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•La spedizione di Burnside in North Carolina
Testo di Antonio Gentile, mappe di Francesco Giuseppe Torta

Pubblicato il 28/03/2014

Introduzione - L'arrivo dei federali in North Carolina
Per impedire ai violatori di blocco di transitare attraverso le lagune denominate Pamlico Sounds, nel North Carolina, il 26 agosto 1861 il commodoro Silas Stringham guidò una squadra navale, partendo da Newport News, Virginia, composta dalle pirocorvette e pirofregate Pawnee, Cumberland, Wabash, Minnesota, Monticello e Susquehanna, più il piroscafo Harriett Lane e alcune unità da trasporto con a bordo 900 marines. La spedizione sotto il comando del genenerale Benjamin F. Butler si presentò nel punto principale di entrata delle lagune, il canale di Hatteras. Il 28 agosto iniziò l'azione contro l'isola di Hatteras e i suoi forti: Fort Clark e Fort Hatteras con 670 soldati di guarnigione. Cominciò pertanto un pesante e ininterrotto bombardamento dei forti, al quale i forti non potevano rispondere, e lo sbarco di 318 marines. Il bombardamento ininterrotto portò le guarnigioni ad arrendersi entro mezzogiorno del giorno dopo, constatando che ogni resistenza era inutile. Non ci furono perdite, solo un ferito leggero. L'operazione fu un pieno successo. I confederati tentarono di riprendersi l'isola il 4 ottobre, effettuando uno sbarco di uomini, ma l'operazione non ebbe successo e il giorno dopo i confederati si ritirarono definitivamente.

La spedizione di Burnside
L'idea della Spedizione di Burnside nacque una sera d'ottobre del 1861. Scrive lo stesso Burnside: "...il generale McClellan e io stavamo chiaccherando...Gli parlai di un piano al quale avevo pensato abbastanza a lungo...". Per la realizzazione del suo piano, Burnside pensa di utilizzare un massimo di 12/15.000 uomini e "un buon numero di operai per allestire una flottiglia di battelli a vapore a basso pescaggio, di vascelli a vela e di chiatte, abbastanza consistente da trasportare la divisione...in modo da rendere possibile il rapido spostamento da un punto all'altro della costa, allo scopo di conquistare posizioni stabili...sbarcare truppe e penetrare nell'entroterra, arrivando così a minacciare le linee di trasporto nelle retrovie dell'esercito principale [dei confederati] che si stava allora concentrando in Virginia." McClellan chiese solo per la sua approvazione di fargli pervenire una descrizione scritta del piano.
Per via di "ritardi estremamente mortificanti e spiacevoli" solo il 4 gennaio 1862 la flottiglia fu pronta a salpare dal porto di Annapolis (Maryland). E' composta da 11 piroscafi, 35 vascelli a vela, alcuni piroscafi a elica trasformati in batterie galleggianti più alcune unità minori come rimorchiatori e traghetti. A Baltimora furono noleggiate le navi per il trasporto dell'acqua e del carbone. Il raduno generale conclusivo si ebbe i giorni 11 e 12 gennaio a Hampton Roads, dopodichè la flotta si diresse in direzione della Baia di Hatteras.

La battaglia di Roanoke Island
La caduta dell'isola di Roanoke arrivò come una doccia fredda per la Confederazione. Poco prima erano caduti quasi senza combattere sul fronte occidentale Fort Herny e Fort Donelson. Davis aveva esternato la sua disapprovazione dicendo: "Non posso assolutamente credere che un grande esercito del nostro paese si sia arreso senza fare di tutto per sbarrare la strada al nostro nemico". L'isola di Roanoke era un formidabile bastione naturale al centro della baia di Abemarle. Per sbarcare senza pericoli nella costa del North Carolina e prendere di spalle l'importante arsenale di Norfolk, bisognava espugnare prima l'isola. Alla sua difesa era stato messo il generale Henry A. Wise con 2.500 uomini circa. Per obbligare eventuali assalitori a tenersi lungo la costa, alla portata dei cannoni messi a difesa dell'isola, erano stati ostruiti i passaggi affondando diverse navi. A difesa dell'isola vi era inoltre una piccola flotta di sette cannoniere chiamata "Mosquito Fleet" e alcuni fortini, ritenuti inespugnabili. I nordisti attaccarono con una trentina di navi (la maggior parte delle quali corazzate) il 7 febbraio. Il gen. Wise cade ammalato all'inizio del combattimento e viene sostituito dal col. Henry M. Shaw. Il comandante della flotta unionista, L.M. Goldsborough, allinea le sue navi su tre colonne e comincia l'attacco all'isola verso le ore 11:00. Dopo una mezz'ora lo scontro è generale. Le 7 navi confederate tentano una coraggiosa sortita contro la flotta unionista, ma la grave inferiorità numerica e la scarsità di munizioni le obbliga a prendere il largo. La flotta unionista, senza più ostacoli davanti a se, prende a bombardare sistematicamente tutta l'isola. Saltano per aria le trincee, le baracche e vengono demoliti i fortini confederati, tempestati da centinaia di proiettili. A quel punto, verso le 16:00, il gen. Burnsaide, comandante la divisione da sbarco preposta per la conquista dell'isola, con un contingente di 2.000 uomini e una batteria di artiglieria sbarca, incontrando poca o nulla resistenza, e allestisce una testa di ponte che permette lo sbarco del resto della divisione, in tutto 10.000 uomini.

