti contro i poderosi trinceramenti nemici, opererà di continuo anche contro le linee di rifornimento Sudiste. Lee dal canto suo, con una piccola Armata al comando del Generale Early, opererà una pericolosa sortita che dalla valle dello Shenandoah, lo porterà persino ad invadere il Nord e minacciare addirittura Washington. Ma non andiamo oltre. Per ora, nel luglio 1864, dopo due mesi circa di guerra di movimento, nella zona cruciale Richmond/Petersburg, ci si deve preparare ad una lunga, estenuante e logorante guerra di posizione. Triste preludio di quanto avverrà poi nei teatri Europei durante la 1a Guerra mondiale.
La stampa nel Nord cominciò a suonare la grancassa, affermando che la grande offensiva in Virginia era fallita e che la guerra era giunta di nuovo ad una irrimediabile situazione di “stallo”. Le voci di coloro che chiedevano al Nord di trattare una pace di compromesso con il Sud andavano via via moplicandosi: “Mai forse come in quell’estate del 1864 - afferma lo storico James Mc Pherson- il Nord è andato così vicino a perdere la guerra!” (4). Complice di ciò anche la situazione che apparentemente pareva creatasi sul fronte della GEORGIA nel mese di Luglio, i cui sviluppi andremo ora ad analizzare.

In Georgia
Contemporeanamente all’attacco di Grant in Virgina come si è detto, il 4 Maggio 1864, scattano anche le operazioni in Georgia. Qui la campagna inizia con un errore da ambedue le parti:: il Generale Sudista Johnston con la sua Armata del Tennesse, si trincera presso Dalton, per coprire un importante snodo ferroviario nell’estremo nord della Georgia. La posizione è forte perché sita sul crinale di alcune propaggini collinose: le Rocky Face Ridge, ma diventa pericolosa perché aggirabile sul suo fianco sinistro. Johnston infatti, ha lasciato in quella zona, totalmente scoperto un passo, lo Snake Creek Gap, ed un altro il Dug Gap poco presidiato. Il nemico potrebbe abbastanza tranquillamente valicare questi due passi per poi colpirlo sul suo fianco sinistro e da tergo isolando così l’Armata del Tennesse (Conf.) dalla sua linea di rifornimenti e costringerlo a lasciare scoperta la via per Atlanta! Johnston ha schierato il suo esercito in questa posizione perché presume che Sherman si risolva ad attaccarlo frontalmente per tentare di porre fine alla campagna in un colpo solo, ma la sua non è che un illusione. Però gli và di lusso. Il generale Mc Pherson comandante in capo dell’Armata del Tennessee (union.), che si trova colà schierata, non si accorge dell’errore di Johnston, esita troppo e consente all’Armata del Tennessee (Conf.) di ripiegare senza danni a sud presso la cittadina di Resaca.
Per due mesi e mezzo ca, la Campagna di Atlanta seguirà il seguente andamento : Sherman tenterà di attaccare Johnston, spesso con delle manovre di aggiramento senza allontanarsi più di tanto dalla ferrovia, che costituisce la sua principale linea di rifornimento, il Generale Sudista cercherà di respingere gli assalti per poi ripiegare su delle linee fortificate fatte erigere in precedenza. E’ la classica tattica defatigatoria. Sherman nell’avanzare commette per forza di cose, degli errori di cui Johnston non ne approfitta attaccandolo e cercando di ricacciarlo indietro scompaginandogli i piani. Nemmeno quando Sherman in una occasione si allontana scriteriatamente dalla ferrovia, nonostante le insistenze del Generale Hood suo subordinato a prendere l’iniziativa, Johnston ci prova. A Kenesaw Montain, uno Sherman spazientito ordina un disperato assalto frontale alle imprendibili fortificazioni Susiste e viene battuto. Nonostante questa vittoria, Johnston dopo la battaglia continua a ripiegare piano piano verso Atlanta. Il suo atteggiamento marcatamente passivo, unito al fatto che Sherman avanza legato al “suo mondo” da fragili e vulnerabili linee di comunicazione e per di più sù un terreno difficile, un corridoio obbligato come già detto, comincia a suscitare irritazione nel comando supremo della Confederazione che gradirebbe un contegno più intraprendente da parte del suo Generale.
A ciò si aggiungano le proteste del Governatore della Georgia, che vedendo il nemico avanzare nel suo Stato “poco disturbato”, minaccia di lasciare la Confederazione per trattare una pace separata con il Nord. Ma Johnston da quest’orecchio non ci sente ed a forza di ritirarsi arriva sino alle soglie di Atlanta.
