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•La caduta di Fort Henry e Fort Donelson
Testo di Matteo Fontana
Pubblicato il 14/12/2009

Il punto giusto in cui sfondare
Nel mese di dicembre del 1861 i generali nordisti Henry W. Halleck, William T. Sherman e George Cullum si incontrarono in Missouri per discutere su come attaccare i confederati. Molti avevano sconsigliato l'offensiva, intimoriti dalla posizione occupata da Polk a Columbus. Durante la riunione il generale Halleck chiese dove fosse la linea confederate e il generale Cullum prese una mappa, vi disegnò una linea che partiva da Bowling Green, passava per i forti Henry e Donelson e arrivava a Columbus, in Kentucky. Halleck allora disse "Questa è la loro linea. Ora, quale è il punto migliore per sfondarla?". Sherman e Cullum dissero che era il centro. Halleck disegnò un'altra linea perpendicolare alla precedente, i tre videro che corrispondeva più o meno al corso del fiume Tennessee: il fiume sarebbe diventato la linea lungo la quale l'offensiva federale si sarebbe sviluppata. Pochi giorni più tardi, il generale George B. McClellan ordinò che le forze federali iniziassero delle dimostrazioni contro i confederati di Albert S. Johnston, in particolare per evitare che mandassero rinforzi al generale Simon B. Buckner che stava allora affrontando il nordista Don Carlos Buell nell'area di Bowling Green, in Kentucky. Così fu pianificato che Grant muovesse verso sud per distrarre i confederati nel Tennessee Occidentale e Centrale. Grant ordinò al generale C.F. Smith di muoversi verso la sponda occidentale del Tennessee e minacciare i forti confederati Heiman ed Henry. Nel frattempo un'altra colonna sotto il generale McClernand si mosse verso Columbus. Con questa spedizione Grant fu in grado di scoprire che un attacco contro Fort Henry era possibile e il generale capì che il Cumberland e il Tennessee erano la linea da seguire per un'offensiva contro i sudisti. Quando il piano di prendere Fort Henry fu proposto ad Halleck, questi rimase titubante, forse non capì il piano di Grant, forse non si fidava del generale per ciò che era successo durante la battaglia di Belmont o forse era troppo indeciso e timoroso di prendere l'offensiva. Infatti ai generali McClellan e Buell, e al presidente Lincoln disse che una simile manovra non poteva essere compiuta immediatamente, era necessaria una preparazione e pianificazione adeguata, e cosa più importante aspettare che il suo fianco destro in Missouri si stabilizzasse.  Inoltre vi erano anche interessi personali, infatti Buell e Halleck volevano rimanere indipendenti e non diventare il subordinato dell'altro. Quindi a lungo i due tentennarono e non trovarono un piano d'azione soddisfacente. Poco dopo le forze confederate del generale Zollicoffer furono sconfitte a Fishing Creek (o Mill Spring), l'estrema destra confederata aveva subito un duro colpo. Molti fecero pressioni su Halleck affinché venisse effettuato un movimento lungo i fiumi Cumberland e Tennessee. Il 24 gennaio il generale Grant ripropose il suo piano di attaccare Fort Henry al generale McClellan e il 28, dopo aver discusso con il commodoro Foote, telegrafò ad Halleck che il forte si poteva conquistare. In seguito a questo telegramma Halleck finalmente si decise a lanciare l'offensiva. Ma cosa avevano fatto i confederati in vista di una simile offensiva? Quali difese erano state erette per proteggere i corsi dei vitali fiumi Cumberland e Tennessee?

La costruzione di Fort Henry e Fort Donelson
Con la secessione del Tennessee, il governatore e la popolazione dello stato sentirono immediatamente la necessità di costruire una linea difensiva contro una possibile invasione federale. Fin da subito i sudisti pensarono che l'unica reale minaccia sarebbe potuta materializzarsi lungo il fiume Mississippi. Per questo motivo per tutto il 1861 e buona parte del 1862 molta attenzione fu dedicata al settore occidentale dello stato. Inizialmente la neutralità del Kentucky favorì questa corrente di pensiero, infatti alcuni pensavano che questo stato avrebbe protetto il confine settentrionale del Tennessee. Vennero così costruite fortificazioni a New Madrid, situata all'estremità meridionale del Missouri, all'Isola No. 10 sul fiume Mississippi e più tardi, quando il generale confederato Leonidas Polk violò la neutralità del Kentucky, a Columbus. In questa ultima posizione venne eretta una potente fortezza che influenzerà poi il fato dell'intera linea confederata in Tennessee. Infatti questa posizione e le altre situate lungo il Mississippi erano nel distretto comandate dal generale Leonidas Polk, i cui confini arrivavano al fiume Tennessee. E' proprio qui, più ad est, che si trovava un punto vitale dello stato del Tennessee e dell'intera linea confederata. Qui si trovavano due importanti fiumi, il Tennessee e il Cumberland che entravano nello stato del Tennessee dal Kentucky e per qualche chilometro scorrevano quasi paralleli, separati solo da un piccola penisola. Nel maggio 1861 il governatore Isham Harris decise di fortificare la zona e incaricò il brigadier-generale Daniel S. Donelson, dell'Esercito di Stato del Tennessee (e poi futuro generale confederato) e il maggiore Bushrod Johnson (futuro generale confederato) di trovare un luogo adatto. Siccome all'ora il Kentucky era ancora neutrale, il generale decise di erigere un forte sul fiume Tennessee chiamato Henry (in onore di un governatore dello stato) e poco più tardi un altro forte sul Cumberland, Fort Donelson.

