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•Il governo e la finanza federale
Testo di Matteo Bellotto
Pubblicato il 11/07/2010
Capitolo IV, riveduto e corretto della Tesi di Laurea in Economia e
Commercio – ambito Scienza delle Finanze dal titolo “Federalismo
fiscale ed evoluzione dei rapporti finanziari tra i vari livelli di
governo negli Stati Uniti d’America”.
Il nuovo governo federale guidato da
Abraham Lincoln entrò in carica solo il 4 marzo del 1861 (data
prevista dalla Costituzione dell’epoca) quando ormai era impossibile
scongiurare la secessione o comunque tenere unita la Federazione con
mezzi pacifici. Il governo precedente, guidato dal democratico
Buchanan, era filo sudista1 e
per giunta uscente, per cui era logico che non avesse intrapreso
nessuna trattativa riconciliatrice. Lincoln, pertanto, si trovò
subito a dover fronteggiare la crisi e la guerra, ma in modo
abbastanza approssimativo, dato il fatto che sia in ambienti
militari sia civili, si pensava che il conflitto sarebbe durato al
più alcuni mesi, confidando nel fatto che il potenziale di uomini e
di mezzi (tra cui la poderosa industria) del settentrione avrebbe
avuto pochi problemi a sbaragliare stati poco popolosi e soprattutto
agricoli. Fu questa supposizione che fece compiere errori in campo
finanziario e militare all’Unione.2
Come si era sempre agito, per finanziare lo sforzo bellico l’Unione
ricorse all’indebitamento e all’emissione di titoli di credito
federali, sia come biglietti di stato, sia come titoli producenti
interessi, ma usati come moneta corrente. Nei primi tre mesi di
guerra l’Unione spese circa 23 milioni di dollari e ne incamerò solo
5,83. Questo significava che
per far fronte a nuove spese, non era possibile ricorrere solo
all’indebitamento. Di ciò si rese conto anche il Segretario del
Tesoro S.P. Chase che, pur non propriamente conscio della realtà
della situazione, propose al Congresso, nel luglio del “61 un
indebitamento di 250 milioni di dollari di cui 50 di emissione di
biglietti di stato. Subito dopo, nell’agosto fece approvare una
legge “omnibus” sulla tassazione, in cui si prevedeva che sarebbero
stati raccolti 20 milioni di dollari con l’imposizione diretta da
ripartire tra gli stati in base alla proprietà immobiliare. Cosa
innovativa nel panorama fiscale statunitense fu la creazione di una
tassa sul reddito, la “income tax” al tasso del 3% su tutte le
entrate del “61 eccedenti 800 $ (la tassa sarebbe entrata in vigore
nel “62) con la relativa novità della dichiarazione dei redditi da
presentare alle apposite strutture governative che ne avrebbero
assicurato la privacy. La questione delle imposte dirette sul
reddito, non riscosse molto favore, pur nella consapevolezza che
fossero state introdotte per l’emergenza bellica. Si tentò in molti
modi di ostacolarne l’effettiva esazione. Allo scopo di rendere
efficiente il servizio di riscossione e pagamento la federazione (o
meglio gli stati rimasti fedeli) fu suddivisa in appositi distretti,
furono incrementati funzionari ed agenti e, a capo
dell’organizzazione fu posto un Commissario che potremmo definire
“speciale”.4
Alle misure fiscali sopraccitate, si deve aggiungere la
reintroduzione di accise ed imposte sui prodotti più disparati,
come: dividendi e depositi bancari; liquori; tabacco; dirittti
d’asta; zucchero; tavoli da biliardo. Fu anche reintrodotto l’uso
delle marche da bollo, che nel tempo riguardò moltissimi prodotti:
oltre a documenti legali e titoli del debito pubblico, anche
telegrammi, ricette mediche, beni di consumo come cosmetici, carte
da gioco e fiammiferi. Si ampliò lo strumento delle licenze, che
coinvolsero molti tipi di lavoro o servizi. A questo va aggiunto la
introduzione del “gross receipts business taxes”, una tassa sui
consumi riguardante servizi, come per esempio ferrovie, trasporti in
generale e la vasta gamma di spettacoli di intrattenimento. Simile
alla precedente era la tassa sui prodotti di manifattura ( quindi
industriali ) che venivano colpiti con una imposta sulle vendite con
aliquote varianti tra il 3 ed il 6% a seconda del prodotto.