Durante la notte, con l'aiuto dell'oscurità, si rifà viva la flottiglia confederata, che prende a bombardare le posizioni unioniste attestate lungo la costa, ma la flotta nordista reagisce respingendo nuovamente le navi confederate al largo. Il giorno 8 febbraio gli scontri riprendono violenti e assai intensi. Diverse navi unioniste subiscono seri danni, tra cui tre corazzate, che finiscono con i fianchi squarciati. Intanto le truppe unioniste hanno raggiunto il centro dell'isola. Si combatte corpo a corpo nelle trincee. Il 10° Connecticut, seguito dal 9° RGT N.Y. zuavi, carica alla baionetta alcune batterie di cannoni. Fort Barton, semidistrutto, viene conquistato di slancio dai federali, che si gettano urlando sugli eroici difensori confederati, sparando raffiche di moschetto e abbattendone decine. I confederati ripiegano sulla punta dell'isola, con alle spalle l'oceano Atlantico, inseguiti dal gen. Foster, aiutante di Burnside, e dai suoi zuavi. A quel punto, dall'alto delle rocce, appare un segnale di tregua. Il colonnello Shaw chiede di trattare, ma il gen. Foster è categorico: "resa incondizionata". Ai confederati non resta altro che arrendersi. L'isola è caduta e con lei i federali fanno oltre 2.500 prigionieri.

La Mosquito Fleet viene intanto inseguita sino alla rada di Elisabet City e distrutta completamente dalla flotta unionista. A Elisabeth City l'esercito confederato, in previsione dell'imminente invasione unionista, procede a rendere inutilizzabile il porto, incendiando i pontili e distruggendo le derrate alimentari ivi accatastate, destinate ai difensori dell'isola. I cittadini di Elisabeth City si indignano di tale scempio (la guerra totale ancora deve sortire i suoi effetti sulla popolazione non abituata a tale sciagura). Gruppi di cittadini collaborano con i marinai federali a salvare il salvabile.

