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Samuel Cooper: un devoto burocrate
Testo di Stefano Bianchi

Pubblicato il 31/08/2009, in occasione del centocinquantesimo anniversario

Una delle figure più oscure dell’alto comando confederato, resta quella del generale confederato Samuel Cooper. Nessuna biografia dedicata a lui è mai stata pubblicata; rari gli accenni nelle opere generali sulla guerra civile americana. David J. Eicher autore di un’estesa e minuziosa storia militare del conflitto, menziona Samuel Cooper a malapena[1]; Raimondo Luraghi, la cui monumentale e splendida opera dedicata alla secessione costituisce una pietra miliare nell’arido panorama storiografico italiano, ce lo descrive come una scialba figura di burocrate e nulla più[2]. Eppure, Samuel Cooper rivestì il massimo grado nella gerarchia militare confederata (General), onore e onere che spettò a soli altri cinque comandanti confederati e per anzianità di nomina surclassò ogni altra figura militare meridionale, persino quella di Robert Edward Lee. Una breve disamina della sua vita è dunque indispensabile.

Nato ad Haversnack, nel New Jersey, il 12 giugno 1798, Cooper proveniva da una famiglia di buone tradizioni marziali: il padre Samuel, aveva partecipato alla Guerra d’Indipendenza americana distinguendosi per coraggio e aveva proseguito con fama la carriera militare[3]. Non a caso, perciò, egli fu destinato a seguirne le orme, al pari di uno dei suoi numerosi fratelli maggiori: giovanissimo era stato ammesso a West Point, ove aveva terminato gli studi graduandosi nel 1815. All’epoca, l’Accademia non aveva ancora creato una graduatoria di merito, sicché appare difficile giudicare la sua condotta durante gli studi: eppure, poiché fu immediatamente assegnato al corpo d’artiglieria (che insieme a quello degli ingegneri costituiva l’élite dell’esercito) è facile intuire come dovette distinguersi per abilità e ingegno. Assegnato a varie guarnigioni negli anni successivi (nel New England, nella Florida, in Virginia e nello stato di New York), sposava nell’aprile del 1827, Sarah Maria Mason, nipote di George Mason, figura tra le più rilevanti della storia americana (collaborò alla stesura della prima carta costituzionale americana e come tale è stato  annoverato tra i “Padri Fondatori” della nazione) sorella di James Mason, avvocato e influente uomo politico virginiano, nonché del fratello più anziano John Mason, marito della figlia del generale Alexander McComb, che di lì ad un anno sarà posto al comando generale dell’Esercito degli Stati Uniti. Fu così che, anche grazie ai maneggi politici della famiglia della novella sposa, Cooper entrerà a far parte dello stato maggiore del generale McComb, come aiutante, stabilendosi a Washington[4]. In quella posizione  tradusse dal francese e curò un’edizione del manuale base per l’addestramento e le tattiche adottato dell’esercito federale : A Coincise System of Instructions and Regulations for the Militia and Volunteers of The United States (Philadelphia: Lippincott & Co., 1836). In realtà la traduzione era stata iniziata da Winfield Scott, futuro comandante in capo dell’armata federale: ma poiché costui era divenuto inviso a McComb, il compito di terminare l’opera venne affidato a Cooper, che neppure nominò il povero Scott tra i collaboratori. Di fatto, a parte una breve esperienza nella guerra contro i Seminoles nel 1842 e un lungo periodo lontano nell’Ovest a scopo di ispezione, colà spedito da Winfield Scott probabilmente per fargli scontare lo sgarbo, la carriera di Cooper negli anni seguenti si svolse sempre negli uffici del comando supremo federale come assistente dell’Aiutante Generale dell’Esercito degli Stati Uniti; la sua progressione, lenta ma inarrestabile, lo portò a ricoprire dal 1852 tale ultima carica, e più tardi, a essere promosso al grado di colonnello: fu in questa veste che venne a contatto con Jefferson Davis, nel periodo in cui questi si insediò a Washington come Segretario alla Guerra. Tra i due la relazione fu assai cordiale: principalmente perché Cooper era un burocrate imprestato all’esercito che non amava discussioni o le iniziative, ma anche per le doti da lui mostrate; pignolo, integerrimo, onesto sono le qualità che Davis riconobbe sempre in lui[5]. Peraltro pur essendo nativo del Nord, Cooper si era da tempo avvicinato al mondo sudista: stabilmente residente nelle vicinanze di Alexandria in Virginia, aveva assorbito quell’humus culturale che caratterizzava la patria di George Washington e che faceva di quello stato l’élite spirituale della civiltà sudista. Così all’atto della secessione Cooper non esitò neppure un secondo ad abbracciare la causa confederata: il 7 marzo 1861 rassegnava le dimissioni dall’esercito federale e il 16 marzo veniva promosso generale di brigata da Jefferson Davis (il grado più alto all’epoca nel neonato esercito confederato) assegnandolo al ruolo di Aiutante e Ispettore Generale. Il suo ufficio doveva occuparsi essenzialmente di preparare e inviare tutta la corrispondenza ufficiale del Ministero della Guerra ai comandi sul campo, oltreché di ricevere i rapporti dal fronte per poi smistarli al Presidente o al Segretario alla Guerra; inoltre ad esso spettava la redazione e conservazione dei documenti e dei registri riguardanti gli effettivi delle armate nonché la supervisione e ispezione delle installazioni militari e del loro personale[6].  

