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•Il piano fallito del
presidente Jefferson Davis di continuare la guerra
Testo di Stefano Senesi - (con la collaborazione dell'utente Forrest)
Pubblicato il 14/12/2009
PROLOGO
9 aprile 1865, il generale Lee con la sua Armata della Virginia del
Nord, si arrende al Generale Grant ad Appomattox. Da lì alla fine di
maggio anche i generali Johnston e Kirby Smith comandanti delle
altre due armate più numerose ancora a disposizione del sud, si
arrenderanno al nemico, ponendo di fatto fine a quel sanguinoso
conflitto che fù la Guerra Civile Americana.
In quei primi giorni di aprile, il presidente della Confederazione
Jefferson Davis ed il governo confederato si sono trasferiti da
Richmond a Danville sempre in Virginia. Al momento della resa di Lee,
tutti i ministri ed il gabinetto sono operativi insieme al Pres.
Davis, dopo la resa di Johnston a fine Aprile, i ministri
abbandonarono Danville tornando alle rispettive residenze. Il Pres.
Davis, irriducibile, inizierà una fuga insieme ad oltre 4.000
Cavalleggeri e 150 cadetti che terminerà con la sua cattura i primi
giorni di maggio 1865, dopo che i cavalleggeri su suggerimento dei 5
Generali che li comandavano, trovando le strade intasate da
combattenti sudisti che se ne tornavano a casa dopo che i loro
Generali avevano trattato la resa, demoralizzati, avevano suggerito
a Davis di congedarli. Ma perché Davis si decise per quell’avventurosa
fuga apparentemente senza speranza? L’accavallarsi drammatico degli
avvenimenti in quei tragici giorni del 1865, gli avevano annebbiato
le idee oppure tutto ciò aveva un senso logico ? Cerchiamo di
svelare “l’arcano”.
LE DIRETTIVE DI DAVIS
Nelle ultime settimane di guerra il presidente Davis aveva informato
i suoi generali, che in caso di sconfitta definitiva delle loro
truppe, queste dovessero sbandarsi ed iniziare una guerriglia a
tutto campo. Per legiferare tutto ciò, successivamente emanò pure un
proclama in merito. Il generale Johnston quando si arrese era a
conoscenza del suddetto proclama, il Generale Lee no, ma era di
sicuro informato di quali erano le disposizioni e le idee
strategiche di Davis in merito, però decise ugualmente di arrendersi
ottenendo condizioni di resa tutto sommato favorevoli.
LA NUOVA STRATEGIA DI DAVIS
Innanzi tutto: il Presidente Davis aveva il diritto ed i poteri di
dare una direttiva simile? In fondo si trattava di “trasformare” dei
soldati “regolari”, perché così erano considerati al di là di tutto
i combattenti sudisti dall’Unione, in guerriglieri fuorilegge con il
rischio che, una volta catturati, venissero perfino impiccati ?
Sulla legittimità è la moralità di tale direttiva si può discutere,
ma dobbiamo altresì discutere sulla decisione dei Generali Sudisti
di contravvenire alle direttive del Presidente, di fatto
scavalcandolo, arrendendosi al nemico in cambio, questo sì, di
condizioni onorevoli.
Forse anche il nord temeva l’evolversi del conflitto in guerriglia e
fù indotto ad essere mite nelle condizioni di resa, al di là della
presunta magnanimità del Generale Grant e del Presidente Lincoln.
E’ possibile ipotizzare il fatto che il Pres. Davis considerasse la
sconfitta delle armate del sud, non come la fine della guerra, ma
bensì solamente come il termine della prima fase del conflitto,
conflitto che successivamente si sarebbe dovuto trasformare, nei
suoi intendimenti, in guerriglia e resistenza a tutto campo.