La battaglia di New Bern
Dopo l'occupazione di Elisabeth City, Burnside sbarca lungo le coste della Carolina del Nord, occupando la baia di Albemarle. Già il 7 febbraio il comandante federale aveva ricevuto una nota dal generale McClellan contenente dei consigli su come procedere nell'occupazione del suolo sudista: ""...Io suggerirei di usare grande cautela avanzando nell'entroterra fino a Raleigh... Solleciterei la massima cautela per quanto riguarda il proclama. In nassun caso andrei oltre a un proclama congiunto, sottoscritto dal comandante navale, che abbia un tono moderato e che parli il meno possibile di politica o dei negri. Limitatevi ad affermare che la vera causa per la quale ci stiamo battendo è la difesa dell'unione...". Per non inimicarsi la popolazione locale con inutili provocazioni ed evitare una fuga massiccia di civili nonché in ottemperanza alle indicazioni di McClellan, invece di dilagare su tutto il territorio, Burnside procede a piccoli passi, con azioni a sorpresa e usando i numerosi corsi d'acqua per gli spostamenti. Mentre procede nella spedizione, distribuisce copie di un proclama in cui assicura che: "...egli non ha intenzioni malvagie, che non desidera distruggere la loro libertà, demolire le loro case, liberare i loro schiavi, oltraggiare le loro donne o compiere misfatti di qualsiasi altro tipo contro di loro... Noi veniamo semplicemente per assicurare l'autorità degli Stati Uniti e farla finita con questa guerra impostavi da alcuni cattivi soggetti.". Risalendo lugo la Carolina del Nord, Burnside si appresta ad occupare la cruciale cittadina di New Bern, importante nodo ferroviario vitale per i collegamenti tra Richmond e il Nord Carolina. La città è abitata da 6.000 anime, situata tra i fiumi Trent e Neuse.
La battaglia di New Bern può essere chiamata anche "battaglia della nebbia". L'alba del 14 marzo 1862 infatti, giorno della battaglia, la zona circostante la cittadina era ricoperta da una fitta nebbia, inoltre gli approcci della città erano protetti da un sistema difensivo formidabile.
Lungo la costa vi era una serie di sbarramenti composti da cavalli di frisa, molti dei quali piantati nel fondo della riva, che affioravano a pelo d'acqua con le loro micidiali punte rinforzate con lamiere di ferro. Per impedire il passaggio del naviglio federale inoltre, i confederati avevano fatto affondare 24 velieri e piazzato 32 torpedini di fondo. A completare l'opera vi era una linea di fuoco di 27 cannoni di vari calibri, alcuni rigati, e un ingegnoso sistema, per l'epoca assai rudimentale ma efficente, di torpedini la cui accensione era scaturita dalla percussione prodotta dall'urto delle navi con dei cavalli di frisa a cui erano collegati. Il colonnello confederato Von Scheliha ha lasciato una descrizione dettagliata di tali difese nella sua opera: "A treatise on Coast defence". Tali difese furono comunque forzate con successo dal Commodoro Rowan già dal 12 marzo. Usando come un ariete la nave ammiraglia Delaware, Rowan travolse i cavalli di frisa facendo scoppiare le torpedini, che però non fecero grave danno all'imbarcazione. Nel perimetro di terra invece, i confederati avevano predisposto una serie di fortificazioni su un enorme terrapieno ferroviario, che in alcuni tratti si ergeva come un vero e proprio bastione, separato da grandi campi di ginestre e quà e là alcuni radi pini. Tali trinceramenti erano guarniti da 5.000 uomini circa, poco addestrati e male armati, e 66 cannoni, al comando del gen. confederato Laurence O’Bryan Branch. Le truppe unioniste sbarcarono il 13 marzo alla foce del fiume Neuse e furono accolte subito dalla pioggia, che rese le strade impraticabili.

Ciò impedì ai federali di poter allestire un adeguato parco artiglieria con relativo munizionamento. Solo alcuni piccoli obici e le munizioni che ogni soldato poteva portare a spalla fu possibile trasportare. Dopo una serie di piccole scaramucce nel giorno 13, i federali si apprestarono a passare una triste notte. Burnside si trovava in una difficile situazione. Pur disponendo di una forza di circa 12.000 uomini e pur appoggiato dalla flotta composta da 14 cannoniere, si trovava in pieno territorio nemico senza riserve ne di uomini e ne di munizioni, senza contare la scarsa artiglieria. Se il primo attacco avesse fallito, si sarebbe trovato in una gravissima e precaria condizione. Come anticipato e come se non bastasse, all'alba del 14 marzo l'intera zona era immersa completamente nella nebbia e Burnside dovette procedere per forza di cose a tentoni, senza sapere esattamente dove fosse il nemico. Con l'esercito diviso in tre brigate, ordinò l'attacco del fronte nemico, presso Fort Thompson, alle due brigate ai lati, tenendo quella di centro come riserva. Il combattimento si concentrò presso una fornace nei pressi della ferrovia. Nella nebbia il fragore delle granate e il sinistro fischio delle schegge impazzite che volavano ovunque accompagnava l'assalto dei federali, oltre al sibilo delle pallottole, simile al ronzio di uno sciame di api. Il 21 Massachusetts caricò presso la fornace, mentre il comandante Heckman del 9° RGT fanteria del New Jersey, a supporto di tale azione, si lanciò furiosamente contro le fortificazioni confederate, attraversando lo spazio scoperto prima del terrapieno, ma venne accolto con eguale determinazione dai difensori. Sembrò che nessuno dei due tentativi avesse successo, e i federali intanto cominciavano a scarseggiare di munizioni. Burnside pensò allora di buttare nel calderone la riserva. Il 4° Rodhe Island partì all'assalto in direzione della fornace.Questa volta l'attacco riesce e il fronte viene sfondato al centro, obbligando alla ritirata i confederati per non essere aggirati sulle ali. New Bern è occupata. In tutto la battaglia è durata 4 ore circa. Le perdite furono: 68 morti, 116 feriti e 400 prigionieri confederati, contro 90 morti, 385 feriti e un disperso per i federali.

