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•I primi due anni della guerra civile americana
Testo di
Stefano Di Matteo

Questo articolo cerca di evidenziare i cambiamenti delle varie strategie di guerra nei primi due anni della guerra di secessione americana.

Secondo lo storico D.H Donald, nei primi due anni di guerra i Comandi dell'Unione e quelli Confederati adottarono, per lo più, gli stessi piani strategici, poiché gran parte dei generali in comando avevano appreso l'arte della guerra dai medesimi istruttori, insegnanti dell'Accademia di West Point. In 55 delle 60 maggiori battaglie di tutta la guerra, i generali di entrambi eserciti provenivano da West Point, e nelle rimanenti 5, uno dei due eserciti rivali era comunque comandato da un ufficiale di West Point.
Alla predetta Accademia, tutti gli allievi avevano studiato le teorie dello storico e stratega francese Henri Jomini. Le teorie dello Jomini costituivano un corpo dottrinale assai complesso, soggetto ad interpretazioni spesso contrastanti. Così come l'avevano capito i comandanti militari americani, era importante la conquista del territorio e la presa della capitale dell'esercito nemico. Jomini aveva delineato una situazione di battaglia in cui i due eserciti erano schierati su due linee contrapposte, una sull'offensiva, l'altra sulla difensiva. Il fattore più importante per la vittoria era la concentrazione di forze sul punto più debole del nemico; fare la guerra diventava così una complicata partita a scacchi che poteva essere condotta solo da militari di professione.
La maggior parte delle operazioni militari nei primi due anni di guerra fu quindi una elaborazione delle teorie dello Jomini, leggermente modificate per adattarle al territorio americano. Nella battaglia di Bull Run o Manassas, del 21 luglio 1861, dove molte persone vennero da Washington per assistere allo scontro, entrambi gli eserciti applicarono i principi strategici dello Jomini: sferrarono un attacco principale al fianco sinistro del nemico, seguito da una incursione secondaria al centro e sull'ala destra. Se detta operazione avesse trovato conclusione, ciascun esercito si sarebbe dovuto portare nella posizione che originariamente aveva l'avversario. Ma i Confederati si attennero anche all'altro principio dello Jomini: quello della concentrazione di forze. I Confederati, servendosi della ferrovia, spostarono rapidamente le truppe del generale J.E.Johnston per congiungerle con quelle di Beauregard. Le forze dell'Unione si batterono valorosamente e stavano per vincere, ma come arrivarono le truppe di Johnston, l'esercito dell'Unione fu respinto e sconfitto. I Confederati non seppero sfruttare la vittoria e non inseguirono le truppe Nordiste in ritirata. In questo modo, il Sud non applicò l'altro principio dello Jomini, quello di conquistare la capitale nemica. Dopo questo scontro, apparve chiaro che entrambi gli eserciti dovevano riorganizzarsi ed addestrarsi meglio, prima di affrontare nuove campagne.
Dopo la sconfitta di Bull Run, il generale George Brinton McClellan, al quale venivano accreditati alcuni sopravvalutati successi di piccola portata nella Virginia Settentrionale, venne chiamato a Washington per rimettere ordine nell'esercito dell'Unione. Il giovane generale si mise all'opera con entusiasmo e sottopose i suoi reggimenti ad una rigida disciplina per riportarli in assetto di combattimento. Mise in atto rigidi addestramenti, ispezioni e curò il cibo, il vestiario dei soldati e si rifiutò ad entrare in azione finché l'esercito non fosse del tutto preparato. All'inizio del 1862, l'esercito dell'Unione era pronto a scatenare un'offensiva su tutti i fronti, non solo nell'Est.
Nella Campagna dell'Ovest, ci furono i successi del generale George H. Thomas nel Kentucky. Seguirono i successi del generale Ulysses S. Grant, che portarono alla resa dei Forti Henry e Donelson, con l'applicazione, per la prima volta, del principio della "resa incondizionata". I Sudisti dovettero abbandonare il Tennessee, furono inseguiti da Grant e da Buell fino a che non furono fermati nella battaglia di Shiloh (6-7 aprile).
