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•Una corsa disperata: la
battaglia di Philippi
Testo di Matteo
Fontana
Pubblicato il 03/06/2011, in occasione del centocinquantesimo anniversario
Introduzione
Il soggetto di questo articolo è la battaglia di Philippi, il primo
scontro della campagna della Virginia Occidentale. Siccome sono
e saranno pubblicati altri articoli sulle successive battaglie di questa
campagna, e data la portata limitatissima di Philippi, questo
articolo funge in larga parte come introduzione alla campagna della
Virginia Occidentale. Pertanto diversi paragrafi sono interamente
dedicati alle descrizioni geografiche dell'area, all'organizzazione delle truppe e
alla situazione politica, tutte cose che
torneranno utili per comprendere meglio non solo il piccolo scontro
di Philippi, ma sopratutto le altre battaglie di cui si parla negli
altri articoli.
Montagne
senza fine: l'area della Virginia occidentale
La Virginia Occidentale si trova tra la Valle dello
Shenandoah e il fiume Ohio. In mezzo si trovano disposti da nord
verso sud i monti Allegheny, la catena montuosa più imponente
dell'est che sfiora i 1.400 metri d'altezza. Queste montagne
rappresentarono una barriera per i primi colonizzatori europei, una
barriera che gradualmente fu superata. I primi insediamenti nacquero
all'inizio del 1700 e, dopo la guerra franco-indiana, l'area fu
completamente sotto l'influenza inglese. Un trattato del 1763 vietò
la creazione di qualsiasi insediamento nella parte più occidentale
di questa regione, conosciuta come Trans-Allegheny e che si
affacciava sulla sponda est del fiume Ohio. Tuttavia alla fine del
1700 diversi trattati con gli indiani e speculazioni riaprirono
l'area ai colonizzatori, portando l'area dei Trans-Allegheny nei
primi dell'800 verso un boom economico. Il fiume Ohio permetteva
alle industrie stabilitesi nell'area di Wheeling, Parkersburg e
Charleston di commerciare facilmente con il resto della valle
dell'Ohio, mentre le impervie montagne ad est rendevano quasi
impossibile la comunicazione con la Virginia orientale. Lo stato
iniziò così la costruzione di una serie di strade per rendere
possibile il commercio della Virginia occidentale con quella
orientale. Nel 1830 venne costruita la James River & Kanawha
Turnpike che partendo da Covington ad est, passava da Lewisburg,
Gauley Bridge, Charleston e terminava sul fiume Ohio a Guyandotte.
Nel 1838 venne completata la Northwestern Turnpike che collegò
Winchester nella Valle dello Shenandoah con Perkersburg passando da
Romney, Grafton e Clarksburg. La terza principale strada di
collegamento est-ovest fu la Staunton-Parkersburg costruita nel
1847, che partendo sempre dalla Shenandoah Valley, dalla cittadina di
Staunton, giungeva a Parkersburg attraversando i paesi di Monterey,
Beverly e Weston. Altre strade secondarie che correvano in direzione
nord-sud collegavano poi queste tre principali vie l'una con
l'altra. Nel 1852 infine vennero posati i binari della Baltimore &
Ohio Railroad, che collegarono Wheeling a Baltimora e poi a
Washington, ma con un percorso che rimaneva lungo il confine
settentrionale della Virginia. Nel 1857 questa linea venne estesa
creando la Northwestern Virginia Railroad, un troncone che collegava
Parkersburg con la Baltimore & Ohio Railroad presso Grafton.
Nel censimento del 1860, fatto alla vigilia della guerra civile,
risulta che nelle 48 contee situate in questa montagnosa area della
Virginia vi risiedevano 376.677 abitanti (un quarto della
popolazione totale dello stato). La popolazione era di diverse
origini, una grossa percentuale era rappresentata da tedeschi,
scoto-irlandesi e gallesi. Solo 18.371 erano gli schiavi presenti in
queste contee.