All’atto della creazione del grado di Generale, massimo rango militare nel Sud, egli fu immediatamente nominato nella carica in cima (per anzianità) alla lista dei cinque generali designati il 31 agosto 1861, con rango a far data dal 16 maggio: con ciò Cooper era divenuto, come detto più sopra, in assoluto l’ufficiale più elevato della Confederazione e tale resterà sino alla fine della guerra[7]. Già assai in là con gli anni (aveva allora 63 anni), magro e slanciato, sebbene di aspetto marziale raramente lo si vedeva con indosso l’uniforme, se non in occasione di cerimonie o parate: ai suoi sottoposti, pareva più un alto burocrate che il massimo esponente in grado dell’esercito confederato; eppure a pochi sfuggiva come quell’abito civile, provocasse in lui una sorta di allergia, forse inconscia, che si traduceva quasi in tic nervoso: un continuo infilarsi le dita tra collo e colletto della camicia, quasi a volersene liberare[8]. Per quanto di eloquio un po’ noioso, Cooper colpiva per i modi assai gentili, quasi affettati con cui si rivolgeva ai subordinati. Per molti egli appariva l’uomo più adatto all’incarico che Davis gli aveva assegnato, possedendo “la mente magistrale, la perfetta conoscenza e [la] vasta esperienza necessarie per trasformare un complesso meccanismo in un’operazione di successo[9]; altri sottolineavano l’estrema efficienza del suo operato: sicché si vociferava che il primo Segretario alla Guerra, il dimissionario (e incompetente) Leroy Pope Walker, sarebbe stato sostituito da Cooper stesso[10]