Questi due forti erano molto vicini e collegati tra loro, si trovavano sulla stessa penisola che separava i due grandi fiumi. Purtroppo per i confederati le cose andarono da subito male: la costruzione dei forti fu molto lenta e ostacolata da una lunga serie di motivi. Innanzitutto si trovavano al limite tra il distretto del generale Polk e quello sotto la responsabilità del governatore Harris. Questa suddivisione di responsabilità rimase tale fino al settembre del 1861 quando arrivò il generale Albert S. Johnston, che prese il comando del Dipartimento che comprendeva l'intera linea confederata nel Tennessee. Quindi fino a settembre la zona rimase sotto la responsabilità del governatore, più interessato alle faccende del Tennessee Occidentale e a sostenere le operazioni del generale Polk e Pillow nell'area. Tuttavia anche Johnston non fu in grado di prestare un'adeguata supervisione ai lavori e preferì concentrarsi sulla posizione di Bowling Green in Kentucky, lasciando a subordinati, tra cui Polk, il compito di continuare i lavori e rendere i forti operativi. Questi inviarono al generale diverse versioni sulle condizioni dei forti, alcuni sostenevano che i lavori procedevano bene e altri che erano un disastro. Johnston preferì fidarsi dei primi e comunque non si recò mai personalmente, nemmeno si interessò seriamente delle fortificazioni dell'area. E' quindi l'incompetenza e l'insubordinazione dei vari comandanti locali combinati con il disinteresse di Albert S. Johnston che determinarono la mancata realizzazione di una forte posizione nell'area di Fort Henry e Donelson. Ad esempio il generale Polk trattenne quasi tutti gli ingegneri nella sua fortezza di Columbus o nel Tennessee Occidentale, ostacolando qualsiasi tentativo di mandare rinforzi ai due forti (che nonostante tutto facevano parte del suo distretto). Il  generale A.S. Johnston alla fine del 1861 inviò un ingegnere, Dixon, a Fort Donelson per sistemare le cose. Polk però lo fece mandare a lavorare sulle sue difese lungo il Mississippi. Johnston inviò anche Gilmer ma questi infelice del compito assegnatogli e convinto anche lui come molti altri che i nordisti avrebbero attaccato lungo il Mississippi non si impegnò per fortificare la zona di Fort Henry e Donelson ed inviò rapporti fuorvianti sulle condizioni dei due forti. Alla fine del 1861 quindi, il generale Albert S. Johnston telegrafò al Dipartimento della Guerra che Fort Henry era una forte posizione e con una buona guarnigione; se si fosse recato di persona sul posto avrebbe scoperto che la realtà era molto diversa.
Quando la destra della linea confederata collassò nel 1862 a Fishing Creek (o Mill Springs) i forti Henry e Donelson divennero vitali. Ma in che condizioni si trovavano? Fort Donelson era stato tenuto nel giugno del 1861 da quaranta uomini disarmati, poi nell'ottobre venne abbandonato. Più tardi venne ripreso ma anche con l'arrivo del generale Johnston i lavori non vennero terminati. A Fort Donelson si trovavano solo 300 uomini male addestrati, male armati, una batteria era stata costruita all'inizio di ottobre ma alla fine del mese non vi era ancora nessun artigliere sul posto e non era stata costruita nessuna difesa contro un possibile attacco terrestre. Nel gennaio del 1862 i lavori continuavano ma mancavano ancora artiglieri per manovrare i cannoni, vitali per ciò che era stato concepito il forte. Esso si trovava su una scogliera e i suoi 14 cannoni erano in grado di colpire dall'alto le navi che navigavano sul Cumberland. Due batterie erano al livello del fiume, ben protette da lavori campali, una si trovava a 6 metri sopra il fiume e un'altra a 15 metri. All'interno del forte si trovava un bunker dove trovava riparo la guarnigione e che era collegato con trincee coperte alle varie batterie. Attorno al forte vero e proprio vennero erette delle piccole fortificazioni, sopratutto piccole trincee per tiratori. Quando la campagna del generale Grant iniziò, i lavori a Fort Donelson stavano procedendo ma ciò che era stato costruito per difendere il forte da un attacco terrestre non era nulla di formidabile. La costruzione di Fort Henry iniziò prima di quella di Fort Donelson, ma la sua realizzazione fu più problematica, addirittura il capitano Jesse Taylor consigliò a Polk di ricollocare il forte e costruirne un altro in supporto sull'altra sponda del Tennessee. Nel gennaio del 1862 Fort Henry si trovava ancora al suo posto e Fort Heiman, sull'altra sponda del fiume, era solo stato progettato. Tuttavia a Fort Henry fin da subito vennero piazzati 17  cannoni, di cui 11 erano rivolti sul fiume e 6 difendevano il forte da un possibile attacco terrestre. Vennero cominciate anche delle trincee e degli avamposti per i tiratori. Purtroppo il forte si trovava su un terreno basso, non solo esposto ad eventuale fuoco proveniente dalle alture circostanti, ma anche all'acqua del fiume che allagò parte del forte per tutta la sua esistenza. Fort Heiman fu iniziato troppo tardi e venne realizzato molto poco dai confederati.