La regione era fortemente rurale e solo sette città contavano una
popolazione di almeno mille abitanti. Queste città erano fortemente
legate ai centri industriali del nord, come ad esempio Wheeling che era
la città più grossa con circa 14.000 abitanti. Wheeling era un città
industriale situata sul fiume Ohio il quale la rendeva un centro di
scambi commerciali. Anche Parkersburg con i suoi 2.493 abitanti era
situata presso il fiume Ohio, in particolare vicino alla confluenza
con il Little Kanawha River. Un pozzo di petrolio scoperto nel 1859
e la sua vicinanza a due fiumi le garantirono una crescita
industriale. Charleston si trovava invece nell'entroterra, sulle
sponde del Kanawha River (più a sud del Little Kanawha River) e
contava una popolazione di 1.520 abitanti. Il Kanawha si gettava
nell'Ohio e permetteva alla città di avere rapporti commerciali con
grandi centri come Cincinnati e Louisville, ma la presenza del James
River & Kanawha Turnpike e più ad ovest del fiume James consentivano
legami anche con la Virginia orientale. Le altre città dell'area
erano piccoli villaggi perlopiù sorti in prossimità dei fiumi o
della ferrovia, come Grafton e Harpers Ferry.
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Secessione
nella secessione: la situazione in Virginia
Già nel 1782 vennero avanzate delle ipotesi di dividere in due la
Virginia. Il problema dalle origini dello stato al 1861 era che la
Virginia orientale non si curava molto delle necessità e delle
richieste dei fratelli occidentali. I primi problemi sorsero per via
di contrasti costituzionali, ovvero a detta delle contee occidentali
esse non erano rappresentate equamente a Richmond e al congresso
come quelle orientali. Contrasti sulla schiavitù e il diritto di
voto furono presenti per tutta la prima metà del 1800 e in diverse
occasioni si dovette arrivare a dei compromessi. Infine il 13
febbraio 1861 una convenzione di 152 delegati da tutto lo stato si
riunì a Richmond per iniziare un lungo dibattito sul futuro della
Virginia di fronte alla secessione degli stati sudisti. In seguito
alla chiamata di volontari di Lincoln del 15 aprile, la posizione
degli unionisti si fece molto difficile fino a quando il 17 aprile
un voto di 88 favorevoli rispetto a 55 contrari, permise
all'ordinanza di secessione di passare. Tra questi unionisti vi
erano i rappresentanti delle contee occidentali, che compattamente
avevano votato contro la secessione. D'altronde fino a quel giorno
la Virginia non li aveva mai realmente sostenuti politicamente ed
economicamente. Inoltre le contee della montagnosa Virginia
Occidentale, per via della geografia dell'area, avevano ormai
sviluppato un'economia, una società e degli interessi fortemente
legati agli stati del nord, giunse così l'occasione per affrontare
definitivamente le vecchie divergenze. A Richmond il clima divenne
troppo pericoloso per i filo-unionisti delle contee occidentali che
pertanto decisero di ritornare a casa, decisi a rimanere fedeli
all'Unione e continuare a resistere alla secessione.
John S. Carlile, il procuratore di Clarksburg (cittadina ad est di
Parkersburg, lungo la Northwestern Virginia Railroad) ed ex senatore
dello stato e membro del Congresso, ad un'assemblea pubblica
tenutasi nella cittadina invitò i cittadini della Virginia
occidentale a scegliere cinque o più rappresentati per ogni contea.
Qualche giorno più tardi una simile assemblea fu tenuta da esponenti
filo-sudisti nel tentativo di sollevare gli animi contro il
presidente Abraham Lincoln. Il 13 maggio 1861 invece, nella sicura
città filo-nordista di Wheeling, venne tenuta una riunione con più
di 400 delegati provenienti da 27 contee. Qui Carlile sostenne la
necessità di creare un nuovo governo per difendere il popolo della
Virginia Occidentale dagli Stati Confederati d'America. Il 14 maggio
propose che fosse passata una risoluzione per la secessione di 32
contee dallo stato della Virginia per creare un nuovo stato
nell'Unione. Rispettando le leggi federali riguardanti la creazione
di nuovi stati da territori già esistenti propose di creare un
comitato per redarre una costituzione e istituire un nuovo governo.