Non tutti però restituiscono un quadro altrettanto felice circa il suo operato, specie allorquando si trattava di disbrigare la burocrazia militare quotidiana, come la compilazione dei rapporti sulla forza, il dislocamento e l’organizzazione delle unità reggimentali confederate e delle armate di appartenenza, compito che veniva svolto negli uffici del Ministero della Guerra, situato al primo piano di un edificio, il Virginia Mechanic Institute, situato tra la nona strada e la Franklin. Secondo Robert Gallick Hill Kean, impiegato presso il ministero sudista, Cooper era presente raramente in ufficio e quando al lavoro “egli non decide mai alcunché, assai raramente redige rapporti su una questione e quando ciò fa, i suoi rapporti risultano assai scarni[11]. Ciò si sarebbe riflesso in particolare - lamentava ancora il Kean - sui tabulati relativi agli uomini in arme presso la Confederazione: “è  fatto noto che i rapporti [relativi agli organici] non sono completi neppure per le truppe più vicine e più stazionarie[12]. Insomma, a Richmond si sarebbe stati nell’oscurità e confusione più completa circa entità, dislocazione e armamento delle unità confederate e nessuno sarebbe stato in grado di dare un quadro esatto della situazione militare della Confederazione sui vari teatri di guerra; un giudizio che sembra condiviso da un altro alto funzionario della burocrazia sudista, John B. Jones, a detta del quale Cooper non sapeva quanti reggimenti fossero comandati da Lee nel giugno del 1862 e dove fossero dislocati con esattezza[13].  Ed effettivamente recenti ricerche hanno dimostrato che una più accurata e diligente politica di controllo circa gli effettivi a disposizione delle armate confederate nella primavera-estate del 1864, se non avrebbe potuto certamente mutare l’esito del conflitto, avrebbe però contribuito ad assicurare in alcune zone strategiche una migliore distribuzione delle forze[14]. A difesa di Cooper, però, occorre dire che la situazione caotica in cui versava la burocrazia militare sudista fu dovuta principalmente a quella mancanza di basi ed esperienza pregressa che lui stesso cercò con ogni mezzo di combattere e creare. Peraltro lo stato dei trasporti e delle comunicazioni in cui versava il Meridione, non aiutavano il suo immane compito. A posteriori sarebbe facile dispensare un giudizio estremamente negativo, ma attesa la situazione dell’epoca non può certo addebitarsi ogni pecca all’Aiutante Generale.

Come che sia Cooper, secondo i suoi detrattori, sarebbe stato assai più occupato in interminabili riunioni con il Presidente Davis, che nell’adempiere i suoi doveri: e con un certo sarcasmo, annota ancora Kean “si dice che [Cooper] sia impegnato in frequenti consultazioni (!) con il Presidente[15]; già, perché pare fosse risaputo come l’Aiutante Generale si limitasse a riferire a Davis quanto contenuto nei rapporti che giungevano al Ministero o a consegnare lui i più attesi, mentre non veniva pressoché mai consultato in materia di strategia o di scelte operazionali, se escludiamo un breve periodo nella primavera del 1861 allorquando si trattò di decidere su alcune proposte di Beauregard circa piani offensivi in Virginia. Di più: Cooper non veniva neppure interpellato per decidere l’assegnazione del personale ai posti di comando: nemmeno quelli, sembra, di più modesto grado[16].

Quanto alla funzione di ispettore, sebbene la stessa fosse poi in pratica assegnata ed esercitata, come logico, a funzionari di grado inferiore, nelle fonti rimane traccia di una sola visita ispettiva di Cooper alle difese erette intorno a Charleston, South Carolina nel giugno del 1862[17]. Più grave, invece, pare la totale indifferenza con cui egli si confrontò con lo stato delle prigioni sudiste nel periodo 1864-65 e con la penuria di personale e mezzi di sussistenza che così tragiche sofferenze provocheranno ai prigionieri nordisti.