Queste due mappe dei forti e dei loro trinceramenti sono tratte dagli Official Records, Tavola XI. Clicca sulle immagini per ingrandirle.

               
     Fort Henry                                                                  Fort Donelson
(Clicca per ingrandire)                                             (Clicca per ingrandire)

La campagna inizia
Il 30 gennaio 1862 il generale Grant ricevette l'ordine di ammassare le varie truppe dislocate a Paducah, Smithland, Cairo, Fort Holt, Birdspoint e altre zone. A causa del blocco del traffico fluviale i nordisti furono in grado di trovare molte imbarcazioni che raccolsero a Cairo. Tuttavia Grant non fu in grado di trovare abbastanza imbarcazioni per trasportare tutti i suoi 17.000 uomini  in una sola volta e così metà degli uomini, sotto il generale John McClernand, furono i primi a risalire il fiume Tennessee. Successivamente Grant riuscì a trovare altri trasporti e si imbarcò con un'altra parte delle sue forze diretto verso il punto di sbarco selezionato da McClernand. Qui il  4 febbraio Grant scoprì che il punto era troppo distante da Fort Henry e allora tutte le truppe vennero reimbarcate e scaricate più avanti, a soli 5 chilometri dal forte. Il compito della divisione McClernand era tagliare la strada che da Fort Henry portava a Fort Donelson. Le navi tornarono indietro verso Paducah per caricare la divisione del generale C.F. Smith. Grant si unì alla flotta per controllare che le operazioni si svolgessero correttamente. Intanto il 5 febbraio vennero lanciate diverse ricognizioni, durante una delle quali un cavalleggero unionista fu ucciso e altri due feriti. Nel pomeriggio arrivarono sul posto Grant e Smith, che insieme a McClernand si recarono a bordo della USS Cincinnati, la nave del commodoro Foote. Qui venne deciso che il giorno seguente Fort Henry sarebbe stato attaccato. Le 7 navi da guerra di Foote avrebbero attaccato il forte dal fiume mentre l'esercito di Grant lo avrebbe isolato via terra.
Nel frattempo i sudisti erano praticamente rimasti a guardare. A gennaio quando Grant fece la sua ricognizione in forze il generale Albert S. Johnston temette che un'offensiva federale stesse per avere luogo al centro della sua linea. Questo episodio però fu liquidato rapidamente da Polk come un tentativo dei nordisti di distrarre l'avversario dalla posizione di Columbus. Sebbene così il generale Johnston fu leggermente sensibilizzato sulla situazione critica dei forti Henry e Donelson, non comprese appieno la gravità della situazione. Qui il comandante dei due forti, il generale Lloyd Tilghman, facendo presente a Johnston la situazione critica di Fort Henry e l'impossibilità di costruire Fort Heiman, scioccò completamente Johnston. Il generale scrisse "Ho ordinato al generale Polk quattro mesi fa di costruire queste fortificazioni. E ora, col nemico su di noi, nulla di importante è stato fatto. E' davvero straordinario." Il generale ordinò poi a Tilghman di completare Fort Heiman, ma ovviamente era troppo tardi e mancavano gli uomini necessari. Precedentemente, prendendo in considerazione un possibile sfondamento a Fort Donelson, Johnston alla fine del 1861 aveva mandato degli ingegneri nella zona di Clarksville, a metà strada tra Nashville e i forti, per realizzare una seconda linea difensiva per la capitale del Tennessee. Nel 1862 questa posizione era intenibile. Ancora una volta la distrazione del generale Johnston, l'incompetenza dei suoi subordinati e alcune pressioni politiche fecero in modo che i lavori venissero appena cominciati. L'ultima speranza per i sudisti risiedeva nell'arrivo di rinforzi, ma il presidente Davis considerò pericoloso sguarnire il fronte Virginiano e le difese costiere. Tuttavia il 4 febbraio 1862 giunse a Bowling Green il generale Pierre Gustave Toutant Beauregard. Con lui giunse una falsa notizia ai federali, ovvero che Beauregard era arrivato in Kentucky con migliaia di uomini. Questo però accelerò i movimenti dei federali. In quegli stessi giorni, il generale Tilghman stava tenendo informato Johnston sulla situazione a Fort Henry: prima comunicò che forze consistenti nemiche si stavano assemblando a Smithland, che il 4 febbraio alcune cannoniere apparvero sul fiume Tennessee e scambiarono qualche colpo col forte, che il fumo di altre navi in avvicinamento era visibile sul fiume e infine che alcuni nordisti erano sbarcati sulla sponda orientale del Tennessee. Tilghman, che si trovava a Dover, vicino a Fort Donelson, comunicò a Polk che necessitava immediatamente di aiuto. Polk però inviò solo qualche unità di cavalleria e Albert S. Johnston, invece di ordinare a Polk di aiutare il forte, rimase inattivo lasciando al suo subordinato l'iniziativa. Peggio ancora, il generale sudista era ancora convinto che l'offensiva principale sarebbe stata lanciata su Bowling Green e Polk riteneva rischioso qualsiasi movimento che indebolisse Columbus. Infatti lo stesso giorno Tilghman aveva chiesto rinforzi anche a Johnston, ma questi aveva scritto a Beauregard che non avrebbe aiutato Fort Henry, Bowling Green e Nashville erano più importanti. Nella mezzanotte del 4 il generale Tilghman arrivò a Fort Henry e fece immediatamente abbandonare Fort Heiman. Intanto il forte stava venendo assediato da un altra forza: il fiume Tennessee. Era in corso la piena stagionale e parte del forte era allagato. Ormai era chiaro a Tilghman che doveva affrontare i 16.000 federali solo con i suoi 2.600 male armati confederati. Il generale decise quindi all'ultimo momento di evacuare Fort Henry facendo ritirare tutti gli uomini, tranne gli artiglieri, a Fort Donelson. Si avvicinava l'alba del 6 febbraio, l'attacco dei federali stava per essere sferrato.