Mentre McClellan tergiversava, all'inizio del 1862, per L'Unione giunsero buone notizie dall'ovest. Il 6 febbraio un oscuro Generale chiamato Ulysses Simpson Grant, sotto gli ordini del generale Halleck , costrinse i Confederati ad abbandonare il Fort Henry che si trovava sul fiume Tennesee e una settimana dopo si impadronì del Fort Donelson, facendo circa 14.000 prigionieri. In quest'ultima occasione i difensori del Forte chiesero le condizioni di resa, e Grant, con una mossa inusuale per i Generali Nordisti suoi colleghi di allora, rispose: "possiamo accettare nessuna condizione fuorchè la resa immediata e senza condizioni".
Gli uomini di Grant erano del West centrale; da entrambe le parti si combattè valorosamente, comunque le truppe provenienti dal West resistettero al freddo, alla pioggia e al nevischio e avanzarono attraverso le difese fatte di alberi abbattuti sotto il fuoco proveniente dalle fortificazioni Sudiste. Il Nord aveva trovato un nuovo eroe in Grant. Ma chi era questo Generale?
Fisicamente era un uomo tarchiato, con un aspetto poco marziale con l'uniforme generalmente in disordine che masticava continuamente il sigaro. Era nato nell'Ohio e aveva trentanove anni; da ragazzo aveva lavorato nella conceria del padre e poi era andato all'Accademia di West Point, dove non si era trovato molto bene, infatti -nelle sue memorie- disse che il giorno più bello della sua vita era quello in cui si era diplomato, perchè finalmente andava via dall'Accademia. Era uscito dal corso ventunesimo su una classe di trentanove cadetti e si era comportato valorosamente nella guerra Messicana che aveva sempre ritenuto una iattura per il paese e un esempio di sfacciata aggressione da parte degli Stati Uniti. In una solitaria guarnigione sul Pacifico, forse perchè lontano dalla famiglia, si era dato all'alcool e venne trovato ubriaco in servizio, ma su quest'ultimo punto le opinioni sono discordi. Dimessosi dall'esercito, cominciò a condurre una vita dura e faticosa, facendo il contadino, fino a finire commesso nel negozio del fratello in Illinois, chiedendo soldi in prestito al padre. All'inizio della guerra chiese al comando di Washington di essere riammesso in servizio, ma non ebbe risposta; alla fine venne nominato Colonnello di uno screditato Reggimento di volontari dell'Illinois che egli, con molta energia, mise in condizione di combattere. Il prof.Luraghi, nel suo libro "La storia della guerra civile americana", racconta, con ricchezza di particolari, l'approccio di Grant con il Reggimento in questione. Successivamente ottenne la nomina a Brigadier-Generale, su interessamento di un membro del Congresso. Come ricompensa per la presa dei due Forti, Lincoln lo nominò Maggior-Generale. Rimase, comunque, un uomo schivo e riservato,l egato alla famiglia e forse aveva smesso di bere.
Dopo le vittorie riportate a Fort Henry e a Fort Donelson, Grant risalì il fiume Tennessee e si accampò con le sue truppe a Pittsburg Landing presso il confine con il Mississippi e i suoi avamposti si spinsero verso Shiloh Church. Il 6 aprile del 1862, che era una domenica, e nel campo dei Nordisti, all'alba, si stava consumando la colazione, improvvisamente si sentì l'urlo dei ribelli e il campo Unionista fu attaccato furiosamente dai Sudisti; la battaglia durò per tutto il giorno in combattimenti separati di unità militari isolate, attraverso i boschi, i burroni, tra fossi paludosi e campi aperti, mentre i soldati del Nord venivano respinti verso il fiume.
Grant, che si trovava a nove miglia più a nord sul fiume, venne portato con un battello sul campo di battaglia. Intanto le cannoniere dell'Unione sparavano proiettili a mitraglia contro i Sudisti in appoggio alle truppe di Grant.
Grant cercò di guadagnare tempo, aspettando le forze di appoggio di Buell e Wallace che cominciarono ad arrivare nel pomeriggio. Alla fine l'artiglieria Nordista riuscì a fermare gli assalti dei Sudisti; il giorno seguente, Grant ricevette i rinforzi e respinse dal campo i Confederati. In questa occasione, Albert Sidney Johnston, generale Sudista, cadde ferito a morte. L'elenco delle perdite di Shiloh fu molto alto: l'Unione aveva perduto 13.000 uomini circa, tra uccisi, feriti e dispersi; i Confederati circa 10.700 uomini.