La battaglia di South Mills o Camden
Il Canale Dismal Swamp rischiava di diventare una spina nel fianco per i federali. Le corazzate costruite nell'arsenale navale di Norfolk potevano transitare lungo il canale Dismal Swamp sino ad arrivare alla baia di Albemarle e viceversa.
L'arsenale fu perduto dagli unionisti con l'entrata in guerra della Virginia al fianco degli Stati secessionisti. Tale perdita fu considerata dai federali una grave calamità, e non a torto. Il panico che prese ai nordisti durante la fuga fu eccessivo, dato che, sia pur sotto la minaccia delle batterie piazzate dai confederati per colpire l'interno dell'arsenale, la squadra navale del commodoro Hirman Paulding, mandata dal governo federale per recuperare le navi presenti nel porto, poteva ridurre in parte i danni. Invece, presi dall'incertezza del momento, gli equipaggi del Merrimack, del Germantown e del Plymouth scelsero di affondare le loro navi. Solo una nave, il Cumberland, fu tratta in sicuro. Inoltre si sarebbe potuto neutralizzare le 2.000 bocche da fuoco che invece i sudisti si premunirono di utilizzare da subito per installare batterie lungo il confine delle coste confederate. 
Quello di South Mills fu l'unico scontro non vinto dalla forza di spedizione di Burnside. La disparità di forze era a favore degli unionisti: 3.000 uomini contro circa 900 confederati. Compito del corpo di spedizione al comando del generale Jesse L. Reno era quello di far saltare le chiuse a South Mills per rendere impraticabile il canale, quindi continuare l'azione distruggendo le sponde del canale Currituck.
Partiti il 17 aprile 1862 dall'isola di Roanoke, sbarcarono a Elizabeth City e proseguirono verso nord, con al seguito 3 carri carichi di esplosivo. Il giorno 19 aprile, verso mezzogiorno, gli unionisti si trovano la strada sbarrata a South Mills dal 3° rgt Georgia, al comando del colonnello A.R. Wright. 
I sudisti avevano dato fuoco ad un ponte lungo il Pasquotank, a due miglia a sud di di South Mills. Il fumo acre impediva la visuale dei federali sul nemico. Inoltre il col. Wright aveva provveduto ad allestire ostacoli ed impedimenti di vario tipo lungo la strada e i fossati circostanti, abbattendo al suolo persino due case coloniche per impedire che fossero usate come riparo dal nemico.
Improvvisamente si sente il colpo di una cannonata. Le truppe unioniste sono stanche morte per aver marciato tutta la notte e il denso fumo che le avvolge non le aiuta a mantenere i nervi saldi. Il nemico potrebbe essere nelle immediate vicinanze assai numeroso e pronto a colpirli in qualsiasi momento. Un secondo colpo di cannone spara una palla che finisce proprio davanti alle truppe federali, senza recare danno, che intanto erano arrivate nei pressi del ponte bruciato. Comincia la battaglia.

L'attacco unionista è confuso e disordinato. Il fossato che separa i confederati dal campo di grano era stato riempito di binari che lo rendeva quasi inespugnabile. Alcuni sudisti del 3° Georgia portavano indumenti di colore blu che confusero i soldati federali. Alcuni di loro si misero a gridare che stavano sparando sui loro stessi commilitoni, ma in risposta ebbero una serie fitta di raffiche di proiettili che somigliavano alla grandine quando sbatte sui vetri. Il 9° di New York fu il reggimento unionista che più si trovò a dover reggere la violenta reazione dei difensori confederati che scaricarono su di loro i cannoni caricati a grappoli di pallettoni. Il gen. Reno li aveva visti uscire dal bosco senza autorizzazione, per portare un inutile attacco allo scoperto, alla cieca, tra il crepitare delle pallottole, andando incontro al nemico in una nuvola di fumo accecante. Per i confederati fu come sparare al tiro al piccione. Il 51° Penn. e il 21° Mass. ebbero migliorefortuna, avendo avuto l'ordine del gen. Reno di portarsi sul lato sinistro dei confederati per martellarli con un fuoco continuo. Il 51° Penn. attaccò il fianco sinistro dei ribelli, buttando giù una recinzione e andando oltre il campo, fino a riuscire a vedere i confederati che si ritiravano.
Era accaduto che il comandante dell'artiglieria confederata, il cap. McComas, era rimasto ucciso nei combattimenti, ed essendo anche a corto di munizioni, il colonnello confederato A.R. Wright aveva pensato bene di ritirarsi a circa un miglio di distanza, alle spalle del Joy's Creek. La battaglia era durata 4 ore ed era costata ai federali 114 perdite, quasi tutti del 9°N.Y., tra cui 13 morti, mentre i confederati ebbero solo 25 perdite, tra cui sei morti. Durante la notte, l'arrivo di rinforzi confederati convinse il gen. Reno ad ordinare la ritirata. 