La resa di Fort Henry
Alle 11:00 del 6 febbraio 1862 le sette navi da guerra (USS Essex, St. Louis, Cincinnati, Carondolet, Tyler, Lexington e Conestoga) del commodoro Foote avanzarono verso Fort Henry, difeso del generale Tilghman e da circa 80 uomini. Durante l'incontro del giorno precedente, il generale Grant aveva concesso a Foote il permesso di attaccare il forte anche se l'armata non fosse stata in posizione. Arrivate a tiro le navi nordiste aprirono il fuoco su Fort Henry. Dopo circa 45 minuti uno dei cannoni di Tilghman esplose, uccidendo e ferendo i suoi artiglieri. Alcuni minuti dopo la Columbiade del forte fu accidentalmente messa fuori uso, una granata colpì tutti i serventi di un altro pezzo e altri numerosi proiettili colpivano i decimati artiglieri. Il generale Tilghman si unì ai soldati nel manovrare i cannoni e quando uno dei suoi ufficiali gli propose di arrendersi rispose: "Non arrenderò il forte." I sudisti riuscirono a fare dei danni alla Essex, ma la posizione del forte gli impedì di effettuare un fuoco efficace. Ormai con solo due cannoni utilizzabili il generale Tilghman decise che ogni ulteriore resistenza era inutile. Alle 13:50 il comandante del forte issò una bandiera bianca e chiese di parlamentare. Il commodoro Foote accettò la resa del forte e verso le 15:00 giunse sul posto anche il generale Grant. Il primo scontro della campagna era stato vinto dalla marina, l'esercito era stato ritardato dalle paludi dell'area. Secondo il comandante Henry Walke della USS Carondolet i confederati persero nello scontro 5 uomini uccisi, 11 feriti, 5 dispersi e 94 prigionieri (inclusi anche i malati e feriti rimasti nel forte). Nel tardo pomeriggio alcune unità di cavalleria nordista raggiunsero la retroguardia della guarnigione di Fort Henry diretta a Fort Donelson. Una piccola scaramuccia ebbe luogo nella quale un soldato confederato fu ucciso e una batteria di 6 cannoni fu abbandonata dagli scossi confederati. In giornata la notizia del successo raggiunse anche il generale Halleck che comunicò al generale in capo McClellan che "la bandiera dell'Unione è stata ristabilita sul suolo del Tennessee. Non verrà mai più rimossa." Lo stesso giorno Grant telegrafò ad Halleck che l'8 febbraio avrebbe preso Fort Donelson.

Verso Fort Donelson
Con la caduta di Fort Henry, il generale Albert S. Johnston rimase scioccato. Sebbene la posizione dell'armata di Buell non era più molto chiara, Johnston ricevette dei rapporti che la collocavano ancora nell'area di Bowling Green. Il generale però non riusciva a rendersi conto che contro Fort Henry aveva operato un'altra forza e sebbene gli fosse stato segnalato che i nordisti ora puntavano su  Fort Donelson, egli pensava che il prossimo attacco sarebbe avvenuto nell'area di Clarksville. Così ordinò al generale Gideon Johnson Pillow, un personaggio ambizioso e incompetente che aveva appena dato le sue dimissioni dal suo incarico sotto Polk, di radunare tutte le forze che trovava e concentrarle a Clarcksville. Qui vennero anche inviati il generale John B. Floyd con la sua divisione (recentemente arrivati dalla Virginia Occidentale) e il generale Simon B. Buckner e le sue truppe. Tuttavia Johnston non sapeva quanti uomini si trovavano e vennero raccolti a Clarksville, nemmeno dove esattamente si trovassero. Completamente confuso, Johnston divenne convinto che l'unica minaccia a Fort Donelson era rappresentata da un attacco delle cannoniere ed ignorò completamente la forza di terra di Grant. Inizialmente pensò che il forte non sarebbe stato in grado di fermare le navi ed ordinò ad Hardee di ripiegare su Nashville. Il 7 febbraio però ordinò Pillow e alle sue truppe di recarsi a Fort Donelson con l'ordine di tenerlo il più a lungo possibile e poi ritirarsi. Non aveva però ancora preso in considerazione un attacco terrestre da parte dei nordisti e quindi il compito di queste truppe non è chiaro visto che non avrebbero potuto fare nulla per fermare una flotta, l'unica reale minaccia secondo Johnston. Il giorno seguente affidò il comando dell'area di Clarcksville e Donelson al generale Floyd, scaricando a lui ogni futura responsabilità e informandolo che doveva prendere da solo qualsiasi decisione per la difesa