Una misura fiscale nuova a livello federale fu la tassa di
successione, introdotta nel 1863, e coinvolgente tutto l’asse
ereditario che superasse la somma di 1.000 $, con aliquote variabili
dal 0,75 al 5% secondo il grado di parentela, esentando il coniuge
superstite.
La tassa sul reddito (income tax) subì delle evoluzioni durante il
periodo bellico anche a causa della forte evasione fiscale che si
sviluppo soprattutto a seguito dell’inasprimento di alcune accise.
Dopo la prima imposizione si passò ad una imposta leggermente
progressiva che colpiva le entrate da 600 $ a 10.000 $ con
un’aliquota del 3% e oltre i 10.000 $ al 5% ; nel periodo successivo
il “63 si passò a renderla più progressiva con un’aliquota del 5%
sui redditi tra i 600 $ ed i 5.000 $, l’aliquota del 7,5% tra i
5.000 ed i 10.000 $ ed infine del 10% oltre i 10.000 $ . Nel “63 e
“64 si tentò un coordinamento con la finanza locale (già pensato nel
“62), nel senso di prevedere la deduzione dei tributi pagati in
altri livelli di governo rispetto a quello interessato all’esazione;
a queste si associarono anche deduzioni per l’abitazione e perdite
su affari.5 La tassazione sulle
entrate fu comunque largamente evasa, sia per l’impreparazione degli
agenti del Tesoro, sia per la resistenza dei cittadini a questa
forma di imposizione; le somme che comunque furono riscosse
provenivano in buona misura da trattenute alla fonte, soprattutto su
impiegati federali, proprietari di capitale azionario ed alcune
categorie di lavoratori.6 A ciò
si aggiunga il fatto che soprattutto nei territori filo-sudisti o
confederali occupati, la esazione dei tributi era molto difficile.
Si pensi anche al fatto che alcuni reparti dell’esercito sia
unionista che confederato, procedevano a requisizioni e confische a
scopi bellici, e solo in alcuni casi tali atti venivano
indennizzati.7
La seguente tabella8, mostra le
entrate e le spese federali negli anni del conflitto, ed è
interessante notare, facendo un confronto con i bilanci degli anni
precedenti, come solo nel primo anno di guerra la spesa sia
aumentata di sette volte, mentre nell’ultimo anno questa sia venti
volte maggiore (e questo considerando solo una parte della
federazione antebellica). Vale a dire che una guerra simile non era
mai stata combattuta, ma soprattutto non con quei mezzi coinvolti
nel periodo.
Si noti anche come l’importanza dei dazi sulle importazioni sia via
via diminuita dal 95 al 25%, facendo spazio a nuove fonti di
finanziamento, come l’imposta sul reddito, o sulle vendite;
naturalmente questo contribuiva a mettere in difficoltà la finanza
locale che derivava le proprie entrate da alcuni mezzi impositivi
che ora erano appannaggio federale o almeno in compartecipazione.
Ricordo che gli stati erano coinvolti nelle operazioni militari, non
solo quelli che fisicamente erano interessati alle operazioni, ma
anche perchè dovevano fornire reparti militari (la milizia statale)
i costi dei quali erano sopportati in gran parte dagli stati di
origine.9
FONTE : Studenski e Krooss, op.cit.
_____________________________________
1 Vedi Raimondo Luraghi “Storia
della Guerra Civile Americana” .
2 Vedi Studenski e Krooss “Financial history of the United States”
1952.
3 Bisogna considerare che il bilancio di previsione qui considerato
partiva dal 1 luglio del 1860, e quindi si riferiva ad una
amministrazione in tempo di pace; a ciò si aggiunga che era stato
approvato da un governo di diversa impostazione politica.
4 Vedi Studenski e Krooss, op.cit.
5 Sul punto vedi Studenski e Krooss, op.cit.
6 Studenski e Krooss, notano anche come l’alta evasione fiscale
fosse originata dalla pesante pressione fiscale e dalla complicità
degli agenti federali con i produttori di alcuni beni come liquori o
tabacco.
7 Vedi R.Luraghi op.cit.
8 I dati sono tratti da Studenski e Krooss, mentre la elaborazione è
mia.
9 Vedi R. Luraghi op.cit.
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