Gli oppositori lamentarono che una simile manovra non aveva il
supporto del governo federale e che ciò avrebbe scatenato una
rivoluzione nelle montagne virginiane. A rappresentare l'opposizione
a questo piano era il procuratore di Morgantown (paese a nord di
Grafton): Waitman T. Willey. Egli era un piccolo proprietario di
schiavi, sostenitore di Tyler durante le elezioni del 1840, membro
della convenzione costituzionale della Virginia del 1850 (una delle
occasioni di compromesso tra Virginia orientale e occidentale),
candidato al congresso nel 1852, candidato vice-governatore nel 1859
e infine delegato alla convenzione di Richmond fino a poche
settimane prima. Willey sosteneva che la convenzione di Wheeling non
aveva alcuna autorità legale e che la creazione di un nuovo stato
era un tradimento nei confronti della Virginia, della costituzione e
dei rapporti instaurati dalla Virginia con la Confederazione. Willey
aprì così la strada ad altri moderati come Francis H. Pierpont, un
uomo di umili origini divenuto avvocato e anti-schiavista, molto
rispettato a Wheeling. Per prima cosa calmò gli animi dei delegati
assicurando che presto protezione militare sarebbe stata garantita
dall'Ohio a tutti gli Unionisti della Virginia. Sfruttando poi un
articolo della costituzione degli Stati Uniti si oppose ai
sostenitori, come Carlile, di un'immediata creazione di un nuovo
stato. La costituzione infatti garantiva la "forma repubblicana di
governo in ogni stato" e la protezione dei cittadini contro violenze
interne ai singoli stati. Anche Carlile si allineò alla nuova
strategia, ovvero quella di dichiarare la secessione della Virginia
dall'Unione incostituzionale e votare contro essa nel referendum
popolare del 23 maggio. Nel caso in cui anche il voto popolare avesse
approvato la secessione, allora l'11 giugno ci si sarebbe riuniti di
nuovo a Wheeling per decidere il futuro delle contee occidentali
della Virginia.
Il referendum ripeté il risultato già visto a Richmond, pertanto
Pierpont a Wheeling insistette con successo affinché Carlile fosse
inviato a Washington per chiedere il soccorso dell'Unione per
respingere i ribelli dalla Virginia Occidentale. Nella capitale
Carlile riuscì ad ottenere un incontro con il presidente Lincoln.
"Vogliamo combattere", disse Carlile al presidente e Lincoln lo
rassicurò: "Riceverete assistenza". La guerra stava
per arrivare tra le montagne della Virginia. La Confederazione aveva
intenzione di mantenere quest'area, un'area nonostante tutto
popolata da cittadini con idee contrastanti, con alcune contee
filo-sudiste e altre filo-nordiste.
Un esercito
dal nulla: i federali si preparano alla guerra
Nel frattempo il nord non era rimasto passivo. Con la
secessione degli stati più meridionali, l'attacco a Fort Sumter e la
chiamata di 75.000 volontari da parte di Lincoln, ogni stato del
nord cominciò la sua corsa per la creazione di nuovi reggimenti. In
particolare nello stato dell'Ohio dopo il 17 aprile 1861, quando in
Virginia passò l'ordinanza di secessione, si fece sentire un forte
bisogno di organizzare le truppe per difendere lo stato e sopprimere
la rivolta del sud. L'Ohio infatti confinava a sud-est con la
Virginia. Per organizzare e comandare le nuove truppe di stato il
governatore William Dennison aveva bisogno di professionisti
affidabili. Uno degli ufficiali più ambiti era un certo McClellan,
ex-capitano dell'esercito.
George Brinton McClellan era nato nel 1826 in Pennsylvania da una
famiglia benestante che gli aveva permesso di condurre vasti studi e
farlo entrare all'Università della Pennsylvania. Ma poco dopo il suo
interesse per la vita militare gli garantì un posto all'accademia di
West Point dove si diplomò secondo nella sua classe nel 1846. Dopo
gli studi entrò nel genio e durante la guerra contro il Messico
servì sotto il generale Winfield Scott. McClellan catturò un
ufficiale messicano a Puebla, a Contreras due suoi cavalli furono
uccisi mentre lui rimase illeso e vinse un brevetto. Dopo la guerra
tradusse dal francese un manuale sulle tattiche d'utilizzo della
baionetta, fu inviato ad osservare la guerra di Crimea, scrisse un
manuale per la cavalleria e nel 1853 prese parte ad alcune
spedizioni esplorative nell'ovest. Ma nel 1857 diede le dimissioni
dall'esercito per diventare capo ingegnere della Illinois Central
Railroad. Rapidamente divenne il vicepresidente di quella ferrovia e
nel 1860 accettò il posto di sovrintendente della Ohio & Mississipi
Railroad.