del posto. Questo incarico non fu chiaro a Floyd fino all'11 febbraio quando la cosa venne chiarita da Johnston. Nel frattempo si crearono ritardi e confusione nell'organizzazione della difesa (Floyd infatti prese il comando solo quel giorno). Intanto il  9 febbraio il generale Pillow ricevette un altro ordine da Johnston di recarsi a Fort Donelson con le truppe dei generali Buckner e Clark. Quando Pillow giunse al forte trovò una posizione debole. A nord si trovava l'Hickman's Creek che con le sue acque stagnanti sbarrava la strada, a sud del forte si trovava l'Indian Creek che isolava la sinistra della linea confederata, poco più a sud ma sopra la cittadina di Dover si trovava il Lick Creek, il quale contribuiva a frammentare ulteriormente la linea. Solo un terzo delle piccole trincee che si estendevano dall'Hickman's Creek e che arrivavano fino a Dover erano state completate e Pillow confidò al generale Floyd che le fortificazioni erano incomplete e male progettate. A causa di dispute di comando e dell'ambizione, Pillow però inviò rapporti a Johnston nei quali affermava di poter tenere il forte, che la posizione era formidabile e che non vi era alcuna minaccia. Il generale Floyd convenne con Pillow che la posizione poteva trasformarsi in una trappola dato che la via verso Nashville era attraversata dagli ingrossati Lick e Indian Creek. Floyd riprese il piano precedentemente ideato da Pillow di lasciare una piccola guarnigione al forte e attaccare i nordisti mentre si avvicinavano al forte col grosso delle forze. Per questa manovra era previsto che Pillow rimanesse nel forte, ma l'ambizioso generale fece saltare il piano trattenendo la divisione di Buckner e convincendo Johnston delle "formidabili" difese di Fort Donelson. Il debole Floyd cedette di fronte a Pillow e poco dopo ricevette l'ordine da Johnston di unirsi alla guarnigione del forte ed entrare in quella che poco prima egli stesso aveva definito una trappola. Se il piano fosse stato eseguito i confederati avrebbero avuto qualche possibilità di sconfiggere Grant. Il 13 febbraio Floyd arrivò a Fort Donelson portando la guarnigione a circa 16.000 uomini, ma il nemico era alle porte.
Anche Grant e la sua armata avevano però avuto dei problemi, il generale nordista non prese Fort Donelson l'8 febbraio come aveva annunciato. Con la caduta di Fort Henry il generale Halleck ordinò a Foote di far risalire il Tennessee dalle sue navi e colpire i ponti e le linee di comunicazione confederate. Intanto il generale cominciò a chiedere rinforzi per poter lanciare un'offensiva in larga scala dopo la presa di Fort Donelson. Grant però non voleva aspettare i rinforzi, voleva sfruttare la situazione e colpire subito Donelson. Il suo piano era però irrealistico per diversi motivi: la spedizione contro Fort Henry non aveva sufficienti trasporti  per continuare un'invasione terrestre, non vi erano adeguate informazioni sulle condizioni delle difese sudiste, il cattivo tempo aveva allagato le strade e la marina non poteva supportare un attacco al forte. Infatti le navi di Foote sarebbero dovute prima tornare indietro fino a Paducah per entrare nel corso del Cumberland e poi risalire il fiume fino al forte. Inoltre la USS Essex e la USS Cincinnati necessitavano di riparazioni dopo lo scontro e la Lexongton, Tyler e Conestoga stavano risalendo il Tennessee come ordinato da Halleck. Grant sfruttò questi giorni di ritardo inviando il suo ingegnere, il tenente-colonnello James B. McPherson, in ricognizione a Fort Donelson. Venne infine deciso che il 12 febbraio 1862 sarebbe iniziata la manovra contro Fort Donelson, per quel giorno le navi di Foote sarebbero state in grado di supportare l'esercito di Grant. Così, già l'11 febbraio la divisione del generale McClernand iniziò l'avanzata. Il 12 tutto l'esercito federale di 15.000 uomini avanzava sulle strade che collegavano Fort Henry con Fort Donelson e la sera giunsero nell'area le prime unità. Anche la USS Carondolet arrivò sul posto e per segnalare a Grant la sua presenza bombardò brevemente il forte. Il giorno seguente i nordisti continuarono per tutta la mattina lo schieramento e infine avvistarono le forze confederate del generale Floyd che entravano nel forte.