A questo punto il Presidente della Confederazione Jefferson Davis , spazientito, invia due sue eminenti emissari, il Generale Bragg ed il ministro della guerra Seddon per tentare di sondare le intenzioni di Johnston. Il nocciolo della questione è semplice: intenderà il condottiero Sudista difendere Atlanta e contrattaccare cercando di far ritirare Sherman, oppure continuerà nella tattica del ripiegamento continuo sin qui attuata lasciando la città al nemico ? Johnston non si sbilancia, né rende partecipi gli emissari delle sue intenzioni, questo suo contegno poco collaborativo, induce il Presidente Davis ad esonerarlo dal comando dell’Armata avvicendandolo con il Generale John Bell Hood, un soldato coraggioso che già in precedenza aveva manifestato al presidente i suoi malumori riguardo alla strategia “troppo attendista” di Johnston.
Ma che cosa in effetti avrebbe fatto Johnston se fosse rimasto al comando dell’Armata del Tennesse? Nelle sue memorie egli scrisse che intendeva far perno sulle munitissime difese di Atlanta, lasciandole presidiate da un po’ di soldati rinforzati da alcune migliaia di miliziani , ed attaccare Sherman con il resto della sua Armata. Ma se analizziamo tutta la situazione, ci sono troppi punti oscuri per avvalorare le parole di Johnston. Innanzitutto inizialmente le trincee intorno alla città erano tuttaltro che irresistibili. Quando Johnston vi arrivò anzi, alcuni tratti dovevano essere ancora completati ! Qui o Johnston mentiva sapendo di mentire, oppure se era all’oscuro di questa vicenda, era lui gravemente colpevole di negligenza. L’altro punto molto oscuro è il fatto di pretendere che poche truppe di effettivi ed alcune migliaia miliziani mal addestrati, armati alla belle e meglio, avrebbero potuto respingere un eventuale assalto di un esercito formato da veterani ben armati ed addestrati, è pura fantasia, per non dire di peggio.
Altro fattore che non depone a favore delle parole di Johnston è la topografia del terreno: come detto in precedenza, il terreno da Chattanooga ad Atlanta sul quale avanzava il nemico è molto difficile per l’invasore, è infatti accidentato, boscoso, interrotto da fiumi, strette gole ..ecc…arrivati nelle vicinanze ed oltre Altanta, il terreno migliora, diventa meno accidentato e meno adatto anche per una difesa manovrata. Johnston non era riuscito ha fermare il nemico prima che arrivasse ad Atlanta, è ipotizzabile che non ci sarebbe nemmeno riuscito o tentato nemmeno ora.
E’ plausibile invece ipotizzare che Johnston, una volta arrivato alle soglie di Atlanta, messo alle strette da Sherman, si rese conto di essersi cacciato in una strada senza sfondo. Non sapendo poi a che santo votarsi, per uscirne accettò l’esonero come una manna dal cielo anzi, con il suo contegno è probabile che tentò pure di provocarlo. Così la “patata bollente” da lui cucinata, sarebbe passata nelle mani di un altro comandante.

Le battaglie intorno ad Atlanta e la caduta di Atlanta
“L’altro” comandante non era che il Generale Hood, 33enne, soldato coraggioso ed indomito arrivato sui fronti del Tennesse nel settembre del 1863, dopo essersi distinto come Generale di Divisione nell’ANV sotto Lee. Era chiaro che l’avvicendamento di Johnston con lui, implicava anche un cambio repentino di strategia. E questo cambio avvenne: in quattro sanguinosissime battaglie, dette del Peachtree Creek, di Bald Hill, Ezra Church e Jonesborough, Hood tentò di mandare via Sherman da Atlanta ma, come detto più sopra, i suoi subordinati dell’Armata del Tennessee(Conf) non si dimostrarono all’altezza della situazione. I piani congegnati da Hood erano in effetti spesso complessi all’atto pratico e richiedevano coordinazione ed organizzazione del tutto estranei a quell’Armata. Hood proveniva dall’ANV come detto ed era abituato a simili tattiche, i suoi subordinati no e pasticciarono spesso, fallendo i loro obbiettivi. Forse Hood pretese troppo da loro.
Sherman riuscì ad interrompere così tutte le ferrovie che adducevano ad Atlanta, tentando di isolare Hood. L’ultima e decisiva battaglia si svolse nei pressi di Jonesborough, anche là l’Armata del Tennesse (Conf) fallì nell’impresa di battere i Nordisti ed Atlanta era virtualmente perduta.
Hood però con una brillantissima manovra, riuscì ad evacuare Atlanta e salvare il suo esercito, sfilando sotto il naso di un incerto Sherman. La città era perduta ma l’Armata che la difendeva e che era l’obbiettivo principale dei Nordisti era salva, anche se indebolita dalle tante battaglie.
La partita era tutt’altro che chiusa.