A questo punto, Grant venne criticato da alcuni politici in quanto egli non si era premurato contro gli attacchi di sorpresa e non aveva tenuto conto degli avvertimenti del generale Halleck di elevare trincee quando si trovava alla presenza dell'esercito nemico.
Fu in questa occasione che Lincoln, pressato dai politici che volevano sostituire Grant, disse la famosa frase: "Non posso fare a meno di quest'uomo,egli combatte".
Gli attacchi a Grant furono però così violenti che egli pensò di abbandonare l'esercito e corse voce che avesse ricominciato a bere. Il suo vice, generale William T. Sherman, anche lui nativo dell'Ohio e con precedenti esperienze di vita similari a quelle di Grant, riuscì a convincerlo a non dare le dimissioni dall'esercito.
Anche Sherman infatti, rimasto orfano di padre all'età di nove anni, aveva conosciuto le avversità della vita alla pari di Grant; le carriere dei due generali un poco si assomigliavano. Pure Sherman si era diplomato West Point, ma aveva riportato, negli esami di diploma, un punteggio superiore a quello di Grant.  Però nella guerra Messicana, a differenza di Grant, non aveva conseguito particolari meriti.
Successivamente, si era dimesso anche lui dall'esercito e aveva cercato di fare fortuna nel mondo degli affari, ma non gli era riuscito; aveva provato ad esercitare varie professioni quali l'avvocato, il direttore di un collegio militare, il presidente di una società ferroviaria.
Allo scoppio della guerra venne riammesso in servizio e nel primo anno di guerra aveva ricevuto parecchie critiche per il suo comportamento militare, critiche che egli comunque aveva sopportato in attesa di tempi migliori.
Il genenerale Henry W. Halleck comandante del fronte occidentale, insoddisfatto dell'operato di Grant, prese lui il comando dell'esercito. Il generale Halleck era un altro seguace delle teorie dello Jomini e aveva anche tradotto alcune suoi scritti.
A questo punto anche l'avanzata dell'Unione sul fronte orientale poteva essere vittoriosa, e McClellan si convinse, dopo un lungo temporeggiare, a muovere un'offensiva contro Richmond; ma cominciò ad andare tutto storto.
I generali Halleck e McClellan, efficienti amministratori ed organizzatori, si rivelarono inconcludenti sui campi di battaglia. Mossero le loro truppe con eccessiva prudenza e lentezza, permettendo ai Confederati di riuscire a portare rinforzi a Richmond.
Lo spostamento, da parte dell'Unione, di grandi masse di soldati non era certo facile e occorreva un grosso coordinamento al quale i comandanti non erano abituati perchè non avevano mai guidato un contingente di uomini superiore ad un Reggimento. Comunque l'Unione fallì anche perchè i generali Confederati avevano studiato sugli stessi libri di strategia studiati dai generali dell'Unione e pertanto i Confederati erano preparati ad affrontare lo stesso tipo di battaglie.
McClellan portò le proprie truppe a Fort Monroe, sulla penisola tra il fiume York e il James, invece di attaccare via di terra da Nord. McClellan protestò a Washington, perchè Lincoln, non attenendosi al principio dello Jomini della concentrazione delle forze, trattenne 40.000 uomini per difendere la capitale. Nonostante ciò, McClellan si mosse al fine di prendere la capitale Confederata, Richmond.
Halleck impiegò quasi due mesi a portare le sue truppe da Shiloh a Corinth, intanto l'esercito Sudista si era già portato a Sud con tutte le scorte. Altrettanto prudente fu l'avanzata di McClellan lungo la penisola.
Mentre McClellan risaliva la penisola, il generale Confederato J.E. Johnston, che era accorso con i rinforzi, lo attaccò sul punto più debole per il principio della concentrazione delle forze, in quanto McClellan, imprudentemente, lasciò che lo straripamento del fiume Chickahominy dividesse le sue truppe. Johnston piombò sull'ala più esposta dell'Unione, provocando la battaglia di Seven Pines (31-1giugno) che, a parere dello storico D.H.Donald, per poco non si risolse in un trionfo per i Confederati. Johnston rimase ferito nel corso dello scontro e venne sostituito con il gen. Robert E. Lee, da Jefferson Davis. Lee rivelò subito il suo talento militare, dimostrando quando doveva seguire i principi dello Jomini e quando doveva ignorarli. Lee, conoscendo il temperamento lento di McClellan già dai tempi di West Point, ordinò al generale Jackson di effettuare una spedizione nella Valle dello Shenandoah, con 18.000 uomini. Jackson sconfisse e disperse le truppe dell'Unione, creando il panico a Washington. Dopo che Jackson ebbe ottenuto lo scopo, il generale Lee tornò al principio della concentrazione delle truppe e gli ordinò di ricongiungersi con la gran parte dell'esercito di fronte a Richmond.
