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•La crisi del modello e la preparazione della guerra
Testo di Matteo Bellotto
Pubblicato il 11/07/2010
Capitolo IV, riveduto e corretto della Tesi di Laurea in Economia e
Commercio – ambito Scienza delle Finanze dal titolo “Federalismo
fiscale ed evoluzione dei rapporti finanziari tra i vari livelli di
governo negli Stati Uniti d’America”.
Verso gli anni cinquanta del secolo,
le economie del paese erano divenute molto differenti, delineando
ancor di più le differenze sezionali interne. Come detto in
precedenza al Nord si era sviluppata l’industria (nel 1860 possedeva
il 90% della capacità industriale), il Sud aveva maturato un sistema
agrario di tipo estensivo e schiavista, l’ovest infine, compresi i
nuovi stati come la California, il Kansas, il Wisconsin ed il
Minnesota , aveva un sistema economico basato sull’allevamento e
sulla piccola proprietà agricola dedita alla coltivazione di
cereali. Le differenze economiche negli anni si erano trasformate in
differenti visioni politiche, con un Settentrione, in continua
evoluzione sociale e che favorevole ad una politica efficientista
legata all’industria, riconosceva alla Federazione un ruolo
importante soprattutto perchè poteva difendere gli ingenti interessi
in gioco. In primo luogo un compito chiave nella protezione dei
prodotti nazionali, e nello sviluppo infrastrutturale del Paese.
Dall’altra parte un Meridione socialmente statico (anche se questo
termine non deve essere inteso in senso negativo), che al contrario
aveva sviluppato un pensiero politico che poneva al centro della
vita pubblica lo Stato e vedeva con diffidenza il Governo Federale,
reo di voler strappare prerogative alle periferie e di proteggere
l’economia del Nord ai danni del suo progresso civile ed economico.
Giova ricordare che il Sud quasi totalmente agricolo, esportava
all’estero grossa parte della propria produzione, e sempre
dall’estero importava beni d’uso comune, oltre che di lusso. Una
politica protezionistica, con forti dazi sulle importazioni, veniva
pertanto considerata nociva, non solo alla propria economia ma anche
lesiva del proprio stile di vita. L’Ovest, fatto da una popolazione
di recente immigrazione dalle due sezioni del paese e anche
dall’estero, si poneva su un piano intermedio, riconoscendo al
governo centrale il compito di agevolare gli scambi commerciali e
gli sbocchi sui mercati “atlantici” della produzione agricola e
delle materie prime. Questo da attuarsi principalmente con
l’edificazione di vie di comunicazione.67
Raimondo Luraghi nell’opera “Storia della Guerra Civile
Americana”, notava come “ … sulla soglia degli anni cinquanta
(del XIX sec.), tali diversità si erano così accentuate da dar
l’impressione che le due sezioni non fossero assolutamente più in
grado di capirsi in alcun modo”.
Negli USA la colonizzazione delle terre dell’ovest aveva scatenato
un’ulteriore conflitto, riguardante il nuovo assetto di quei
territori. La maggioranza degli immigrati giungeva dal Nord e
portava con se il desiderio di poter avere gratuitamente dalla
Federazione terre da coltivare (movimento dei “freesoiler”). Queste
aspirazioni trovarono dei sostenitori nel Partito Whig del
settentrione che vedeva nei nuovi stati un mercato vergine per le
produzioni industriali e per il reperimento delle materie prime di
cui si pensava, non a torto, quelle terre fossero ricche. Nel Sud
tale immigrazione e la prospettiva del sorgere di nuovi stati
fondati da una maggioranza di cittadini provenienti dal Nord e dal
medio ovest, con una economia diversa da quella agricola estensiva,
rappresentava una minaccia al fragile equilibrio che si era creato
al Congresso. Se la Camera era in mano alla classe politica del
Nord, il Senato vedeva la leggera predominanza dei rappresentanti
degli stati meridionali. L’elite sudista aveva sempre guidato il
Partito Democratico e la presidenza era stata, salvo qualche caso
isolato, prerogativa di questa classe politica. Negli anni il
controllo del partito che risaliva a Jefferson68,
aveva garantito al Sud la possibilità di incidere nella politica
federale; ma negli anni 1850-60 la superiorità al Senato poteva
venire meno69 ed il partito
rischiava di cadere nelle mani dei frontiermen dell’ovest. Il
rischio sarebbe stato lo stravolgimento del sistema economico e
sociale e della visione del ruolo della Federazione che poteva
attentare ai “diritti degli Stati”.