L'assedio di Fort Macon
L'ultima azione di un qualche rilievo della "Burnside Expedition" fu la presa di Fort Macon da parte degli unionisti, il 25 aprile 1862, situato presso il lato etremo destro dell'isola barriera al largo della terraferma del Nord Carolina, a sud della citta di Beaufort.

Sbarcato sull'isola a fine marzo con circa 3.200 uomini, il gen. unionista John G. Parke scelse la tattica dell'assedio piuttosto che portare un attacco diretto che sarebbe costato inutili vite umane. Isolato Fort Macon (un edificio costruito in muratura), fece allestire quattro batterie per l'assedio. Il comandante di Fort Macon era il colonello Mosè J.White, che rifiutò per ben 2 volte di arrendersi, con 500 uomini circa di guarnigione e 67 cannoni. Come Fort Sumter, Fort Macon era predisposto per portare l'offesa versa il mare, e quindi l'arrivo dei federali sul lato opposto lo trovò quasi privo di difese.
All'alba del 25 aprile i federali aprirono un fuoco concentrato e furioso, anche dalle navi sulla costa, contro il forte, che intanto si trovava con la sua guarnigione ridotta a soli 300 uomini validi. I confederati provarono a reagire, ma la risposta fu debole e fiacca. Nel tardo pomeriggio, tra le mura in pietra che si erano intanto sfaldate e sbriciolate sotto i possenti colpi dei cannoni di assedio federali, spunta una bandiera bianca. Fort Macon è capitolato. Le perdite unioniste furono irrisorie, mentre i confederati ebbero 25 perdite tra morti e feriti.

Conclusioni
Tirando un bilancio della "Burnside Expedition", di positivo si ritrova il fatto che fu sicuramente utile per la rioccupazione da parte dei federali dell'arsenale di Norfolk il 10 maggio, visto anche il massiccio blocco marittimo da parte della flotta unionista attraverso Hampton Roads, convincendo l'alto comando confederato che era ormai questione di poco prima della sua presa da parte dei nordisti. L'arsenale fu quindi evacuato preventivamente dal comandante Benjamin Huger, anche se forse un pò troppo frettolosamente. Fu infatti criticato per non aver distrutto completamente tutte le infrastrutture del cantiere e di non aver avvisato la marina per tempo, contribuendo così alla condanna della CSS Virginia. Huger inoltre fu indagato anche dal Congresso Confederato per non aver tempestivamente soccorso le truppe di stanza a Roanoke Island nel febbraio 1862, contribuendo così alla caduta dell'isola. La "Burnside Expedition" fu inoltre sicuramente determinante per il blocco navale allestito dall'unione lungo le coste della Carolina del Nord.
Di negativo vi furono gli strascichi che l'occupazione della zona lasciò. A sedare la guerriglia nella regione di Camden, ricca di acquatrini, paludi e boscaglie, nel mese di dicembre 1863 fu mandato il Brig. General Edward A. Wild, fervente abolizionista e ottimo organizzatore nelle funzioni di arruolamento, specialmente degli ex schiavi neri. Pur con un braccio amputato perso nella battaglia di South Mountain, non si perse d'animo e costituì la "Wild's African Brigade", con cui dare la caccia ai sabotatori e guerriglieri che di tanto in tanto si cimentavano in periodiche incursioni contro i battelli fluviali unionisti. Wild fu criticato aspramente per il pugno di ferro usato contro gli insediamenti nell'area soggetta alla guerriglia dal governatore della Carolina del Nord Zebulon B. Vance, in particolare per aver tenuto in ostaggio tre donne del posto. Nel realizzare il suo compito si assicurò di liberare tutti gli schiavi che trovava e si premuni inoltre di inviarli al sicuro nell'isola di Roanoke, per non correre il rischio di essere poi ricatturati dai loro ex padroni. Quando la brigata tornò a Norfolk il 24 dicembre 1863, aveva lasciato dietro di se una lunga scia di distruzione. Controverso personaggio, ancora oggi viene ricordato in modo assai poco lusinghiero nel Nord Carolina.

Fonti
A.V. Vecchi - La guerra civile americana lungo mare ed acque interne;
Raimondo Luraghi - Marinai del Sud
Raimondo Luraghi - Storia della Guerra Civile Americana
Benjamin Thomas - Abramo Lincoln
Michele Cosentino - Le operazioni navali nella Guerra Civile Americana