Le forze ricongiunte Confederate piombarono addosso a McClellan sul lato destro e dopo una serie di scontri, noti con il nome di "Seven Days"(25 giugno-1 luglio), costrinsero le truppe dell'Unione ad una lenta ritirata fino alla riva del fiume James, sotto la protezione delle cannoniere Nordiste. Lee aveva salvato Richmond ma non riuscì ad annientare McClellan negli scontri noti con il nome di "Seven Days". Sull'esito di detti scontri, ci sono opinioni divergenti da parte degli storici.
L'Armata dell'Unione, ritirandosi, subì una battuta d'arresto nell'estate del 1862. I Confederati progettarono, a loro volta, una grande offensiva. Dall'Ovest, due eserciti Sudisti comandati da Braxton Bragg e da Edmund Kirby-Smith attraversarono rapidamente il Tennessee orientale in agosto ed entrarono nel Kentucky in settembre.
Le prime fasi dell'offensiva portarono a brillanti risultati per la Confederazione, ma la Campagna, a parere di Donald, fu improduttiva per il mancato coordinamento dei due eserciti Sudisti. Dopo una sanguinosa battaglia a Perryville (8 ottobre), le truppe Confederate si ritirarono in direzione di Chattanooga, seguite a "rispettosa" distanza dalle truppe dell'Unione.
L'offensiva Confederata più importante si svolse ad Est, per opera del generale Lee. Lee, concentrando tutti i suoi uomini contro le truppe dell'Unione comandate dal generale Pope, ottenne una brillante vittoria nella seconda battaglia di Bull Run. A questo punto, Lee fu libero di attraversare il Potomac ed entrare nel Maryland, dove sperava di rifornire il proprio esercito e raccogliere gli abitanti di quello Stato intorno alla causa della Confederazione. L'invasione del Maryland ebbe fine con la battaglia di Antietam. Gli storici come Donald considerano tale battaglia non risolutiva per entrambe le parti, e la cui totale inconcludenza dimostrò chiaramente che non sarebbe stato possibile porre fine alla guerra combattendo con i metodi tradizionali. Sia McClellan, sia Lee organizzarono i piani di battaglia secondo le regole dello Jomini, a livello di offensiva che di attacco. Dal punto di vista tattico fu condotta malamente da entrambe le parti. Il risultato fu la giornata più sanguinosa della guerra civile. Lentamente, Lee si ritirò in Virginia e McClellan non lo inseguì. Era terminata un'era; le strategie dello Jomini potevano portare solo a situazioni inconcludenti e quindi era giunto il momento per l'Unione e la Confederazione di condurre la guerra usando metodi innovativi e nuove strategie. Alcuni storici ritengono che la battaglia di Antietam (o Sharpsburg) cominciò quasi per caso. Sappiamo che McClellan entrò in possesso, per una circostanza fortuita, degli ordini di Lee. Parte delle truppe Confederate non aveva approvato l'invasione del Maryland, perchè tale invasione andava contro ai principi strategici della Confederazione, di attenersi alla difesa dei propri territori. McClellan, oltrepassate le montagne, rimandò l'avanzata alla mattina successiva. Lee non si ritirò, anzi lo aspettò e mise i suoi 18.000 soldati sulle alture sopra il paesino di Sharpsburg e attese McClellan che si schierò, con la sua nuova artiglieria a canna rigata, sulla pendenza alle spalle del suo esercito, sul fiume Antietam. Nel frattempo, arrivarono i rinforzi di Jackson, così le forze della Confederazione ammontarono a 40.000 uomini.