Primi tentativi a Fort Donelson
Il 13 febbraio 1862 l'esercito federale aveva l'ordine di rimanere sulla difensiva poiché Grant sperava di sottomettere il forte con l'uso delle cannoniere e un minimo sforzo da parte dell'esercito. Durante la mattina i picchetti confederati furono molto attivi e il loro fuoco combinato con quello dell'artiglieria irritò il generale John A. McClernand, che inoltre aveva appena assistito all'entrata quasi indisturbata di Floyd nel forte. McClernand credendo anche di aver trovato un punto debole nelle difese sudiste decise di lanciare un assalto non autorizzato con quattro dei suoi reggimenti dell'Illinois sotto il comando del colonnello William Morrison. I confederati respinsero senza sforzo l'attacco nordista infliggendo pesanti perdite. Anche il generale C.F. Smith lanciò due brigate contro i sudisti per saggiarne le difese. Nel frattempo il generale Floyd stava pensando di tentare una sortita ed evacuare il forte. Bisognava attaccare i federali sulla Wynn's Ferry Road ma il generale Pillow protestò che era troppo tardi per lanciare un attacco a quell'ora. Quella stessa mattina il comandante della Carondolet, Walke, ricevette ordine da Grant di iniziare il bombardamento del forte alle 9 e così la nave si apprestò ad iniziare l'assalto. Durante lo scontro fu ucciso un ufficiale ingegnere confederato e anche un cannone delle batterie fu colpito. I sudisti causarono 12 feriti e alcuni danni alla Carondolet che si ritirò per poi riprendere il duello che durò fino a sera. Alle 23:30 giunse sul posto la flotta di Foote con le corazzate St. Louis, Louisville, Pittsburg e le cannoniere Lexington, Tyler e Conestoga. Grant ordinò un attacco immediato così alle 15:00 del 14 febbraio venne lanciato l'attacco, la Louisiville era schierata lungo la sponda occidentale del fiume, la St. Louis al centro, la Pittsburg e la Carondolet lungo la sponda orientale, la Lexington, Conestoga e Tyler erano arretrate. Alle 15:30 i confederati aprirono il fuoco e poco dopo le navi gli risposero.  Il generale Floyd nel panico inviò un dispaccio a Johnston dove diceva che "Il forte non può tenere per più di venti minuti". Il fuoco dei vascelli federali era preciso e micidiale mentre quello dei confederati era poco efficace, almeno fino a quando Foote fece avvicinare troppo la flotta ai cannoni del forte. Dalle batterie di Fort Donelson si sviluppò un fuoco costante anche se un cannone fu messo fuori uso da un artigliere male addestrato. La pesante ancora della Carondolet fu colpita da un proiettile come anche la cabina in cui si trovavano i piloti, di cui uno fu ucciso, la scialuppa venne distrutta e uno dei cannoni esplose ferendo una dozzina di uomini. Le corazzate unioniste si trovavano sotto un fuoco molto pesante e presto la confusione cominciò a regnare, la Pittsburg ebbe una collisione con la Carondolet, a bordo della St. Louis Foote venne ferito ad un piede così come anche il timoniere. In breve la Pittsburg, la St. Louis e la Louisville si dovettero ritirare mentre la Carondolet subì ancora diversi tiri micidiali. Quando la nave divenne impossibile da manovrare il comandante Walke decise che era il momento di ritirarsi. Alle 17:00 la flotta federale era in ritirata, si contavano 8 morti e 47 feriti mentre i confederati non avevano avuto nessuna perdita.

La speranza di Grant di replicare ciò che era successo a Fort Henry svanì, il suo piano era da rivedere ed era chiaro che questa volta l'esercito avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella presa di Fort Donelson. Per fortuna di Grant l'esercito stava ricevendo aiuti, il brigadier-generale Lewis Wallace era arrivato con due reggimenti e una batteria di artiglieria da Fort Heiman ed Henry. Appena giunto a rapporto da Grant, questo piazzò Wallace al comando di una terza divisione, formata con i reggimenti che stavano affluendo, e che si sarebbe schierata al centro. Le altre due divisioni erano quelle del generale McClernand sulla destra e quella del generale C.F. Smith sulla sinistra. A fine giornata l'esercito federale poteva contare circa 27.000 uomini sul campo. Ma Grant, sebbene stesse stringendo sempre di più la sua morsa sul forte sudista aveva sottovalutato i confederati, non pensò mai che questi avrebbero potuto prendere l'iniziativa e passare all'offensiva. Intanto quella notte i soldati, nordisti e sudisti, pativano il gelido freddo e molti erano senza coperte e cappotti. In particolare dentro Fort Donelson scarseggiavano cibo e munizioni, le trincee piene d'acqua a causa delle piogge dei giorni precedenti si erano ghiacciate e nonostante la vittoria del 14 avesse alzato il morale, nelle fortificazioni si continuava a soffrire. Il giorno seguente, poco prima dell'alba, Grant ricevette una nota da Foote, che ferito chiedeva una conferenza col generale a bordo della St. Louis. La flotta doveva tornare a Mound City, in Illinois, per riparazioni ma sarebbe tornata nel giro di dieci giorni. Grant si trovò d'accordo con Foote e tornò sulla terra ferma convinto di dover iniziare un assedio. Ad attenderlo però vi era il capitano William Hillyer con delle cattive notizie per il generale Grant. Era la mattina del 15 febbraio.