Ma la caduta di Atlanta, avvenuta nella notte trà il primo ed il due settembre 1864, suscitò nel Nord un ondata di entusiasmo irrefrenabile, era il primo risultato tangibile di tutta la grande offensiva orchestrata da Grant mesi prima. La stampa filogovernativa, si adoperò per esaltarne gli esiti. La caduta di Atlanta finì per assumere, anche per opera dai mass media, un importanza maggiore di quella che in effetti ebbe. Entusiasmo comunque giustificabile perché appena un mese e mezzo prima, la situazione per il Nord nei due fronti, nonostante i progressi territoriali fatti era tutt’altro che allegra, come già affermato. Ciò fece sì che Lincoln venisse rieletto e la guerra continuasse.

Considerazioni finali
Analizzando gli esiti delle due Campagne, si nota che l’obbiettivo principe di entrambe prefissosi da Grant e dal Governo Unionista , cioè la distruzione delle due principali Armate Sudiste, non era stato centrato. Grant con l’Armata del Potomac in Virginia, si trovava ora di fronte ad un sistema fortificato formidabile che da Richmond arrivava sino a Petersburg , proteggendo entrambe le città e l’Armata che le difendeva. Grant si preparò ad un regolare assedio, erigendo anche lui un elaborato sistema di trincee onde evitare colpi di mano del nemico.
La situazione tattico-strategico che andrà profilandosi, non è che un triste anticipo di ciò che succederà in Europa 50 anni dopo.
In Georgia Hood, combattivo come suo solito, con la sua Armata era riuscito a sfuggire dalla morsa di Sherman e rimaneva una “mina vagante” pericolosissima, minacciando la permanenza delle Armate Unioniste sul suolo della Georgia, operando anche sulle sue linee di rifornimento.
Un obbiettivo tangibile però era stato raggiunto: la presa di Atlanta. Nella strategia iniziale elaborata da Grant la città, così come Richmond, doveva più che altro fungere da esca per costringere i difensori a combattere per salvarla, esponendosi alla distruzione. Ciò non avvenne, ma la caduta della Città, oltre a togliere al Sud un vitale nodo ferroviario e sede di alcune industrie vitali allo scopo bellico, abilmente propagandata dai giornali del Nord, ridette fiato e coraggio a tutto il paese che appena un mese e mezzo prima era quasi sull’orlo del collasso morale. In una democrazia moderna, è necessario avere dietro la popolazione per condurre una guerra. Dopo Atlanta, la maggioranza del popolo Unionista era di nuovo a sostegno del Governo, come dimostreranno le elezioni Presidenziali in autunno dove Lincoln sconfiggerà il candidato Democratico che altri non sarebbe stato che l’ex Generale George McClellan.
Un altro risultato è stato raggiunto anche se lì per lì, non tutti sono capaci di apprezzarne la sostanza. Le due campagne sono state sanguinosissime per entrambi i contendenti, le risorse delle due nazioni sono state tese sino all’estremo per sostenere lo sforzo bellico. Il Nord più ricco più popoloso, con un rete viaria e logistica nettamente superiore a quella del Sud, è però in grado di rimpiazzare totalmente le perdite subite in uomini e materiali . Il Sud più povero e meno popolato di suo, comincia ad essere a corto di risorse. Caratteristica importante di queste due campagne, fù che il conflitto assunse decisamente l’aspetto di una guerra di logoramento che ingoiava uomini e materiali, la mera vittoria sul campo di battaglia diventò per paradosso, quasi cosa secondaria. Fondamentale divenne rimpiazzare al meglio le perdite subite. Il Nord, per le ragioni soprascritte, era in grado di farlo molto più che il Sud.
Con ogni probabiltà Grant nel pianificare queste due Campagne, non aveva calcolato appieno questo effetto collaterale che sarebbe pian piano scaturito. Ma fù sicuramente per lui un gradito accessorio che il suo piano gli fornì.
Gli storici in generale non sono concordi nel catalogare la guerra civile americana. Alcuni la considerano l’ultima guerra di stampo Napoleonico, altri come la prima guerra moderna. A mio parere, la campagna della primavera-estate del 1864 costituì decisamente lo spartiacque frà queste due correnti di pensiero perchè con essa, si era entrati decisamente nella triste epoca delle Guerre Moderne.
La guerra comunque era tuttaltro che decisa, ma l’offensiva della primavera-estate 1864, gli dette una sterzata a favore del Nord. Al Sud rimanevano ancora delle carte importanti da giocarsi, nei successivi mesi del conflitto.
Ma questa è un'altra Storia.

(1)(2) (3) : Documentario di Ken Burns: “La guerra civile americana “
(4) Documentario di Jay Wertz: “Le battaglie della guerra civile americana” guerra civile americana”