Nei rapporti con i vari Segretari alla Difesa che si succedettero nel gabinetto Davis, Cooper non stabilì relazioni particolarmente buone con nessuno di essi, eccezion fatta per il brevissimo periodo ad interim di Gustavus W. Smith nel novembre del 1862: non a caso con un militare di carriera, poiché era nota la personale avversione di Cooper nei confronti delle nomine di uomini che non provenissero dalle fila di West Point e il suo disprezzo per i cosiddetti generali politici, cioè elevati al comando solo per compiacere questa o quella fazione politica (in ciò in piena sintonia con Jefferson Davis, e per questo spesso accusato di un certo nepotismo nei confronti di ex militari)[18]. Si diceva persino che Cooper, nel settembre del 1863, avesse intenzionalmente privato il generale maggiore John Cabell Breckinridge, di gran parte delle forze della sua divisione prima della battaglia di Chickamauga, proprio perché costui proveniva dalle fila degli ufficiali privi di un’educazione militare pregressa[19]. Quanto ai rapporti con coloro che erano stati a West Point, l’Aiutante Generale non mostrò mai particolare malanimo o difficoltà, anche se come amico personale di Jefferson Davis, è facile immaginare che dovette segretamente parteggiare con lo stesso in occasione dei numerosi scontri tra il Presidente confederato e J.E. Johnston e P.G.T. Beauregard. Il primo poi, autore di una famosa querelle con Davis proprio in materia di rango e anzianità all’epoca della creazione del grado di General, avrebbe preteso – erroneamente - di essere posto in cima all’elenco dei nominati: ma Cooper, con grande signorilità, non ebbe modo di lamentarsene. Se non altro, si deve riconoscere che la grande devozione alla causa confederata superava in costui ogni ambizione o personalismo: chi, come Johnston, era roso dall’ambizione e dalla gelosia, avrebbe dovuto prendere a modello questo generale “da tavolino” per alcuni insegnamenti, non ultima, la spassionata fedeltà alla Confederazione sino agli ultimi giorni. Terminata la guerra, Cooper fece ritorno ad Alexandria: la casa e tenuta erano state confiscate dal governo federale per divenire un avamposto fortificato federale; senza soldi, senza alcun bene, Cooper visse anni molto difficili e fu solo grazie all’intervento di un generoso filantropo di Washington se riuscì a recuperare i suoi possedimenti; l’intervento personale di Robert Edward Lee presso i veterani sudisti fruttò, poi, un piccolo gruzzoletto con cui tirare avanti. Ma stenti e povertà lo accompagneranno sino alla morte, avvenuta il 3 dicembre 1876.

 Insomma quella di Cooper fu una figura oscura di funzionario militare, ricordato più per le sue ossessioni circa l’obbligo di rispettare le dettagliate e minute prescrizioni dei manuali di  cancelleria e dei regolamenti militari in merito all’uso dell’inchiostro rosso per la compilazione di determinati documenti, che per le brillanti iniziative militari: e se dobbiamo credere ad alcuni, neppure troppo competente come burocrate[20].

Per quanto lo stesso Davis si sforzasse di ricordare a tutti che Cooper non era esclusivamente “un organo di trasmissione di istruzioni e richieste” ma “il Capo di Stato Maggiore dell’intero esercito”, quell’abito civile da impiegato che egli cercava inutilmente di dismettere, lo avrebbe imprigionato per sempre: in definitiva “un eccellente Aiutante, che non ha una parola da dire al di là della routine del suo compito[21].

