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•Gli enti locali
Testo di Matteo Bellotto

Pubblicato il 11/07/2010

Capitolo IV, riveduto e corretto della Tesi di Laurea in Economia e Commercio – ambito Scienza delle Finanze dal titolo “Federalismo fiscale ed evoluzione dei rapporti finanziari tra i vari livelli di governo negli Stati Uniti d’America”.

Gli enti locali, cioé le contee e le città dovevano assolvere a compiti che potremmo definire “di base”, ovvero che coinvolgevano la comunità in modo elementare e quotidiano. Le competenze variavano tra stato e stato ma se ne possono indicare alcune comuni61. Alle contee spettava di amministrare la giustizia, tutelare l’ordine pubblico, curare le infrastrutture locali e riscuotere i tributi statali. Il sistema impositivo prevedeva infatti che fosse questo livello di governo, più vicino ai cittadini, e dotato di una certa autorità ad occuparsi delle entrate. Lo stato, anche quando si trattava di imposte dirette federali (che dovevano essere divise proporzionalmente agli stati) ricorreva alle contee come unità amministrativa responsabile dell’esazione. Si prevedeva infatti che la somma di spettanza dello stato oppure le somme che lo stato pensava di percepire annualmente, venissero divise tra le contee tenendo presente la popolazione ed i valori approssimativi delle proprietà62.
Le città in un primo periodo, che potremo delimitare tra il 1789 ed il 1810 svolgevano compiti semplici, come la cura dell’amministrazione generale, la gestione della rete idrica e di quella fognaria, servizi sociali di base, l’istruzione elementare; le città più popolose gestivano in proprio anche un servizio di polizia. Nel 1798 la città di New York con 60.000 abitanti aveva un bilancio di 128.000 $ (2,13$ pro capite) di cui tra edilizia, ordine pubblico ed amministrazione spendeva circa 113.000 $ . La città di Providence (R.I) con 7.600 abitanti nel 1800 aveva un bilancio di 15.500 $ (2,03$ pro capite) di cui solo 2.700 $ impegnati per strade e fognature e 2.800 $ per servizi sociali .63
Il principale sistema di finanziamento degli enti locali era costituito da tasse sulla proprietà, in particolare immobile, su licenze di interesse locale e diritti fissi su prestazioni pubbliche (detti “fees”). In alcuni stati si tentava un coordinamento tra la tassazione locale e quella di livello superiore, ed i poteri legislativi statali, fissavano i limiti massimi delle aliquote dei tributi o imponevano criteri costituzionali per la determinazione degli imponibili. In alcuni casi si ricorreva a piccoli trasferimenti di denaro in favore delle contee e ci si riservava il diritto di approvarne i bilanci.
La crescita della popolazione statunitense, determinò un costante aumento di quella urbana, soprattutto al Nord64. Con l’aumento della popolazione si determinò uno sviluppo di domanda di servizi pubblici, ed ai più tradizionali e fondamentali, si aggiunsero l’allargamento dei lavori pubblici, come l’opera di pavimentazione stradale ed illuminazione pubblica; alla fornitura di servizi si aggiunse un costante servizio di polizia, di vigili del fuoco, un servizio sanitario ed ospedaliero “pubblico”. La pubblica istruzione poteva essere dipendente dal governo cittadino ovvero dipendere da un ente speciale come il distretto scolastico, coinvolgente anche più comunità, e con una capacità fiscale autonoma per finanziare i servizi offerti. All’epoca della edificazione delle grandi infrastrutture (anni “30) poteva accadere che città di una certa importanza fossero coinvolte in opere di canalizzazione o nella costruzione di ferrovie per alcuni tratti di interesse locale. Soprattutto per finanziare questi interventi si ricorse all’indebitamento.65
La grandezza delle città e la collocazione geografica giocarono un ruolo importante nella determinazione delle entrate e delle spese.
Le città66 più popolose avevano una maggiore capacità di spesa per abitante, ma anche una maggiore imposizione tributaria. Negli anni 1860 la situazione cambiò, mostrando come le città più attive siano quelle di classe intermedia cioè tra i 50.000 ed i 300.000 abitanti.
Una considerazione simile può essere fatta prendendo le entrate e le spese pro-capite delle città, per divisione geografica. Come detto in precedenza nel Sud si assistette ad un incremento della spesa negli anni “60, e questo comprende logicamente anche il periodo di ricostruzione post-bellica. Pur non avendo la disponibilità dei dati di spesa per l’ovest si può affermare, che tra il 1850 ed il 1860 si ha un periodo di sviluppo di politiche urbane, compresi servizi infrastrutturali.
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61 Sull’ argomento vedi Studenski e Krooss, pag. 59 e ss, e pag. 133 e ss.
62 Vedi J.J.Wallis opere citate.
63 Dati tratti da Studenski e Kroos e mia eleborazione.
64Nel 1800 solo 6 città superavano i 10.000 residenti, nel 1860 queste erano salite a 93, con
agglomerati molto popolosi, prima la città di New York con 800.000 abitanti.
65 Dati tratti da Studenski e Kroos, pag. 133 e ss; e U.S Census Bureau.
66 Le informazioni sono tratte da J.B. Legler – R. Sylla – J.J.Wallis “U.S City finances and the Growth
of government, 1850-1902” in Journal of Economic History vol. XLVIII n. 2.