Lo scontro finale
Invece Albert Sidney Johnston ricevette il 14 febbraio la notizia della vittoria, un successo esagerato nei rapporti di Floyd e Donelson. Tuttavia Johnston informò Richmond che "una brillante vittoria" era stata ottenuta a Fort Donelson. In realtà per i confederati il 13 e il 14 febbraio furono delle occasioni sprecate e Floyd appena giunto nel forte che stava venendo circondato e che considerava ancora una trappola avrebbe potuto sfruttare l'inattività dell'esercito federale e la sua superiorità numerica per abbandonare il forte. Il comandante del forte però stava cominciando a realizzare quanto realmente era pericoloso l'esercito di Grant e che le navi di Foote non erano la vera minaccia. Infatti Floyd ricevette durante il pomeriggio e la sera del 14 febbraio rapporti sullo schieramento delle forze federali, le quali ora controllavano sempre più saldamente la Wynn's Ferry Road. A questo punto decise che era il momento di scappare dalla trappola e probabilmente fu incoraggiato nella decisione anche da un dispaccio ricevuto in giornata da Johnston, il quale consigliava Floyd di evacuare verso Nashville se il forte non poteva essere tenuto. La sera del 14 venne quindi convocato un consiglio di guerra e si decise che la mattina seguente i confederati avrebbero attaccato la destra dell'esercito federale, riaperto la Wynn's Ferry Road e si sarebbero poi ritirati verso Nashville. Era lo stesso piano proposto da Floyd quella stessa mattina.
Nella gelida notte la divisione di Buckner, che costituiva la destra confederata (ed era quindi fino ad allora schierata di fronte a C.F. Smith) fu ritirata e spostata sulla sinistra dello schieramento sudista, a sinistra della brigata del colonnello Adolphus Heiman (che teneva quindi il centro) e a destra della divisione Pillow (ovvero l'estrema sinistra dello schieramento). Al suo posto venne lasciato solo un reggimento di 450 uomini. Alle 6:00 di mattina l'attacco fu lanciato. Gli uomini di Bushrod Johnson furono i primi a colpire la destra federale situata sulla Wynn's Ferry Road, alla loro sinistra il colonnello Nathan B. Forrest con la sua cavalleria proteggeva il fianco. Dopo tre ore di strenuo combattimento tutta la divisione Pillow era ormai entrata in contatto con l'ala destra federale, Forrest attaccò il nemico sul fianco e alle spalle. I federali di McClernand cedettero e si ritirarono lasciando solo una batteria a difesa della Wynn's Ferry Road. Forrest prontamente caricò e spazzò via gli artiglieri, la strada per Nashville era aperta. La divisione di McClernand intanto tentava di riorganizzarsi alle spalle di Wallace, del quale alcune unità insieme ad una brigata inviata da Smith attraversarono l'Indian Creek per fermare i confederati. Poco dopo però il generale Pillow ordinò a Buckner, che stava attaccando il centro, di ritirarsi e tornare ai trinceramenti sulla destra della linea sudista. Un sorpreso Buckner rifiutò di obbedire all'ordine, infatti era Floyd al comando della guarnigione, e si recò dal superiore per esortarlo a continuare la ritirata verso Nashville. Floyd, titubante come sempre, preferì consultarsi con Pillow il quale lo convinse  che rinforzi federali stavano affluendo sul campo e che gli uomini della sua divisione e quella di Buckner non erano in grado di continuare lo scontro. Senza accertarsi delle condizioni delle truppe, Floyd ordinò l'esecuzione dell'ordine di Pillow e Buckner, riluttante, dovette tornare nelle sue trincee. Questi istanti di inattività dei confederati permisero ai nordisti di riprendersi e trarre vantaggio dalla situazione.
Era questa la brutta notizia che il generale Grant, tornato dalla St. Louis, aveva ricevuto dal capitano William Hillyer, l'esercito era sotto un forte attacco. Per fortuna i tre comandanti di divisione avevano agito di propria iniziativa e anche abilmente, limitando i possibili danni. Giunto sul posto Grant riorganizzò le truppe e poco prima che la divisione Buckner iniziasse a tornare sulla destra dello schieramento confederato ordinò al generale C.F. Smith di avanzare. Grant aveva intuito che se i confederati avevano lanciato un vigoroso attacco sul fianco dovevano aver indebolito la linea; era così e Smith travolse il solitario reggimento lasciato a difesa della destra confederata. I nordisti stavano penetrando nelle difese di Fort Donelson quando giunse la divisione Buckner che dopo un selvaggio combattimento fermò l'avanzata di Smith. Buckner posizionò poi la sua artiglieria sulle alture circostanti colpendo duramente il nemico che però a sua volta con i suoi cannoni tenne in scacco la destra confederata. La linea di fortificazioni era però ormai compromessa. Dall'altro lato dello schieramento i generali Lew Wallace e McClernand nel frattempo riconquistavano parte del terreno perso.