In questo decennio la classe politica del Sud commise il grave
errore di portare lo scontro politico anche sul campo morale, cioè
sulla questione della schiavitù. Per difendere i propri interessi
locali si doveva difendere tutto, compresa questa istituzione, che
ereditata dal passato costituiva un freno allo sviluppo, perchè era
antieconomica; costituiva una forza lavoro meno produttiva rispetto
al lavoratore libero, e soprattutto teneva immobilizzato circa il
90% del capitale disponibile dell’epoca !70
Nella “corsa all’ovest” nessuna visione economica doveva prevalere,
dato che, insistevano i sudisti, i territori federali erano demanio
federale, vale a dire che erano proprietà di tutti gli stati. La
questione fu risolta con un compromesso nel 1850, ancora ad opera
del senatore Clay, in cui si ribadiva il concetto che, oltre altre
questioni, l’assetto dei territori sarebbe stato deciso dalla
popolazione locale una volta che fossero sorti gli stati.
Nello sviluppo dell’ovest, giocavano molto anche le infrastrutture,
soprattutto i collegamenti ferroviari, e nel 1852 questo costituì
l’ennesimo terreno di scontro tra i due poli sezionali, con il
midwest che manteneva una posizione di compromesso. Si discusse
infatti se la ferrovia transcontinentale dovesse partire da Chicago,
per arrivare a San Francisco in California, passando per il Grande
Lago Salato, come desiderava il Nord; oppure se come sosteneva il
Meridione la linea dovesse partire da Memphis nel Tennessee e
passando per l’Arkansas, il Texas ed i territori dell’Arizona,
dovesse arrivare a San Diego in California. I Frontiersmen
proponevano la terza soluzione , cioé una linea che partendo da
Chicago, passasse per il Missouri e l’Arizona arrivasse a San
Francisco.71
Il 1860 fu l’anno della svolta, il Partito Democratico, che
rappresentava ormai il movimento politico di raccolta di Meridionali
e abitanti del Medio-ovest, arrivato alla scelta del candidato alla
presidenza per lo stesso anno, non si accordò su una soluzione
unitaria e si spaccò tra Sud ed Ovest. Quest’ultimo indicò alla
carica presidenziale il senatore Stephen Douglas dell’Illinois, con
un programma confuso in cui pur non facendo nessun riferimento allo
sviluppo futuro dell’Unione si schierava comunque a favore di un
“free homestead act” che concedesse gratuitamente degli appezzamenti
di terra demaniale ai coloni che si fossero stabiliti in zone non
abitate. Sulla schiavitù il programma prevedeva che arbitra della
situazione sarebbe stata la Corte Suprema Federale. Gli Stati
sudisti nominarono a Charleston (S.C.) il loro candidato nella
persona di John Breckinridge del Kentuky. Il cui programma era
fortemente orientato a difendere i “diritti degli Stati” contro il
Governo Federale e soprattutto contro gli interessi industriali del
Nord. Per quanto riguardava l’espansione ad ovest, questa doveva
essere libera da vincoli, ma lo sviluppo economico ed i diritti di
proprietà dei coloni non dovevano essere determinati da leggi del
Congresso (da leggere rispettivamente come economia agricola e
schiavitù).72
Il Settentrione aveva trovato anch’esso il suo partito in uno
schieramento politico sorto nel 1855 che raccoglieva whigs,
movimenti populisti e speculatori. Il Partito Repubblicano già alle
precedenti elezioni aveva catalizzato i voti degli stati del Nord, e
nel 1860 si presentava con un candidato dell’Illinois: Abraham
Lincoln. Il programma elettorale che conteneva le richieste di
svariate posizioni a volte in conflitto, prevedeva il diritto di
autodeterminazione degli stati in materia economica e sociale, ma
non ammetteva l’estensione della schiavitù a nuovi membri
dell’Unione. Per l’ovest si sarebbe poi legalizzata la situazione di
quei coloni che si erano installati in terre demaniali, occupandole
di fatto. Ciò che traspariva dalla lettura complessiva era comunque
una particolare attenzione alle esigenze degli industriali del Nord
che sostenevano il partito e che in alcuni casi ne erano i leader
locali.