Da tutta l'estate, Lee, pur inferiore di numero, cercava la vittoria decisiva, e a Sharpsburg, se avesse battuto gli eserciti dell'Unione, avrebbe ottenuto un successo anche a livello politico nei confronti di Lincoln e del suo governo, oltre ad un possibile riconoscimento diplomatico da parte delle Nazioni Europee. D'altronde, Lee sapeva che McClellan gli era inferiore sul piano tattico. Se invece Lee perdeva, avendo alle spalle il Potomac, la sconfitta sarebbe stata irreparabile.
La battaglia durò tutto il giorno, con un fuoco di artiglieria costante e talmente impressionante che sarebbe stato ricordato con orrore dai reduci di entrambi gli schieramenti. Ci fu, da parte dell'Unione, una mancanza di coordinamento a livello tattico, con il risultato che le singole Divisioni decisero da sole i tempi degli attacchi che, pertanto, non furono congiunti e concentrati; questo permise una efficace reazione da parte Confederata, anche se, gli Ufficiali dello Stato maggiore del generale Longstreet dovettero di persona mettersi ai pezzi di una batteria a causa delle forti perdite.
Si assisté ad una battaglia nel complesso disordinata, fatta di numerosi scontri con moltissime caduti in una sola giornata. Alla fine, l'esercito di Lee, grazie anche alle esitazioni di McClellan, riuscì a ritirarsi, nella notte, oltre il Potomac e Lee e Jackson considerarono persino la possibilità di un nuovo attacco, ottimismo che Lee stesso mostrò altre volte come dopo il secondo giorno a Gettysburg. Lee però aveva perso un quarto del suo esercito e forse si rese conto, nei giorni successivi, che la guerra sarebbe entrata in una nuova fase.
Dopo la battaglia di Antietam, i giorni,  per la truppe dell'Unione, passarono inattivi. Lincoln si recò al fronte per sollecitare McClellan ad attaccare. Lee si trovava nella Valle dello Shenandoah molto lontano da Richmond e con basi poco sicure. McClellan non manifestò alcuna intenzione di attaccare i Sudisti e respinse l'accusa di essere troppo cauto nell'azione. Sembrava comunque che McClellan non avesse alcun desiderio di infliggere una sconfitta decisiva ai Confederati. Se McClellan avesse permesso a Lee di passare le Blue Ridge Mountains e di porre il suo esercito tra l'Armata del Potomac e Richmond, Lincoln l'avrebbe destituito. Dopo che erano passate sei settimane da Antietam, McClellan cominciò a spingersi al di là del fiume Potomac e impiegò nove giorni ad attraversarlo. Lee, senza incontrare alcuna opposizione, si trasferì a Culpeper Court House, tra l'esercito dell'Unione e Richmond.
Il 5 novembre 1862, Lincoln firmò l'ordine di destituzione di McClellan; egli aveva dato una ampia dimostrazione di non essere adatto a condurre un tipo di guerra utile a far capitolare il Sud, ma non solo, aveva confermato la convinzione -che Lincoln si era fatto da tempo- che non si poteva più riporre fiducia in un generale che condizionava la propria strategia secondo concezioni politiche personali. Pertanto, il generale Ambrose E. Burnside assunse il comando dell'Armata del Potomac al posto di McClellan.
I fatti dimostrarono che Burnside fu una scelta infelice, ma in quel momento sembrava il generale migliore che l'Unione potesse disporre. Diplomato a West Point, di 38 anni, Burnside aveva modi cordiali ed un aspetto imponente (ma sui suoi modi di fare gli storici sono discordi). Anche lui si era dimesso dall'esercito nel 1833 e aveva cercato di fare fortuna negli affari con una impresa commerciale, cosa che ben presto si rivelò fallimentare. Rientrato nell'esercito allo scoppio della guerra civile, Burnside condusse una fortunata operazione anfibia sulla costa della Carolina del Nord. Si era anche comportato bene ad Antietam. Assunse l'incarico di Comandante dell'Armata del Potomac, ma non si sentiva all'altezza di tale compito, anche perchè era pure amico di McClellan e questo gli procurava non poco imbarazzo.
Tornando alle azioni militari, il Corpo di Longstreet si trovava vicino a Culpeper e quello di Jackson nella Valle dello Shenandoah; Burnside puntò direttamente a sud per giungere a Richmond, attraverso Fredericksburg. L'Unione aveva una netta superiorità numerica rispetto ai Confederati.