Ma cosa era successo? Floyd aveva sbagliato ad ascoltare Pillow, una volta iniziata la manovra sarebbe dovuta continuare. Infatti l'estrema destra confederata era stata praticamente abbandonata e se Buckner non fosse arrivato in tempo la giornata si sarebbe potuta trasformare in un disastro. Ma cosa aveva portato Pillow a ordinare la sospensione dell'attacco e della successiva ritirata su Nashville? Pillow sostenne che le truppe di Buckner, già prima di prendere la Wynn's Ferry Road, erano molto demoralizzate poichè il loro primo tentativo di prendere la strada era fallito. Tuttavia in quel momento solo due reggimenti erano effettivamente entrati in azione. Anche la divisione Pillow non era in cattive condizioni, infatti Bushrod Johnson che comandò il principale attacco non segnalò perdite particolarmente alte. Probabilmente Pillow mancava della determinazione, del coraggio e delle capacità per portare a termine il suo compito e diede troppo importanza all'iniziale successo, ovvero il ripiegamento del fianco destro federale. Quasi subito infatti fece inviare un telegramma ad A.S. Johnston nel quale proclamava la vittoria confederata. Inoltre il generale Floyd fu probabilmente poco chiaro nel spiegare gli obbiettivi della sortita. Floyd e Buckner in seguito sosterranno che l'attacco fu fatto per aprire la strada verso Nashville e ritirarsi in direzione della capitale, il maggiore Jeremy Gilmer sostenne che l'ordine era di aprire la strada e poi ritirarsi o continuare il combattimento, i colonnelli John C. Brown e William Palmer (comandanti di reggimento non presenti all'incontro del 14 febbraio) sostennero di aver ricevuto l'ordine di preparare razioni per tre giorni e portare via le coperte. Altri come Pillow, il colonnello Heiman e Forrest  invece sostennero che l'obbiettivo era solo aprire la via verso Nashville e che non venne fatto nessun preparativo per una ritirata. Di fatti Floyd non ordinò all'artiglieria di prepararsi a ritirare e le batterie del forte non vennero toccate.

"Vittoria o morte"
La notte del 15 febbraio i generali Floyd, Pillow e Buckner si incontrarono nella cittadina di Dover (all'interno delle fortificazioni) per discutere sul da farsi. Nonostante fossero convinti che ci fossero 50.000 nordisti attorno a Fort Donelson, la prima proposta fu quella di ritentare una sortita ma alcuni rapporti indicavano che la Wynn's Ferry Road era stata ripresa dei federali e che l'unica via di fuga, una strada che correva parallela al fiume Cumberland, era impraticabile poiché l'attraversamento sul Lick Creek si trovava sotto un metro d'acqua. La notizia che la Wynn's Ferry Road era stata ripresa dai nordisti fece crollare il generale Buckner che propose una resa immediata, sostenendo anche che i suoi uomini erano esausti. Forrest fu chiamato in causa per sentire la sua opinione ma protestò fortemente quando si parlò di resa. Egli sostenne che la Wynn's Ferry Road era ancora aperta e i suoi ricognitori testimoniavano che lungo la strada non vi era traccia del nemico. Forrest non venne ascoltato, i tre generali erano troppo demoralizzati e confusi e decisero di arrendere il forte.
Il generale Floyd però decise che era meglio per lui fuggire; prima del conflitto era stato segretario della guerra degli Stati Uniti e aveva illegalmente trasferito a sud degli armamenti federali. Così fece requisire l'unico piroscafo disponibile da una delle sue brigate con le quali era giunto dalla Virginia. Di questi cinque reggimenti uno era del Mississippi e quattro della Virginia, il suo stato nativo. I Virginiani vennero evacuati dal forte ma per il reggimento del Mississippi non c'era più tempo e fu abbandonato al suo destino. L'11 marzo del 1862 Floyd sarà sollevato dal comando dal presidente Jefferson Davis.
Il secondo in comando, il generale Pillow, poco prima di partire per Fort Donelson proclamò il suo motto per la campagna: "Vittoria o morte". Scelse però l'alternativa della fuga. Insieme al maggiore Gilmer salì su una scialuppa e fuggì lasciando il comando a Buckner. Successivamente sarà anche lui sollevato dal comando.
Il generale Forrest invece durante la riunione, quando ormai la decisione della resa venne presa disse: "Non sono venuto qui con l'intenzione di arrendere il mio comando, e non lo farò se gli uomini mi seguiranno". Si rivolse poi a Pillow e chiese "cosa devo fare?". Il generale gli rispose "Apritevi la strada". Forrest e la sua cavalleria rifiutarono di arrendersi e se ne andarono dal forte, alcuni cercando di portare in sella con loro qualche fante.
Buckner, diventato comandante del forte, completamente pessimista ed esausto non prese più in considerazione nessuna possibilità di salvare almeno un parte della guarnigione, e con grande delusione delle truppe, la mattina del 16 febbraio mandò una nota a Grant. Con l'insistenza del generale C.F. Smith, Grant dichiarò che l'unica resa possibile per Buckner era la resa incondizionata. Circa 2.000 confederati erano morti o feriti e tra i 12.000 e i 15.000 quelli catturati. Grant aveva perso 500 uomini morti, 2.108 feriti e 224 catturati e portati via da Floyd. Il morale della Confederazione subì un duro colpo così come anche la reputazione di Albert S. Johnston. Tutto il sud rimase sbalordito dalla notizia della resa, una resa inaspettata dato che nei giorni precedenti erano giunte notizie che annunciavano la vittoria confederata. Poco dopo una delegazione dal Tennessee si recò a Richmond per chiedere la sostituzione del generale Albert S. Johnston. Il generale venne mantenuto al comando, Nashville venne abbandonata e nei mesi seguenti le sue forze si ritireranno dal Tennessee.