Con lo scoppio delle ostilità McClellan decise di recarsi ad
Harrisburg, nella sua nativa Pennsylvania per cercare di ottenere un
incarico tra le truppe del suo stato. Ma il governatore Dennison
riuscì a farlo deviare a Columbus per un incontro. Dennison alla
fine dell'intervista gli offrì il comando di tutte le truppe dello
stato dell'Ohio, a questa offerta McClellan non seppe rifiutare
divenendo così il 23 aprile 1861 maggior-generale dei volontari
dell'Ohio. Pochi giorni dopo gli giunse la proposta di un comando
tra le truppe del suo stato nativo, incarico al quale dovette
rifiutare a malincuore avendo già preso impegni con l'Ohio
In pochi giorni la quota assegnata all'Ohio di 10.000 volontari per
formare 13 reggimenti con ferma di tre mesi venne raggiunta e
superata. Altri 9 reggimenti vennero quindi formati dal governatore
per servire come milizia di stato sfruttando i numerosi volontari
accorsi. Sembrò più opportuno e prudente tenere questi numerosi
volontari in servizio per difendere lo stato piuttosto che
rimandarli a casa. McClellan creò un campo d'addestramento nei
pressi di Cincinnati chiamato Camp Dennison, rastrellò tutti gli
arsenali dello stato, scrisse a Washington per ottenere più armi,
munizioni e soldati regolari, istituì un servizio segreto per
fornire informazioni al suo comando e preparò i suoi primi piani
d'azione. Il 3 maggio venne posto al comando del Dipartimento
dell'Ohio, comprendente l'Ohio, l'Indiana, l'Illinois e una porzione
della Pennsylvania e della Virginia Occidentale.
Nei primi di maggio anche in Virginia Occidentale cominciarono ad
essere radunati i primi volontari pronti a combattere per l'Unione.
A partire dal 10 maggio, a Wheeling, venne organizzato il 1st
Virginia Volunteer Infantry (o 1st West Virginia Infantry), un
reggimento con ferma di tre mesi costituito non solo da virginiani ma
anche da abitanti degli stati limitrofi. Al comando di questo
reggimento armato con fucili donati dallo stato del Massachusetts vi
era il colonnello Benjamin Franklin Kelley.
I preparativi
dei confederati
Mentre il 23 aprile George B. McClellan diveniva generale
delle truppe dell'Ohio ad ovest dei monti della West Virginia, sul
versante orientale Robert Edward Lee diveniva invece maggior-generale delle truppe di stato
della Virginia. Egli era figlio di un eroe della guerra
d'Indipendenza e aveva intrapreso la carriera militare entrando
all'accademia di West Point. Dopo essersi diplomato secondo nella
sua classe, Lee entrò nel corpo del genio e durante la guerra contro
il Messico servì sotto il generale Winfiel Scott lavorando a
stretto contatto con lo stesso McClellan. Dopo la guerra era
divenuto sovrintendente all'accademia di West Point ed era poi stato
assegnato al 2nd US Cavalry, ma cosa più importante fu protagonista
della soppressione del tentativo di rivolta messo in atto da John
Brown ad Harpers Ferry. Con la secessione della Virginia, dopo aver
riflettuto sulla decisione, si schierò infine con il suo stato
venendo nominato dal governatore al comando delle truppe della
Virginia. Come il suo opponente, Lee si mise subito al lavoro per
mobilitare e organizzare i volontari, addestrarli, armarli ed
equipaggiarli. Ma a differenza di McClellan, Lee dovette occuparsi
di più fronti da cui un'invasione nemica poteva provenire. Per
quanto riguarda l'area occidentale dello stato, il primo passo che
fece fu inviare il colonnello Thomas J. Jackson ad Harpers Ferry per
prendere possesso dell'arsenale federale che si trovava nel paese,
arruolare truppe nell'area, addestrare i volontari e raccogliere
informazioni sui sentimenti della popolazione locale. Jackson era
stato un compagno di classe di McClellan a West Point, come lui
aveva combattuto contro il Messico e fino a poco tempo prima
insegnava all'Istituto Militare della Virginia. Ora Jackson capì
l'importanza della cittadina di Grafton, ad ovest della sua
posizione. Come indicato in qualche paragrafo precedente, nella
cittadina la Northwestern Virginia Railroad proveniente da Parkersburg si congiungeva con la Baltimore & Ohio R.R. e a parere
di Jackson andava occupata immediatamente. Lee ordinò così al
maggiore Francis M. Boykin Jr. di recarsi a Grafton e arruolare
volontari. Contemporaneamente il maggiore Alonzo Loring originario
di Wheeling fu inviato con lo stesso compito nella Virginia più
occidentale. A causa dello scarso entusiasmo da parte della
popolazione locale a rispondere alla chiamata alle armi, il
colonnello George A. Porterfield venne inviato a Grafton per
prendere il comando. Il colonnello arrivò il 14 maggio ma non vi
trovò alcun soldato sudista pertanto seguendo alcune voci che
riferivano di volontari confederati presso i villaggi di Fetterman e
Pruntytown vi si recò. Qui trovò soltanto qualche centinaio di
soldati. Porterfield si era diplomato all'Istituto Militare della
Virginia (VMI) ed aveva combattuto nella guerra contro il Messico. Mentre radunava i suoi uomini a Fetterman si accorse che Grafton,
oltre ad essere ostile ai confederati, non offriva un buon terreno
difensivo. Tutto ciò si rivelò molto chiaro quando il 22 maggio poco
più di 100 uomini appartenenti alle Letcher Guards, una compagnia di
volontari della virginia sotto il comando del capitano John A.