Note
[1] J. D. Eicher, The Longest Night. A Military History of the Civil War, New York: Simon & Schuster, 2001, p.65.
[2] R. Luraghi, Storia della guerra civile americana, Torino: Einaudi, 1966, pp. 265-66.
[3] Su Cooper si vedano F. Lee, “Sketch of the Late General S.Cooper” in J. William Jones et alii (a cura di), Southern Historical Society of Papers, 52 vol., Richmond: Southern Historical Society, 1876-1959, III, pp. 269-276; W.C. Davis “Samuel Cooper” in G.W. Gallagher & J.T. Glatthaar (a cura di), Leaders of the Lost Cause. New Perspectives on the Confederate High Command, Mechanicsburg, PA: Stackpole Books, 2004, pp. 101-131.
[4] Cfr. ibi., p. 102
[5] F. Lee, “Sketch of the Late General S.Cooper” cit. p.274-276, ove è riprodotta una lettera di Jefferson Davis datata 5 aprile 1877.
[6] La maggior parte del lavoro di Cooper è raccolto e consultabile in T. Jordan (a cura di), General Orders from the Adjutant and Inspector General Office From January 1862 to December 1863 Inclusive, Columbia: Evans & Cogswell, 1864; Id., General Orders from the Adjutant and Inspector General Office From January 1, 1864 to July 1, 1864, Columbia: Evans & Cogswell, 1864; Id., General Orders from the Adjutant and Inspector General Office From July 1, 1864 to December 1864 Inclusive, Columbia: Evans & Cogswell, 1865.
[7] Le altre cinque nomine al grado di General riguardarono: Albert Sidney Johnston nominato il 31 agosto 1861 con rango a far data dal 30 maggio 1861; Robert Edward Lee nominato il 31 agosto 1861 con rango a far data dal 14 giugno 1861; Joseph Eggleston Johnston  nominato il 31 agosto 1861 con rango a far data dal 4 luglio 1861; Pierre Gustave Toutant Beauregard nominato il 31 agosto 1861 con rango a far data dal 21 luglio 1861; Braxton Bragg nominato il 12 aprile 1862 con rango a far data dal 6 aprile 1862. Edmund Kirby Smith fu nominato General nel febbraio del 1864 all’interno della  Provisional Army of the Confederate States of America e non nell’Army of the Confederate States of America, cioè l’esercito, in teoria, regolare, ove rivestì il grado massimo di Lieutenant General (tenente generale). La nomina  provvisoria a General di John Bell Hood, nel luglio 1864 non fu mai confermata. Cfr. per nomine e date M.J. Wright, General Officers of the Confederate Army, New York: The Neale Publishing Company, 1911, pp. 9-11, 15, 17.
[8] Si veda la testimonianza di un ex impiegato del Ministero della Guerra, Charles E. L. Stuart, nel New York Citizen, July 1867.
[9] F. Lee, “Sketch of the Late General S. Cooper” cit. p. 273
[10] Lettera di Robert Tombs ad Alexandre H. Stephens, 22 aettembre 1861 in U.B. Phillips (a cura di), The Correspondence of Robert Toombs, Alexander H. Stephens and Howell Cobb, Washington: U.S. Governement Printing Office, 1913, p.576. Si veda anche il giudizio estremamente positivo in Charles E. L. Stuart, nel New York Citizen, July 1867.
[11]Annotazione del diario del 28 luglio 1863 in E. Younger (a cura di), Inside the Confederate Government: the Diary of Robert Garlick Hill Kean, Head of the Bureau of War, New York: Oxford University Press, 1957, pp.88-89.
[12] Ibidem.
[13] Annotazione del diario del 24 giugno1862 in J.B. Jones, A Rebel War Clerk’s Diary at the Confederate States Capital, Philadelphia: Lippincott, 1866, vol. 1, p. 135.
[14] Cfr. l’interessante ricerca di S.H. Newton, Lost for the Cause: The Confederate Army in 1864, Savas Publishing Co: Mason City, 2000.  
[15] Annotazione del diario del 28 luglio 1863 in E.Younger (a cura di) Inside the Confederate Government: the Diary of Robert Garlick Hill Kean, Head of the Bureau of War, cit. p.88.
[16] Annotazione del diario del 20 febbraio 1864, ibi.  
[17] Cfr. C. Tracy “Operations before Charleston in May and July, 1862” in SHSP, VIII, p. 546.
[18] Cfr. W.C. Davis, “Samuel Cooper” in G.W. Gallagher & J.T. Glatthaar (a cura di), Leaders of the Lost Cause. New Perspectives on the Confederate High Command, cit., pp. 112-13, 118.
[19] Annotazione del diario del 23 settembre 1863 in J.B. Jones, A Rebel War Clerk’s Diary at the Confederate States Capital, cit., vol. 2, p. 51.
[20] Per l’ossessione di Cooper in materia di regole amministrative, si veda ad esempio J.B. Jones, A Rebel War Clerk’s Diary at the Confederate States Capital, cit., annotazioni del diario del 23 febbraio 1863, vol 1, p. 263 e del 26 luglio 1864, vol. 2, p.255.
[21] Annotazione a margine su di un documento diretto al Segretario della Difesa Seddon del 26 luglio 1864 cit in W.C. Davis “Samuel Cooper” in G.W. Gallagher & J.T. Glatthaar, Leaders of the Lost Cause. New Perspectives on the Confederate High Command, cit. p. 117; Charles E. L. Stuart, in New York Citizen, July 1867.