Le elezioni del novembre dello stesso anno segnarono la definitiva
spaccatura tra Settentrione e Meridione. Come scrissero S.E. Morison
e H.S. Commager73 “era ormai
sicuro che il Sud Carolina si sarebbe staccato dall’Unione qualora
Lincoln fosse stato eletto. Dalla morte di Calhoun, e forse anche
prima, gli esponenti di quello Stato avevano aspettato l’occasione
propizia a riunire il Sud in una nuova confederazione.” Lincoln
venne eletto alla presidenza raccogliendo i voti di tutto il Nord
(vale a dire Maine, New Hampshire,Vermont, Massachusetts,
Connecticut, Rhode Island, New York, Pennsylvania, Ohio, Indiana,
Illinois, Michigan, Wisconsin, Iowa, Minnesota, parte del New
Jersey) più California ed Oregon, totalizzando 180 voti elettorali,
la maggioranza assoluta. Douglas conquistò 12 voti elettorali ,
quelli del Missouri e di parte del New Jersey. Breckinridge
totalizzò 72 grandi elettori, soprattutto nella cotton belt (vale a
dire Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama, Georgia, Florida, South
Carolina, North Carolina) più i border states (Arkansas, Maryland e
Delaware). Il quarto concorrente, rappresentante del partito
Unionista Costituzionale, di posizioni moderate, John Bell del
Tennessee raccolse 39 voti degli stati di Virginia, Tennessee e
Kentuky. Lincoln era legittimamente il nuovo presidente ma non lo
era moralmente, perchè aveva raccolto solo 1.866.452 di suffragi
popolari a fronte dei 2.815.617 degli avversari ( 1.376.957 di
Douglas, 849.781 di Breckinridge, 588.879 di Bell). La legge
elettorale presidenziale aveva premiato Lincoln con un 40% scarso
dei suffragi ma con circa il 60 % dei voti dei grandi elettori. La
cosa che era ancora più sorprendente era il fatto che la sua
elezione risultava “sezionale”, aveva ottenuto solo ventimila
preferenze in tutto il Meridione e perlopiù localizzati nei border
states, mentre Breckinridge (dichiaratamente sudista) ne aveva
guadagnato 278.000 anche nel Settentrione. Il diretto concorrente,
Douglas aveva visto le sue preferenze sparse in tutti gli stati e
questo lo penalizzò moltissimo.74
L’elezione di Lincoln e la maggioranza repubblicana sia alla Camera
che al Senato, scatenò nel Meridione il terrore che fosse iniziata
la fine del proprio stile di vita, inteso naturalmente in senso
ampio. Il momento di decisioni estreme che nel tempo si erano
prospettate, ma non si era mai voluto attuare, era giunto. Ad aprire
la strada fu il più “estremista” degli stati, la Carolina del Sud.