Robinson, si recarono in città per ammainare una grande bandiera
degli Stati Uniti issata dalle Grafton Guards, un compagnia
arruolata in città da virginiani unionisti. I confederati vennero
accolti con gli insulti della popolazione locale e quando tentarono
di ammainare la bandiera un cittadino lanciò una sedia contro il
capitano Robinson che cadde da cavallo. Questi si accorse poi che
erano visibili dentro ogni edificio delle persone armate pronte ad
aprire il fuoco su di lui e il suo comando. Pertanto il tentativo
venne sospeso ma la compagnia rimase in città. Quella sera però due
unionisti delle Grafton Guards, Daniel Wilson e Thornsberry Nailey
Brown, mentre rientravano in paese vennero fermati da una sentinella
confederata di Robinson. La sentinella era Daniel Knight ed era
conosciuto dai due come un piantagrane, in particolare Brown aveva
già avuto a che fare con egli. Quando Brown capì chi era ad
intimargli l'alt e a bloccargli il passaggio si infuriò e gli sparò
con un revolver. Knight rispose al fuoco con il suo moschetto
colpendo al petto Brown e facendo fuggire Wilson. Era il 22 maggio
1861 e per alcuni fu il giorno in cui il primo soldato unionista fu
ucciso da un confederato, Brown infatti morì a causa della grave
ferita. Il 23 maggio le filo-nordiste Grafton Guards lasciarono la
cittadina per recarsi a Wheeling dove divennero la compagnia B del
2nd Virginia US Volunteer Infantry. Di conseguenza il resto delle
forze confederate di Porterfield presero possesso dell'area
spingendosi sino quasi a Fairmont, una cittadina lungo la Baltimore
& Ohio RR sulle sponde del fiume Monongahela.
In difesa dei
leali virginiani: McClellan invade la Virginia
Già dall'inizio di maggio il governatore dell'Ohio Dennison
aveva chiesto a McClellan di attraversare il fiume Ohio e occupare
la città di Parkersburg. Ma McClellan aveva sconsigliato per il
momento una simile manovra aggiungendo che da quel settore non
provenivano al momento minacce per le sue truppe. Il 20 maggio
Dennison ricevette un telegramma da Carlile, il quale informava che
i confederati avevano iniziato una manovra per occupare Wheeling.
Dennison riferì di ciò a McClellan e al generale Scott ma per
quattro giorni non accadde nulla. Poi il 24 maggio Scott richiese a
McClellan di avanzare se le circostanze lo permettevano, cosa che il
generale fece non senza alcuna esitazione. Le prime truppe così si
diressero verso il fiume Ohio per occupare le città di Wheeling e
Parkersburg mentre i sudisti di Porterfield cominciarono a bruciare
alcuni ponti che si trovavano tra loro e il nemico. In particolare
la notte del 25 maggio una squadra fu inviata a bruciare due ponti
della Baltimore & Ohio R.R. presso Mannington e Farmington. Ciò
legittimò l'invasione federale, il grosso delle truppe di McClellan
potevano ora entrare in Virginia con lo scopo di soccorrere e
difendere i virginiani leali minacciati dalla violenza dei
secessionisti. McClellan fece anche due proclami diretti alle sue
truppe e ai cittadini della Virginia, dove insisteva affinché non ci
fossero violenze e saccheggi nei confronti dei civili e sottolineava
il fatto che la loro era un'invasione fatta per soccorrere cittadini
bisognosi di protezione.