Qualche storico sostiene che, senza il supporto di un esercito amico
in procinto di intervenire in soccorso del sud, tale strategia era
destinata a fallire. A mio modesto parere questa conclusione è tutta
da verificare: la strenua resistenza civile con cui la popolazione
del sud accolse successivamente le truppe di occupazione nordista,
induce a supporre che lo spirito della gente del sud e la sua voglia
di conquistarsi l’indipendenza poteva essere stato fiaccato da 4
anni di guerra, ma non domato e quindi dopo un naturale periodo di
riorganizzazione e di recupero, anche morale, i sudisti potevano
essere di nuovo pronti a riprendere la lotta anche con nuove
strategie totalmente diverse da quelle “convenzionali” che non gli
avevano dato i frutti sperati.
L’accanimento con cui i sudisti lottarono per riappropriarsi del
controllo dei loro stati e delle sue istituzioni , alla fine della
cosiddetta “ricostruzione.”, è sufficiente ad avvalorare l’ipotesi
che il progetto di Davis non era utopia, come a prima vista potrebbe
sembrare, ma poggiava su basi molto meno fantasiose di quanto anche
il sottoscritto aveva inizialmente supposto.
Una guerriglia a tutto campo con il supporto della popolazione,
avrebbe infatti “impantanato” l’Unione in uno scontro senza fine.
Tale situazione avrebbe potuto diventare ingestibile per il nord,
inducendolo magari a sedersi al tavolo delle trattative per cercare
una soluzione. Quale avrebbe potuto essere tale soluzione ? Questo
non lo sapremo mai, ma si può supporre che la concessione al sud
dell’indipendenza non sia ipotesi fantasiosa.
Dover mantenere centinaia di migliaia di uomini in armi per tentare
di sedare una guerriglia in larga scala, sarebbe costato al nord
molto, sia in termini di vite umane, sia in termini economici, ne
avrebbe pure rallentato la sua espansione verso ovest, la sua
popolazione stanca di tutto ciò avrebbe potuto far forza sul
governo, spingendolo a concedere la pace e l’indipendenza al sud.
Nei decenni a venire, gli esempi pratici di guerriglia applicata con
tali metodi non mancheranno, in alcuni casi i cosiddetti “rivoltosi”
sono riusciti ad ottenere risultati concreti, impronosticabili
all’inizio della lotta.
Il Pres. Davis fù impossibilitato dai suoi generali ed anche da
alcuni uomini politici a mettere in atto il suo progetto, molti dei
quali trattarono condizioni di resa in modo autonomo, attribuendosi
poteri che non avevano, forse perché stanchi della guerra, forse per
interessi personali, ma forse anche per il fatto che il piano di Davis di trasformare la guerra oramai persa in guerriglia, suscitava
molto scetticismo in uomini ancora ancorati ai dogmi cavallereschi
del passato.
Ai giorni d’oggi esempi di guerriglia a tutto campo non mancano,
Davis probabilmente aveva un po’ precorso i tempi.
Stabilire o sentenziare che i generali Lee, Johnston, Kirby-Smith..ecc…operarono
una scelta dettata dal buon senso e dalla morale, oppure commisero
uno sbaglio andando oltre i loro poteri è difficile, il Presidente
era il loro punto di riferimento ed a lui dovevano rispondere.
Quantomeno dovevano confrontarsi con Davis, metterlo al corrente dei
loro pareri e punti di vista e non porlo di fronte al fatto compiuto
o quasi. In pratica scavalcarono il volere, giusto o sbagliato che
fosse, di un Presidente democraticamente eletto. A discarico dei
suddetti generali, si può ipotizzare che vivendo a contatto diretto
con le loro truppe, avevano il “polso” preciso della situazione e,
unilateralmente, possono aver valutato il fatto che i loro uomini,
stancati da 4 anni di guerra, non avrebbero ubbidito a quell’eventuale
ordine ed una buona parte di essi se ne sarebbe comunque tornata a
casa.
Così agendo vennero risparmiate molte vite, cosa encomiabile, ma di
fatto negarono al sud l’eventuale possibilità di continuare la lotta
e combattere per la sua indipendenza.
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