Lee raccolse le sue forze sulle alture dietro Fredericksburg, con i suoi uomini occupava una posizione quasi inespugnabile contro un attacco frontale.
Per raggiungere il posto chiave dei Sudisti sulle alture, le truppe dell'Unione dovettero attraversare il fiume Rappahannock e risalire dei pendii che erano scoperti. In caso di sconfitta avevano il fiume alle spalle. I ponti per passare il fiume non riuscirono ad arrivare in tempo. Burnside iniziò a costruire ponti di chiatte per far passare le truppe; una nebbia avvolse il fiume che risultò vantaggiosa per i Nordisti, però quando la nebbia sparì, i Confederati videro chiaramente le divisioni dell'Unione che si avvicinavano sulla piana sotto di loro. Cominciò un combattimento terrificante con un massiccio fuoco di artiglieria di entrambe le parti. Detta battaglia viene ricordata come il primo scontro di trincea della storia.
La battaglia di Fredericksburg fu un disastro per l'Unione, Burnside gettò le sue truppe contro la forte posizione trincerata di Lee; le perdite dell'Unione furono di 10.000 unità, quelle dei Sudisti non più di un quinto dei loro uomini. L'esercito dell'Unione si ritirò oltre il fiume. Burnside si era mostrato più aggressivo e risoluto di McClellan ma le sue decisioni mancavano totalmente di cautela, tant'è che sembrava facesse la guerra-a dire dei contemporanei-"come certa gente che suona il violino con violenza e con poca grazia".
Sempre per mettere in risalto altri aspetti della guerra che cambiarono nel corso degli anni, vorrei mettere in evidenza il concetto di guerra-spettacolo, come l'hanno definito alcuni storici, fenomeno verificatosi durante il primo anno di guerra.
Il primo esempio è dato dall'assedio di Fort Sumter. Sia il bombardamento del Forte e la resa della guarnigione furono seguiti, ci dicono le cronache dell'epoca, da un numeroso pubblico composto anche da donne e da giovani che guardavano i lampi prodotti dai cannoni come se fossero dei giochi pirotecnici. Altro evento era rappresentato dalla presenza di molti giornalisti, i quali descrissero l'uscita dei Nordisti dal Forte e la consegna della bandiera Nazionale.
Però,c on lo scontro di First Bull Run, nel luglio del 1861, le cose cominciarono a cambiare per gli spettatori, in quanto,all'inizio della guerra,parte di essi l'avevano scambiata per uno spettacolo sportivo. Nello scontro di Bull Run, la folla, composta anche da gente altolocata, si mise a vedere la battaglia sulla colline antistanti il fiume Bull Run. I cosiddetti spettatori si trovarono in mezzo ad una sparatoria e in mezzo ad un mucchio di pallottole, tra i Nordisti e i Sudisti e, pertanto, furono costretti a scappare. Anche in questo caso, i giornalisti ebbero un ruolo importante nel descrivere lo scontro sui giornali, scatenando l'entusiasmo della Confederazione, in quanto le truppe Confederate per poco non occuparono Washington; i giornali però non misero in risalto la disorganizzazione e l'impreparazione anche delle truppe Confederate.
Nel 1862, finì l'abitudine di andare a vedere le battaglie come se fosse uno spettacolo, perchè gli scontri ormai si svolgevano in luoghi impraticabili e poco accessibili. Comunque, continuarono ad essere effettuati i resoconti dei giornalisti che rimasero gli unici che seguirono da vicino la guerra. Anche nel film "Glory" si vede il rapporto che intercorre tra militari (il Colonnello Shaw) e i giornalisti.
Nell'ultimo periodo di guerra invece si assistette ad un'altra trasformazione: con le invasioni di Sherman e Sheridan nei territori del Sud, i civili stessi vennero assimilati ai combattenti, in quanto sostenevano i soldati tramite le risorse dei luoghi; anche i civili, come nelle guerre moderne, furono direttamente coinvolti nel conflitto, pagando un prezzo carissimo perchè, per alcuni militari del Nord, la guerra diventò punitiva nei confronti delle popolazioni Sudiste. Per quelle popolazioni che non avevano mai conosciuto prima la triste esperienza della guerra fu un colpo profondo i cui riflessi sarebbero durati a lungo.