L'obbiettivo delle forze federali era di muovere contro Grafton e
scacciare il colonnello Porterfield. Per aprire la strada furono
scelte truppe leali della virginia, ovvero il 1st Virginia US
Volunteer Infantry e una compagnia del 2nd Virginia, tutti sotto il
comando del colonnello Kelley che partirono da Wheeling assieme al
16th Ohio Infantry. Ma il 16th Ohio Infantry dopo aver occupato Parkersburg risalì la Northwestern Virginia R.R. , seguito poco dopo
dal 18th Ohio Infantry e da due cannoni della 1st Ohio Light
Artillery. I leali virginiani di Kelly incontrarono pieno successo
nella prima fase della nuova campagna, il 28 maggio controllavano la
ferrovia fino a Fairmont e i ponti in ferro erano stati danneggiati
solo lievemente e riparati con successo. Lo stesso giorno a Grafton
il colonnello Porterfield venne a conoscenza del successo dei
federali e della loro avanzata. Non ricevendo alcun rinforzo si
ritirò a Philippi, un paesino 24 chilometri a sud, accelerando così
l'avanzata dei nordisti che il 30 entrarono nella cittadina
ferroviaria. McClellan telegrafò subito dal suo quartier-generale a Cincinnati un
messaggio al dipartimento della guerra dove annunciava il trionfo di
questa prima fase della campagna.
Attacco a
Philippi
Porterfield si era rifugiato in una cittadina di sentimenti
prevalentemente filosudisti. Philippi si trovava come appena detto
poco a sud di Grafton e sulle sponde del Tygart Valley River. Su
questo fiume si era basata l'economia del paesino che dapprima aveva
ospitato l'attracco di un traghetto e più recentemente un grosso
ponte coperto in legno che collegava le due sponde del fiume. In
breve il colonnello confederato riuscì a radunare nell'area circa
600 fanti mentre la cavalleria si aggirava attorno ai 175 effettivi.
Ma la qualità di queste truppe era scarsa, prevalentemente si
trattava di ragazzi e uomini trascinati dall'entusiasmo della
secessione e guidati da altrettanti uomini non preparati alla
guerra.
Ma anche gli unionisti stavano concentrando le loro truppe a
Grafton. Il primo giugno diversi treni portarono in città circa
2.000 soldati dall'Indiana e il brigadier-generale Thomas A. Morris
con l'ordine di prendere il comando delle truppe unioniste in
Virginia Occidentale. A Grafton Morris scoprì che il colonnello
Kelley al comando delle truppe del West Virginia aveva già ideato un
piano per attaccare Porterfield. Morris implementò il piano
d'attacco che prevedeva di intrappolare e distruggere le esigue
forze di Porterfield manovrando con due colonne distinte da
ricongiungere a Philippi. Già il giorno seguente il piano fu messo
in atto: Kelley alle 9:00 AM, ufficialmente caricò i suoi uomini su
un treno diretto ad Harpers Ferry, ma poco più ad est di Grafton,
precisamente nei pressi di un villaggio chiamato Thornton, il
colonnello con il suo 1st West Virginia, il 9th Indiana e sei
compagnie del 16th Ohio scesero e iniziarono una marcia di 35
chilometri verso sud alla volta di Philippi. Stessa cosa fece la
seconda colonna sotto il comando del colonnello Ebenezer Dumont che
alle 20:30 prese un treno diretto ad ovest per poi sbarcare presso
Webster e marciare verso sud lungo il Tygart Valley River sino a
Philippi. Per la seconda colonna erano previsti 19 chilometri di
marcia notturna, per questo motivo partì solo alla sera del 2 giugno
rispetto alla colonna di Kelley. A formare la colonna di Dumont vi erano il 7th Indiana, sei compagnie del 6th Indiana,
cinque compagnie del 14th Ohio e due cannoni della 1st Ohio Light
Artillery. Alle 4:00 del mattino del 3 giugno le due colonne
dovevano ricongiungersi a Philippi dove avrebbero colpito i
confederati.
Ma i ribelli erano venuti a conoscenza di alcuni movimenti federali.