Già il 7 novembre, quando i risultati delle elezioni erano ormai
chiari, l’amministrazione statale convocò i comizi per una
Convenzione che decidesse sul da farsi. Il 17 dicembre 1860 la
Convenzione si riunì nella capitale Columbia, ed il 20 nella città
di Charleston, approvò all’unanimità un’ordinanza dichiarante che
“la Carolina Meridionale considerava rescissi i suoi legami con gli
altri Stati e si proclamava Repubblica indipendente”. 75
Gli Stati del Deep South seguirono l’esempio e dichiararono la
secessione (il 9 gennaio il Mississippi, il 10 la Florida, l’11
l’Alabama, il 19 la Georgia, il 26 la Louisiana, il I di febbraio il
Texas) . Il 4 febbraio, nella capitale dell’Alabama, Montgomery, si
riunirono i rappresentanti dei sette Stati citati e proclamarono la
nascita di una nuova entità politica denominata Stati Confederati
d’America (Confederate States of America). Il 7 del mese fu votata
la costituzione redatta in tempi record ed il 9 venne eletto
presidente provvisorio Jefferson F. Davis, senatore del Missisipi ed
alla vicepresidenza Alexander Stephens della Georgia. La Carolina
del Sud nel frattempo aveva richiesto che tutte le truppe federali
presenti nel proprio territorio lasciassero i forti e gli arsenali e
tornassero nel territorio dell’ Unione . Nel frattempo, il 4 marzo
Lincoln entrò formalmente in carica. Tutte le truppe regolari
lasciarono lo Stato ma solo la guarnigione di un forte nella rada di
Charleston non lo fece, ed il 12 Aprile dopo aver richiesto
inutilmente la resa dell’installazione, l’esercito confederato aprì
il fuoco sulla guarnigione dando inizio alla Guerra Civile. Il
giorno seguente Fort Sumter capitolò e il Presidente Lincoln
richiese ai governatori degli stati rimasti nella Federazione
l’invio di uomini e mezzi per sedare “l’insurrezione”. Questa
decisione peggiorò la situazione ed il 17 del mese anche la Virginia
dichiarò la secessione dall’Unione e l’adesione alla Confederazione,
il 6 maggio lo fece l’Arkansas, il 7 il Tennessee ed il 20 la
Carolina Settentrionale. Il 29 la capitale confederale fu portata a
Richmond, già capitale della Virginia . Negli stati di confine si
scatenò una guerra nella guerra. Stati come il Kentuky ed il
Missouri che si dichiararono neutrali, isolandosi di fatto
dall’Unione, mentre altri come il Maryland ed il Delaware furono
occupati militarmente da truppe fedeli all’Unione.76
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67 Su questo punto vedi Luraghi
op.cit. e Morison e Commager.
68 Thomas Jefferson (virginiano) consolidò attorno a sè la forza
politica dell’elite agraria del paese (in maggioranza sudista) dando
vita al Partito Democratico-Repubblicano, in seguito definito
semplicemente Democratico.
69 La Costituzione federale prevede che ogni Stato abbia il diritto
di avere due Senatori ed almeno un Rappresentante a Washington. La
redistribuzione dei seggi alla Camera avviene ogni 10 anni, tenendo
conto della popolazione residente nei vari Stati. Nel periodo in
questione, vi era la possibilità che alcuni territori federali
dell’ovest, raggiunta una certa popolazione, si costituissero in
stato ratificando la Costituzione, e quindi modificare la
rappresentanza di Camera e Senato.
70 Vedi R. Luraghi op.cit.
71 Vedi Luraghi op.cit. La soluzione fu trovata dopo la Guerra
Civile, con la costruzione, terminata nel 1869, della Central
Pacific-Union Pacific RR. La linea partiva dall’Iowa, attraversava
Nebraska, Wyoming, Utah, Nevada ed arrivava a San Francisco.
72 Vedi Luraghi e Morison e Commager.
73 Opera citata.
74 Vedi Luraghi e dati U.S Census Bureau oltre che Morison e
Commager. Per la legge elettorale presidenziale , vedi G.Negri
op.cit. ; Reposo-Krasner “Il sistema di governo degli Stati Uniti”.
75 Vedi R. Luraghi, op.cit. pag. 176.
76 Vedi Luraghi, op.cit.
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