Due ragazze di Fairmont infatti, Abbie Kerr e Mollie McLeod, avevano
contato i treni che da Wheeling giungevano a Grafton giungendo alla
conclusione che 4.000 federali erano stati ammassati nel nodo
ferroviario. La sera del 2 giugno le ragazze si diressero a Philippi
per avvisare Porterfield, il quale riunì i suoi ufficiali per
decidere cosa fare. La maggior parte degli ufficiali suggerì di fare
quello che i civili del paese stavano già facendo, ovvero ritirarsi
verso sud. Ma Porterfield ritenne opportuno attendere per vedere gli
sviluppi e inoltre era appena iniziata una forte pioggia, le sue
truppe inesperte non ce l'avrebbero fatta a raggiungere Beverly, ben
48 chilometri più a sud, con una marcia notturna durante una
tempesta. Vennero così prese tutte le precauzioni possibili per
difendere il paese da un attacco federale anche se i soldati di
picchetto erano sicuri che solo dei pazzi avrebbero marciato sotto
un simile diluvio.
Poco più a nord i nordisti stavano invece marciando sotto la pioggia
battente e circondati da un buio totale, la colonna di Dumont
guidata da una lanterna rossa maneggiata da un frustrato tenente Benjamin Ricketts, timoroso di diventare la prima vittima della
guerra portando con se quella lanterna. Ma la colonna era in
ritardo, mancava un'ora alle 4:00 del mattino ed erano ancora 8 i
chilometri da percorrere. Venne così dato l'ordine agli esausti e
fradici uomini di accelerare il passo e, per fortuna di Dumont, in
testa alla colonna vi era il colonnello Frederick W. Lander. Lander
era un celebre esploratore della frontiera americana che come lo
stesso generale McClellan aveva anche partecipato alle spedizioni
per selezionare il tracciato della ferrovia continentale
nell'estremo ovest. Allo scoppio della guerra si mise al servizio di McClellan e come accadde per altri personaggi famosi ottenne il
grado onorario di colonnello. Quella notte l'esploratore fu di
grande aiuto alla causa dell'Unione, la sua fama rincuorò i soldati
e la sua audacia aiutò la colonna a fare progressi. Non mancarono
però anche gli incidenti nella marcia di Dumont, in particolare il
soldato Charles Degner della compagnia I del 7th Indiana inciampò e
si sparò ad una gamba per poi morire due giorni più tardi. Una
volta giunti nei pressi di Philippi lo stesso Lander schierò
personalmente i due cannoni della 1st Ohio Light Artillery su una
piccola altura che dominava il paese ad ovest del Tygart Valley
River, la Talbot Hill. Da qui Lander attese l'arrivo della colonna
di Kelley e che i primi colpi fossero sparati per entrare in azione.
Kelley intanto era anch'egli in ritardo sulla tabella di marcia ma
come riferito anche nei rapporti ufficiali arrivò presso la
cittadina solo 15 minuti dopo rispetto all'altra colonna. Tuttavia
Kelley non comparve alle spalle di Philippi ma in un altro punto,
fallendo così nel tentativo di tagliare la ritirata ai confederati.
Non è chiaro se durante la marcia una parte della colonna prese una
strada sbagliata o se venne indirizzata appositamente nella via
sbagliata da una guida filo-sudista.
Il ritardo di 15 minuti bastò però a far cominciare lo scontro senza
parte delle truppe federali. Infatti la colonna di Dumont aveva
attirato l'attenzione di una signora di nome Thomas Humphreys che
abitava nell'area e il cui figlio più grande si trovava a Philippi tra le
truppe di Porterfield. La signora tentò di inviare il figlio
dodicenne nella cittadina per avvisare i confederati ma i federali
bloccarono il bambino e lo fecero scendere da cavallo. La madre
tentò di farlo partire nuovamente ma di nuovo i federali lo
bloccarono. Allora la signora tirò fuori una pistola dal suo abito e
sparò.
Udendo il colpo il colonnello Lander ordinò all'artiglieria di
aprire il fuoco, forse scambiando il rumore per il segnale o forse
perchè era semplicemente stufo di attendere. Il proiettile cadde in
mezzo a un gruppo di tende nei pressi del paese e svegliò i
confederati dislocati in vari edifici di Philippi. La fanteria di
Dumont passò all'attacco dirigendosi di corsa verso il ponte coperto
sul Tygart Valley River scorgendo nel frattempo sull'altra sponda in
lontananza l'arrivo della colonna di Kelley, anch'essa in movimento
rapido contro Philippi. E furono proprio i virginiani leali di
Kelley i primi ad entrare nel paese in caos. Per le strade carri,
cavalli e uomini fuggivano di fronte al nemico mentre il colonnello
Porterfield tentava di fermare i suoi soldati e opporre resistenza.
Dalla cima di Talbot Hill, il colonnello Lander assistette allo
spettacolo fino a quando decise che anch'egli vi doveva prendere
parte. Montò sul suo cavallo, discese la collina, superò i fanti di
Dumont che attraversavano il ponte ed entrò in città. Qui Lander si
unì al colonnello Kelley nell'inseguimento dei confederati in fuga
fino a quando quest'ultimo non venne ferito e cadde a terra.
Giunsero in suo soccorso i soldati del suo reggimento che dopo aver
identificato l'uomo che aveva sparato tentarono di ucciderlo con le
baionette. Per sua fortuna Lander intervenne fermando i soldati e
comunicandogli che uccidere prigionieri di guerra era un crimine.
Mentre Kelley veniva portato al sicuro dentro un'abitazione, sul
posto arrivò anche il 9th Indiana che a differenza dl resto della
colonna di Kelley ad un certo punto aveva preso un'altra strada. Il
reggimento comparve nel punto giusto in cui tagliare la ritirata ai
sudisti, ma questi erano ormai già fuggiti. I federali erano esausti
e, come segnalato anche nei rapporti, l'assenza di cavalleria rese
impossibile un inseguimento. Una parte dei confederati si
riorganizzò poco fuori Philippi e ripiegò in ordine verso Beverly
mentre molti altri terminarono la corsa iniziata a Philippi solo la
mattina seguente, quando si ritrovarono al sicuro dentro a Beverly.
Conclusioni
Durante l'azione non si registrarono caduti in combattimento da
parte federale, ma solo 5 dei circa 3.000 federali impegnati furono
feriti, tra cui il colonnello Kelley. I dati relativi ai 775
confederati sono più confusi. Un gruppetto di sudisti fu sicuramente
catturato come molti equipaggiamenti ed armi abbandonati in città.
Due cavalleggeri confederati furono uccisi e altri soldati feriti,
in particolare James E. Hanger della Churchville Cavalry viene
spesso indicato come il primo soldato della guerra civile ad aver
subito l'amputazione di una gamba. Anche un capitano di nome
Fauntleroy Daingerfield perse una gamba insieme a Hanger. In totale
tra morti, feriti e prigionieri le perdite confederate possono
essere quantificate in qualche decina. Per i federali ciò che rimase
più impresso rispetto alle perdite inflitte al nemico fu il modo in
cui i confederati fuggirono rapidamente da Philippi, per questo
motivo sin da allora lo scontro venne soprannominato la "corsa di
Philippi".
Dopo la fuga dei confederati i federali occuparono la città,
sequestrarono il materiale abbandonato dai ribelli, issarono
nuovamente la bandiera dell'Unione, alcuni soldati tentarono di
saccheggiare la banca che si rivelò poi essere vuota e attaccarono
la sede di un giornale filo-sudista locale. L'episodio di Philippi
venne indicato da McClellan come un grande successo militare e i
giornali dell'Unione reiterarono il valore e la grandezza
dell'episodio nominandola la prima battaglia campale della guerra
civile americana. Come si scoprirà negli anni seguenti Philippi fu
tutto tranne che una battaglia e lo stesso scontro di Big Bethel,
anch'esso una scaramuccia raffrontato ai successivi scontri,
avvenuto in un atro fronte della Virginia qualche giorno più tardi
fa sembrare quasi ridicolo nominare Philippi una battaglia della
guerra civile americana (tanto da contendere tra i due combattimenti
il titolo di prima battaglia campale). Ma la campagna in Virginia
occidentale non si concluse con la fuga dei confederati di
Porterfield, anzi, la fase più dura e cruenta per questa parte di
Virginia e d'America doveva ancora arrivare.
Fonti
George B. Mcclellan: The Young Napoleon - Stephen W. Sears;
The Glories Of War: Small Battle And Early Heroes Of 1861 - Charles
P. Poland, Jr.;
Rebels At The Gate: Lee And Mcclellan On The Front Line Of A Nation
Divided - W. Hunter Lesser;
Lee vs. McClellan: the first campaign - Clayton R. Newell;
The edge of glory: a biography of General William S. Rosecrans,
U.S.A. - William Mathias Lamers;
Battles and Leaders of the Civil War, Vol. 1;
Official Records of the War of the Rebellion, Vol. 2.
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